“Io vedo orizzonti dove tu disegni confini” diceva la pittrice Frida Kahlo.
Ma quante volte ti è capitato di provare questa sensazione parlando con il tuo partner?
Monterotondo, ora del crepuscolo, il momento perfetto, che fa da cornice ad una coppia, che sembra dialogare pacificamente. Il tempo di fare qualche passo e risuona una voce tuonante, un fulmine a ciel sereno, che rompe la romantica atmosfera: “Vabbè ho capito, come al solito non ci capiamo”. È un grande classico. Scoppia la lite e l’unico modo per interrompere la comunicazione è una frase come questa.
Comunicazione significa letteralmente “mettere in comune”. La coppia è il luogo per eccellenza in cui si sceglie di mettere in comune qualcosa di proprio per formare qualcosa in comune. Sembra così banale, ma nelle relazioni, si deve comunicare, anche perché molto spesso dietro al fallimento di una relazione c’è quasi sempre un fallimento di comunicazione.
In realtà tutte le coppie comunicano, il problema è come comunicano…
Ultimamente le coppie utilizzano sempre più una forma di dialogo sillogistica “se… allora”, un banale esempio è: “Se mi ami allora dovresti fare x, altrimenti vuol dire che di me non ti importa nulla”.
Si parte da un assolutismo e si ritiene esista una retta via del modus amandi, che va rispettata tassativamente. Questo tipo di comunicazione porta sempre più all’instaurarsi di relazioni basate su una grande paura, sulla fobia del mostrarsi, di perdere libertà e l’indipendenza, ma soprattutto sull’incomprensione.
Ma i ricatti non passano solo attraverso le parole. Certi suoni inarticolati che a volte, senza volerlo, ci escono di bocca non sono altro che gemiti irreprimibili di un dolore antico, come una cicatrice che all’improvviso si fa risentire. Esiste una comunicazione che si confonde con le parole ed è fatta di gesti, di sguardi, di silenzi. Si crea spesso una sorta di doppio legame, ovvero una situazione in cui la comunicazione tra i due individui, uniti da una relazione emotivamente intensa, presenta un’incongruenza tra quello che viene detto a parole e quello che viene espresso a livello non verbale, e la situazione è tale per cui il ricevente del messaggio non ha la possibilità di comprendere quale dei due messaggi sia valido e nemmeno di fare notare esplicitamente l’incongruenza. L’uomo e la donna si scambiano il ruolo di vittima, salvatore e carnefice in modo estenuante fino a ritrovarsi in una posizione relazionale insostenibile. La paura, l’affetto e l’adrenalina si mescolano in modo incontrollabile, impedendo a chi le subisce di riconoscere in modo chiaro la realtà, bisognosi uno dell’altro, come di una droga, che calma solo per un istante.
Il doppio legame è come una sorta di danza strutturata, che prevede il ripetersi di schemi acquisiti e condivisi per quel tipo di danza, dove non si mettono in discussione i passi stabiliti.
Ma come si esce da certe situazioni comunicative, che sembrano come sabbie mobili?
Serve la capacità di meta-comunicare , ovvero di comunicare riguardo la relazione, in modo da scardinare lo schema di interazione proposto. Quindi nel corso di una qualsiasi diatriba diventa fondamentale la capacità di meta-comunicare, anche “solo” affermando che il partner possa avere ragione e chiedendogli di aiutarci a vedere le cose dalla sua prospettiva.
Sospendere il giudizio, uscire dal proprio punto di vista e ampliare la cornice, anche solo per un momento. E’ straordinario ciò che può accadere mettendo in atto questa piccola manovra.
Essendo l’uomo un animale sociale, i feedback delle altre persone risultano molto importanti, in quanto gli permettono di capire come adattarsi nelle relazioni personali, per riuscire ad integrarsi al meglio in un circolo sociale. Quante volte una coppia finisce per discutere perché “Credevo che questa cosa ti avrebbe fatto piacere!”, o perché “Pensavo che mi stavi chiedendo questo. E’ sempre bene verificare che quello che pensi sia esattamente quello che pensa, vuole o che ti ha chiesto il tuo partner.
Come esseri umani abbiamo il bisogno di esprimerci in modo autentico e secondo la nostra unicità, ma abbiamo anche il bisogno che chi ci sta vicino sia in grado di riconoscere questa unicità e di capirla. Non è per forza necessario che l’altra persona la condivida, ma è importante per noi che l’altra persona ci capisca.
La comunicazione viaggia continuamente su confini ed orizzonti, d’altronde il confine tra cielo e mare non è altro che l’orizzonte.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE