Ti sentiresti ricco possedendo un bel gruzzolo di soldi del Monopoli?
Questa è la droga, un surrogato di pessima qualità, o meglio una patacca!
Alla base di ogni forma di tossicodipendenza, anzi togliamo anche il suffisso ‘tossico’ e lasciamo solo ‘dipendenza’, c’è un’importante condizione di debolezza, e questo è un dato universalmente valido. Non lo è invece la natura o l’origine di tale debolezza, assai difficile da indagare comunque proprio in relazione all’incapacità di gestire la propria volontà indotta dal costante uso di stupefacenti.
L’assumere droga è un atto volontario e consapevole dei rischi che comporta, ma in linea teorica ciò non implicherebbe necessariamente il divenirne schiavi.
E allora che cos’è che frega l’occasionale consumatore? Semplice: l’annullamento della capacità di gestire la propria volontà.
Riusciamo però a vedere con occhio obiettivo questa piaga della nostra società?
La parola “drogato” ci evoca immagini preconcette e sgradevoli: in genere un ragazzo, il “fuso” per definizione, sciatto, un po’ rimbambito, con la bocca impastata e l’occhio a pesce morto, che infastidisce e non promette altro che guai. Qualcuno ai margini della società, un disadattato, quello del:
“scusa … ce l’avresti una siga? Scusa, … chè ce l’hai du spicci pe’ fammi ‘na pagnotta?”
Questo è però solo l’immaginario collettivo; la realtà è altra cosa.
Esiste, e tutti lo sappiamo, tutto in mondo semisommerso di drogati “fighi”, vip o aspiranti tali.
Non sono certo quelli che si bucano: infezioni, sangue, lividi sul corpo, trasmissione di malattie … insomma, roba brutta, che si vede al primo colpo d’occhio.
Non sono neppure quelli della “canna libera”: troppo popolare, dozzinale. Evoca fusoni da centro sociale con i capelli da rasta e il maglioncino multicolor, che comprano la “robba bbuona” nel parchetto di periferia.
Per non parlare delle pastigliette: roba chimica, da sfigatelli da discoteca!
C’è un mondo di drogati raffinati, gente che ha successo nel lavoro e nella vita: begli abiti, feste esclusive, magnifiche donne, grandi macchine. È il popolo dei cocainomani.
Cara, molto cara e sostanzialmente pulita, questo la rende esclusiva.
La cocaina è dunque un trionfo. Sì ma di apparenza, debolezza, arroganza e stupidità. Quanto e forse più di ogni altro tipo di droga.
COS’È
È una sostanza naturale, utile di per sé come tutto ciò che la natura ci offre. Solo che l’uomo riesce a trasformare in danno tutto ciò che vi è di prezioso e utile.
COME CI SI CASCA?
Esattamente come in ogni dipendenza, ovvero con la superficialità del “fare solo una prova” e nella sua reiterazione, che si trasforma in necessità, fisica ma anche psichica.
PERCHÉ?
Potrei dirvi “mettetevi comodi e annullate tutti gli appuntamenti o altro che avete in programma”: mille più uno sono i perché. Siccome però non mi sembra il caso, vedrò di riassumerlo con questa semplice quanto autentica frase: i motivi sono più o meno i medesimi che ognuno di noi avrebbe, e che invece affronta con dignità e coraggio ogni santo giorno che vede la luce. Problemi, grane, litigi, oppure amicizia, gioie, euforia.
Non esiste mai un valido motivo per drogarsi, esattamente come ogni motivo può essere ritenuto valido per farlo.
COSA COMPORTA?
Non starò a spiegare gli effetti fisici e legati alla salute. Non è il mio ruolo e voi non siete dei babbei, per cui tutti ben li conosciamo. Anche le ripercussioni sullo stato mentale sono note e facilmente intuibili.
Basti quindi una sola parola: volontà. Ecco, ora cancellatela dal vocabolario del tossicodipendente.
COSA FARE?
Elementare! Smettere. La risposta è solo apparentemente ovvia e si lega a stretto giro di nodo al punto precedente. Se la facoltà di volere è annullata, non esiste metodo, terapia, percorso che possa risultare risolutivo.
Qual è dunque il mio ruolo, quello della psicoterapia?
Lavorare sulla volontà. Non facile ma non impossibile. Partire dalle piccole cose, riappropriarsi della capacità di scelta e giudizio, accettare le proprie debolezze in quanto tali, squisitamente umane, osservare le pregustare la bellezza di essere padroni di sé e la soddisfazione di saper risolvere. Piccoli passi che comunque conducono alla meta, da non affrontare da soli.
Sniffare coca non rende fighi ma sfigati! Ricordatelo
E ora, buon vento, … ma bello forte, che disperda nel nulla quella maledetta polvere bianca.
Federico Piccirilli
Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola