Ci siamo arrivati.
Corna, … parliamo di corna. Vere o presunte tali, consumate o solo immaginate, leggere e fuggevoli o passionali e pesanti come macigni. Sempre di corna si tratta, e il chiamarle con altri nomi non ne allevia il bruciore.
Chissà chi le ha inventate per primo, o prima, perché la storia riserva sorprese, spesso sapientemente occultate dal maschilismo che ha dominato la terra.
Certo è che pare siano sempre esistite e fonte d’ispirazione per poeti e romanzieri. La stessa storia si fonda sulle corna, basti pensare al casino che scatenò la bella Elena:
E molte vite sono morte per me sullo Scamandro, |
E dire che la poveretta forse qualche giustificazione l’aveva; giovane, bellissima, usata come un magnifico soprammobile da un marito vecchiotto e con la prostatite. Che avreste fatto voi se fosse arrivato a portarvi via un bel giovanottone focoso, e pure principe, che non guasta!
Ma l’altro cornificatore seriale del mondo classico? Ulisse, che giustificazione ha? Per vent’anni suonati si assenta da casa, spupazzandosi ogni ninfa di mare e di monte si trovi davanti, e poi si arrabbia quando arriva e trova un branco di Proci avvinazzati che mirano alla virtù di quella povera donna della moglie che a forza di tessere ha messo su la prima industria manifatturiera.
E Otello? che perde il lume della ragione per un fazzolettino da naso che quella sciagurata di Desdemona non si ricorda dove ha cacciato?
Paolo e Francesca, poi, che danno la colpa a un libro se Gianciotto non riesce più a passare dalle porte?
Anna Karerina, Madame Bovary, pure la Lucia dei Promessi Sposi per un pelo non ci casca, proprio perché quel Don Rodrigo non è per niente un granché; lo stesso Giove, che ne studia di ogni per cornificare la moglie, fino ad arrivare a politici e starlette dei giorni nostri, per i quali le corna, subite o inflitte, e più spesso tanto subite quanto inflitte, vengono sfoggiate come medaglie al valore. Quasi un’onta non averne nel proprio curriculum!
Già, ci sono più corna in terra che stelle nel firmamento.
Qualcuno obbietta che il motivo è che la monogamia non è naturale. Può essere, ma neppure mettersi le mutande o la cravatta, oppure sfrecciare su quattro ruote e perdersi dentro a un rettangolino di vetro e metallo che trasmette immagini e suoni, lo sono.
A risolvere e arginare il problema “Corna”, che si trascina dietro, in catene, l’inseparabile “Gelosia”, ci hanno provato qualche decina di anni orsono le generazioni del “Peace and love”, quegli hippie sognatori che predicavano l’amore libero e senza vincoli. Il problema era che tutto filava liscio fino a che a praticarlo erano gli altrui fidanzati … appena beccavano i propri … cominciavano a caricare i cannoni, seppur a fiori.
Da qui il famoso motto “mettete dei fiori nei vostri cannoni” (in realtà non è propriamente così, però in questo contesto è carina come interpretazione!)
Il problema è che nella società attuale, dove tutto è ormai teso a facilitarci la vita fino all’eccesso, tradimenti e gelosie si nutrono di nuove e tecnologiche tecniche.
Prova a pensare a una volta.
Il germe del sospetto si insinuava, le più raffinate tecniche di “occultamento amante” venivano messe in atto, mogli e mariti trasformati in segugi alla ricerca di tracce di rossetto e uomini in mutande dentro l’armadio. Generazioni di detective privati hanno accumulato fortune alle isole Cayman sulle tracce di amanti veri o presunti.
Chissà se alcuni di voi ricordano o hanno sentito la canzone scandalo di Celentano e la moglie Claudia Mori, qui in una parodia dei mitici Vianello e Mondaini.
Uno squillo di telefono e poi “Buonasera dottore …”.
Avrà sospettato la moglie? Certo che sì, povera donna, ma che poteva fare? Cercare il numero del dottore in questione? Chiamare? E se avesse beccato la moglie o i figli, o se avesse sbagliato dottore? E allora via a pedinamenti, fiuto da cane antidroga sugli abiti, appostamenti in impermeabile e occhiali neri.
Oggi i tradimenti si consumano via smartphone e social, che rappresentano una vera e propria arma a doppio taglio:
- Blindare senza condividerne con la propria metà le password?
Equivale a un’auto-denuncia e getterebbe lunghe ombre di sospetto anche su un santo!
- Lasciare che il tuo lui, o lei, ci sguazzi dentro liberamente?
Ogni minima cosa si trasforma in “prova”: un numero non registrato, un semplice “ok, arrivo”, la foto di un qualche sconosciuto di passaggio sotto al monumento, una cronologia non cancellata
- E poi non dobbiamo dimenticare l’elemento “altri”: gli impiccioni patologici, gli spioni di vocazione sin dai tempi dell’asilo, quelli che a farsi i cavoli proprio non ci riescono e in più hanno il dono dell’ubiquità.
Ebbene, costoro sono pur sempre esistiti ma è innegabile che la tecnologia ha facilitato non poco la loro missione.
La tipica situazione: l’amico scorge la tua metà in compagnia sospetta e immediatamente gli scatta la fregola del “devo farglielo sapere”, un po’ la situazione cantata da Battisti in Non è Francesca, per intenderci.
IERI:
l’amico corre a cercare un telefono … non ha gettoni! Si precipita a casa, alza la cornetta … accidenti, non ci sei! Richiama, … occupato. Accidenti! Allora si precipita a casa tua e finalmente ti becca.
“… sei affannato, perché hai corso, cosa c’è?”
“eh, niente! … Francesca dov’è? …”
E qui parte tutto il giro di parole per arrivare a dire che l’ha vista con uno.
Sì vabbè! Ma il margine di errore? Le prove? Quante ragazze al mondo assomigliano alla tua Francesca?
“Ti stai sbagliando, caro mio, come quell’altra è bionda e vestita di rosso ma non è Francesca!”
OGGI:
sei lì preso a guardare la partita, solo con a tua birra, tanto Francesca è al cinema con le amiche, ed ecco che senti il diiin di whatsApp.
L’amico Tizio invia foto, due, tre foto, filmato. La rotellina si carica e, proprio sul goal di Totti, eccola lì!
Ora prova a dire che la biondona in abito rosso in braccio all’energumeno più unto di una focaccia alle olive non è Francesca!
- Il problema è che tanto ieri quanto oggi non sempre le cose stanno come appaiono, e magari l’energumeno bisunto è solo un cugino che Francesca non vedeva da tempo
- Ieri quanto oggi tradimenti e gelosie si nutrono di sospetto e mancanza di fiducia, conditi da ossessioni e paranoie.
E allora ecco qualche punto fermo dal quale assolutamente non puoi prescindere, in particolare in relazione al triangolo “tu, l’altro, lo smartphone”:
- CALMA: prima di lanciarti in elucubrazioni se la tua metà si porta il telefono pure in bagno e ne esce dopo una buona mezz’ora con le occhiaie, rifletti e mantieni la calma; probabilmente si vergogna a confessare che è giunto al millessetecentesimo livello di Candy Crush
- RISPETTO: in un rapporto non deve mai mancare ed è la cura per un milione di mali. Spiare dentro al cellulare del tuo partner, così come diffondere immagini altrui, non sono segno né di amore né di amicizia. La mancanza di rispetto genera mancanza di rispetto.
- FANTASIA: usala per condire e arricchire il tuo rapporto, non per costruire film mentali!
- DIALOGO: sarà banale ma è una chiave che apre molte porte. Una vibrazione della voce racconta molto di più di quella della suoneria del telefono, uno sguardo porta molte più immagini della relativa cartella.
Scusatemi se mi sono dilungato più del solito ma ho cercato di alleggerire un argomento tanto pesante e spinoso, e spero di esserci riuscito.
A proposito dell’ultimo punto, il Dialogo, so benissimo che spesso non è facile metterlo in atto, perché il sospetto è più forte, e allora vengono meno anche la calma, il rispetto e la fantasia galoppa.
Allora puoi partire da me, chiamandomi, su Skype magari o scrivendomi un’email.
E comunque ricorda che i tradimenti non si consumano via web, ma nei letti, dentro alle camere di albergo, di nascosto dentro alle automobili e forse, come diceva Ennio Flaiano
Il traffico ha reso impossibile l’adulterio nelle ore di punta.
… e aggiungerei un’altra frase tratta proprio dal web, che fa riflettere:
Anche mettere su 40 kg dopo il matrimonio è una forma di tradimento.
(ftzj, Twitter)
E ora, molla lo smartphone, soprattutto se non è il tuo, ed esci ad annusare l’aria… buon vento, di passione!
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