E se ci figurassimo la vita come il corridoio di Shining?
Avete presente vero? Domanda inutile: chiunque ha visto Shining, o quantomeno la famosa scena del corridoio.
Noi siamo il bambino che pedala come un forsennato su di un triciclo un po’ sgangherato, macinando pavimenti stretti e lunghi, a tratti coperti di una sgargiante moquette sulla quale il rumore delle ruote si attutisce fino a scomparire, a tratti più ruvidi, al punto di produrre all’impatto un rombo continuo e cadenzato … trtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtr … shhhhhhhhhhhhhhh … trtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtr … shhhhhhhhhhhhhhh …
Andiamo dritti, perché quella è la direzione. O dritti o indietro. Svoltiamo in corridoi sconosciuti e comunque sempre nuovi perché identici, senza un’identità ben precisa se non quella prodotta dal nostro passaggio. Corridoi misteriosi, perché ai loro lati vi è una fila ininterrotta di porte chiuse, senza tempo né luogo, anch’esse cariche di mistero, anch’esse identiche, una all’altra, in fila come soldatini di plastica prodotti in serie. Solo il numero avvitato sull’anta ricorda che al loro interno il tempo scorre, inizia e finisce, e in esso c’è vita.
E così nascono i fantasmi, che altro non sono che la nostra immaginazione a volo libero sulla nostra eterna paura dell’incognito.
I fantasmi: insicurezze sanguinarie e insanguinate, carnefici e vittime allo stesso tempo. Compaiono dal nulla, dietro a un angolo dopo una svolta veloce, inaspettati, lasciandoci a bocca aperta e occhi sbarrati. Possiamo solo chiudere gli occhi e aspettare che passino, annusando per capire se ce la siamo fatta sotto. Talvolta invece siamo noi a cercarli, aprendo la maniglia di una di quelle porte misteriose su cui è scritto “Non disturbare!”.
Ok, mi sono alzato un po’ così, fra il thriller e l’horror trucido (il mio ovviamente, non quello dell’indiscusso capolavoro di Kubrick). Eppure non ho neppure mangiato pesante!
Il fatto è che in questa pellicola c’è un ricco banchetto di prelibatezze decisamente irresistibili per uno psicologo: la solitudine, l’isolamento, lo stress, l’insoddisfazione, la coppia, la genitorialità, la lucidità e la follia, quella che rompe i sigilli della realtà e si avventura nell’inconscio perdendosi nei suoi labirinti.
Su tutto vince l’intelligenza, ma non quella colta, barbuta e occhialuta, bensì quella fresca, ingenua e intuitiva del bambino che è in ognuno di noi.
Comunque sì, la vita è un po’ come un corridoio nel quale, svoltando, possiamo trovarci faccia a faccia con i nostri incubi.
Sono essi veri? Sono falsi? Non importa, ci sono e questo basta.
La scelta è basata solo sul come reagire: ignorarli, sapendo che sono solo fantasmi, oppure cedere e lasciarsi sopraffare?
Già, perché pur essendo solo illusioni, hanno il potere di fare molto male perché siamo noi stessi a fornirli di corpo e armi taglienti.
E se quei fantasmi non fossero fantasmi? Magari essi sono il riflesso in uno specchio, come in un altro grandissimo horror marchiato Italia questa volta, Profondo Rosso di Dario Argento.
Sì, oggi mi gira così … sul trucido.
Per tornare al nostro discorso … non realtà, ma neppure immaginazione pura: il mostro nascosto nell’ombra e uno specchio che ne cattura l’orrenda faccia e lo tradisce. Quella visione ci spaventa, ma quando capiamo l’inganno siamo in grado di combatterlo.
Insomma, trucido o più o meno trucido, frascico o non frascico, quel coso che ci sbarra la strada ci fa venire la cacarella, e va abbattuto, annientato; altrimenti non ci resta che girare i tacchi (o il manubrio del nostro bel triciclo se vogliamo continuare a giocare al set horror) e tornarcene al punto di partenza col dito in bocca e la coda tra le gambe. Dimenticavo … fra l’altro facendo dietrofront non è per nulla da escludersi che il fracico assegtato del nostro sangue non ci insegua, divertendosi a punzecchiarci le chiappe.
“Sono come le figure in un libro”, dice l’amico immaginario del piccolo protagonista per dargli coraggio.
“Sì, figure in un libro, ma che disegni tu”, aggiunge lo psicologo, per darti una scossa, o un calcio nel sedere, se proprio non accenni a schiodarti!
Dietro all’angolo del corridoio non c’è nessun cavolo di fantasma, ficcatelo nella capoccia!
Al limite c’è un ostacolo, da rimuovere o superare scaraventandolo al diavolo con un calcio. Oppure c’è qualche altro che sta facendo il medesimo cammino tuo, che magari è sbucato dal mistero profondo di qualcuna delle stanze allineate lungo il percorso. Superarlo? Stargli dietro? Affiancarsi e fare un pezzo di strada assieme? A te deciderlo, ma prima devi conoscerlo, capire se può essere amico o nemico, se ti sta simpatico o sui co …
Eh vabbè, basta! Oggi sto esagerando.
Spero però che il concetto sia chiaro: spalle dritte, testa alta, passo deciso, astuzia e intelligenza a palate e un vaffanculo di riserva in tasca, che può sempre essere utile e alle volte pure risolutivo. Questi gli ingredienti per andare avanti nella vita.
E se ancora temi di vedere fantasmini per mano dietro ogni angolo, beh, o è la peperonata a cena o forse è il momento di chiedere un aiuto. Non a un medium o a un ghostbusgter ma a un professionista in psicoterapia. La matita per illustrare la storia la tieni in mano tu; devi solo capir, primo, che quelle dita sono effettivamente le tue, secondo, che cosa vorresti disegnare in quel benedetto libro. Certo che se poi disegni da schifo, non è colpa mia!
E ricordiamoci tutti di mangiare leggero. Specie di sera. Specie in estate. … Buon vento 😉