Da prendere al bisogno

due volte al giorno, subito dopo i pasti, per due settimane

Già, peccato però che io non sia un antibiotico!

Con quale frequenza si dovrebbe andare dallo psicologo?” È una domanda che spesso mi sento rivolgere, anche in situazioni del tutto informali.

La risposta, se c’è, è però celata dentro ad altre domande:

Perché andare da uno psicologo?

Chi deve andare dallo psicologo?

Quando andare dallo psicologo?

E a questo punto  pure lo psicologo – che sarei io! – entra in crisi.

Perché, chi, quanto e quando. Quattro enigmi che paiono concepiti dalla Sfinge. Cerchiamo allora di dare una parvenza di ordine logico che magari aiuta a dipanare la matassa e a mettere in ordine la sequenza:

in primo luogo metterei il “Chi”, a seguire, il “Perché”, poi il “Quando” e infine il “Quanto”. Siete d’accordo?

Allora procediamo (o almeno proviamoci …):

CHI?

Fra i quattro punti di domanda è il più ostico. Infatti  la risposta può essere “tutti o nessuno”.  Ha forse una risposta chiedersi chi debba ascoltare musica, o entrare in un bar, chiacchierare con un amico o rilassarsi sul divano?  Chiunque ha queste semplici necessità,  o desideri, se non diritti. E allora perché non tu? “Ma io non ho nessun motivo per incontrare uno psicologo”; sicuramente  è così, ma il fatto stesso che ti ritrovi a leggere questo articolo significa che almeno la cosa ti incuriosisce. Magari c’è anche solo bisogno di un confronto informale, o di sentirsi liberi da vincoli nell’esternare uno sfogo. Lo psicologo non deve essere visto necessariamente come un medico, ma piuttosto solo come un’opportunità.

PERCHÉ?

La risposta a questo quesito è più semplice e già parzialmente esposta nel precedente punto. Semplicemente perché avverti la necessità, se non la voglia, di farlo. Poniamo di immaginare la vita come un cammino in salita: procedi per la tua strada, superando ostacoli, prendendoti delle pause, talvolta accelerando la marcia. E allora “Perché?”. Perché fra un passo e l’altro senti la voglia che qualcuno ti afferri la mano, per aiutarti o solo tenerti compagnia. Non vuoi nessuna mano? Bene, ci si può benissimo tenere a debita distanza e limitarsi a scambiare quattro chiacchiere tanto per alleggerire la stada.

QUANDO?

Al bisogno”, potrei rispondere per fare il medico serio. In realtà preferisco rifarmi alla precedente allegoria: quando la salita si fa un po’ troppo faticosa, semplicemente perché subentra la stanchezza, oppure perché stai affrontando un passaggio particolarmente difficile, o ti manca il fiato, ti duole un ginocchio, ti pare che la meta sia troppo lontana, allora non ti piacerebbe veder spuntare quella famosa mano aperta da afferrare? Spesso vedrai solo altri che arrancano e fanno orecchie di mercante ai tuoi lamenti, oppure che gridano più di te. Guarda meglio, perché quella mano c’è. Puoi anche decidere di ignorarla ma la realtà è che il più delle volte sei proprio tu a girare lo sguardo a 360° invocando un muto:

“… ehi! C’è qualcuno qui?”.

QUANTO?

 

E finalmente ci siamo arrivati. Era la domanda di partenza, no?  Se già hai collegato i precedenti anelli ecco quello di chiusura. Può essere che un semplice strattone sia sufficiente a farti tornare in carreggiata, oppure che quella mano tanto cercata debba darti una vigorosa spinta dal sedere. Se però dopo due metri ti rifermi e arranchi di nuovo, avrai bisogno di un nuovo impulso, e magari di un altro ancora. Può anche succedere che, pur facendocela benissimo da solo, tu abbia solo desiderio di un compagno di viaggio a cui talvolta appoggiarti, e con cui talvolta semplicemente commentare il panorama.

 

La catena ora si è chiusa e abbiamo formato un anello: “Chi – Perché – Quando – Quanto – e di nuovo Chi”. Non esistono regole precise né limiti al numero dei vari anelli che possono essere inseriti: “Come –  Quale – Se …”.  Del resto se non è concepibile una cura universalmente valida per il raffreddore come può essercene una per gli scalatori della vita?

Lo psicologo non è solo colui che ti fa sdraiare sulla chaise longue, ma è anche e soprattutto una sorta di confessore laico, oppure, se preferisci, un modo per mantenere in perfetta funzionalità il sistema “io”; a te capire se, come e quando sia necessaria la manutenzione.  Il “quanto” magari lo valuteremo insieme.

Da ultimo tieni conto che nella scalata quotidiana ha grande importanza evitare di mettersi in marcia controvento …

E allora,

Buon vento!

 

CONSIGLI DI LETTURA:

Piccirilli F. (2014),  Il tempo in Psicoterapia, in Psicologia Clinica e Psicoterapia Oggi, Edizioni Mago srl, Roma.

https://www.scupsis.org/news/il-tempo-in-psicoterapia-unaltra-lancia-per-la-psicoterapia-strategica/

 

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