Ti sei mai domandato che valore hai? Forse no, in genere lo hanno sempre definito gli altri al posto tuo o forse, consapevolmente, sei stato proprio tu a pensare che il tuo valore possano stabilirlo più oggettivamente gli altri piuttosto che te.
Ma cosa si intende per valore? E’ un riferimento rispetto a ciò che è considerato buono, positivo, importante, bello, desiderabile e costruttivo… Tale costrutto è uno dei fattori che genera comportamenti e influenza le scelte fatte dall’individuo. Quindi per farla breve: “Se penso di essere in un modo mi comporterò come se io fossi in quel modo”.
Una sorta di profezia che si auto avvera. Ed è proprio questo meccanismo che, a volte, diventando disfunzionale, conduce molte persone a richiedere il mio supporto nel mio studio di Monterotondo oppure online.
Infatti, spesso, tali convinzioni risultano purtroppo fondamentali nella creazione e nel mantenimento di alcune problematiche ed aumentano, di volta in volta, un senso di sfiducia nei propri confronti.
Tutta una questione di relativismo…
Anche quando osserviamo le cose da un punto di vista lineare, utilizzando un criterio oggettivo, aritmetico, non possiamo sottrarci dai limiti del relativismo. Una persona che guadagna 10.000 euro al mese può risultare ricca se paragonata ad una che ne guadagna 1.000, e povera, se al contrario, la contrapponiamo ad una che ne guadagna 100.000. Quindi in assoluto come dovremmo definirla in termini di valore?
Il concetto di valore entra ancora più in crisi quando poi si è chiamati a valutare secondo criteri non aritmetici. Infatti in questi casi le persone, anche se esperte nel proprio campo, esprimono pareri diversi e talvolta totalmente divergenti, evidentemente condizionati più da considerazioni personali derivanti dalla propria situazione e dalle proprie esperienze di vita.
L’esistenza di un essere umano non è mai un processo statico, bensì un divenire, ovvero un trasformarsi continuo in qualcosa di diverso da ciò che si è in quel momento. Pertanto l’aspetto più importante è il processo del suo divenire anziché il prodotto del suo essere già divenuto. Finché egli ha la più lieve potenzialità di divenire, cambiare o crescere, non si può affermare che egli sia privo di valore. Egli ha il valore di poter diventare qualsiasi cosa e questo lo rende non giudicabile in maniera definitiva e compiuta.
Gli esseri umani hanno un valore perché esistono e perché possono creativamente divenire ciò che desiderano.
La bellezza di essere imperfetti
Quindi, paradossalmente, è proprio il fatto di non essere perfetti a renderci perfezionabili e ad acquisire valore. Come dice John Ruskin: “L’imperfezione è in qualche modo essenziale per tutto ciò che sappiamo della vita. E’ il segno della vita in un corpo mortale, vale a dire, di uno stato di progresso e cambiamento”.
Quante volte ti sarà capitato di far cadere un piatto, una bicchiere o una tazza? Sono stoviglie, ne abbiamo diverse in casa. A volte però le stoviglie che si rompono avevano un significato particolare, magari erano pregni di ricordi e allora ci dispiace e cerchiamo di aggiustarlo nel miglior modo possibile o nel miglior modo che conosciamo, cioè cercando di nascondere le crepe. Eppure c’è una pratica giapponese che fa l’esatto opposto, evidenzia queste “fratture”, le impreziosisce e aggiunge valore all’oggetto rotto: è il kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente “riparare con l’oro”.
Ma perchè i giapponesi riparano con un metallo tanto prezioso un oggetto di ceramica rotto?
La risposta la possiamo trovare nella resilienza, un concetto che per i giapponesi è molto radicato, nella loro cultura infatti è importante che ogni persona sia in grado di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di crescere attraverso le proprie esperienze dolorose e queste vengono valorizzate, rese preziose.
Ogni crepa rappresenta una ferita, una cicatrice che dev’essere valorizzata per non perdere di significato, che racconta una storia, che fortifica e simboleggia l’opportunità positiva che la vita offre, senza perdere l’integrità dell’oggetto, senza che venga a mancare l’identità stessa della persona: ferita sì ma guarita e resa più forte, più bella ma sostanzialmente non diversa. Le cose rotte acquistano valore. Proprio come le persone resilienti che riescono a risorgere, a fronteggiare con coraggio e forza le avversità e spesso a raggiungere mete importanti, anche gli oggetti riparati con il metallo prezioso risorgono e acquistano valore e bellezza diventando molto più preziose di quello che erano prima.
Quando non si lavora nell’accettarsi incondizionatamente si rischia di buttarsi giù, di assumersi le colpe dei propri (umani) errori, dei propri difetti, di condannarsi ulteriormente, di odiarsi, di deprimersi e di dimenticarsi che invece una ferita può diventare perfezione.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE