Hai mai fatto caso ad una cosa? Tutto ciò che percepiamo passa attraverso i 5 sensi. Ci pensavo qualche giorno fa, dopo un’intensa giornata lavorativa, ammirando il crepuscolo che incorniciava Monterotondo ed odorando un buon profumino di brace nell’aria. Ovviamente la riflessione l’ho interrotta per il senso di languore dovuto alla fame, ma vorrei riprenderla qui con voi.
La parola sensazione, se potessimo dividerla con un coltello, diventerebbe sens-azione, come se rimandasse all’idea che i sensi siano la guida delle nostre azioni. I sensi sono una mappa. E seppur qualcuno ha detto che la mappa non è il territorio, i sensi sono comunque un prezioso lume nel buio sentiero del caos, che ogni giorno ci circonda.
Ma sentiamo tutti alla stessa maniera?
Gli individui hanno la tendenza a credere che la loro percezione del mondo esterno sia assolutamente veritiera e rappresentante il mondo esterno e si stupiscono nello scoprire che non tutti lo percepiscono allo stesso modo, dato che noi tutti, generalmente, vediamo ciò che vogliamo vedere e sentiamo quello che vogliamo sentire. E questo non lo dico solo io, lo confermano anche alcuni studi recenti, i quali hanno dimostrato che tutte le specie viventi per soddisfare i bisogni primari e sopravvivere devono contare sulle risorse disponibili nell’ambiente in cui vivono. Ogni organismo è perciò “programmato” per percepire, elaborare, reagire e adattarsi agli stimoli ambientali, siano essi positivi o negativi. La ricerca ha individuato però delle differenze individuali nelle modalità di risposta, in termini di maggiore o minore sensibilità e reattività agli elementi dell’ambiente.
Quindi alcuni sentono di più, altri meno ed altri cercano proprio di non sentire, un po’ come le famose tre scimmiette “non vedo, non sento, non parlo”.
Mi viene in mente il paragone con le allergie. Chi è intollerante o allergico sa bene che ogni uomo può reagire in maniera completamente diversa a contatto con lo stesso alimento o con lo stesso materiale. Infatti così come avviene nel corpo può avvenire anche nella psiche, alcune persone possono sentire di più.
Le persone sensibili sentono il doppio, sentono prima, perché esattamente un passo avanti al loro corpo cammina la loro anima.
L’elevata sensibilità è un tratto che influenza la percezione degli stimoli e il modo di rispondere ad essi, non solo in situazioni specifiche ma in gran parte delle condizioni e dei contesti in cui l’individuo si trova ad agire. Chi è sensibile preferisce esaminare una situazione, riflettere e ponderare prima di agire o di addentrarsi in un nuovo contesto, prendendo scelte coscienziose per il bene di tutti. La sensibilità conduce ad essere attenti anche ai più piccoli cambiamenti e ai dettagli nel contesto in cui si trovano. Proprio grazie a quest’attenzione è possibile cogliere ed interpretare gli aspetti non verbali della comunicazione, comprendendo più facilmente le emozioni degli altri. Chi è sensibile nutre un autentico interesse verso ambiti come le ingiustizie sociali, il benessere degli animali e le tematiche ambientali e presenta spesso spiccate doti artistiche o musicali. Chi è sensibile ha un ottimo intuito e prova una più elevata attivazione emotiva in risposta a degli eventi che in genere non causano altrettanta emotività in altri individui.
Tuttavia ogni cosa preziosa ha un costo, infatti un eccesso di sensibilità può portare ad una condizione di sovraccarico del sistema nervoso, ovvero al raggiungimento del limite massimale di informazioni che possono stimolare un essere umano.
Ciò provoca sopraffazione e sfinimento e porta alla produzione di domande come “Ma perché solo io devo capire gli altri?”, “Perché gli altri non sentono quello che sento io?”, “Per quale ragione agli altri non importa nulla?”, “E’ possibile che gli altri siano così insensibili?”.
Ma quindi è sbagliato essere sensibili?
Anche se ormai tutto ciò che ci circonda al giorno d’oggi può sembrare un esplicito richiamo alla superficialità e al distacco emotivo. L’essere sensibili non può che essere una cosa positiva, a patto che si riescano a gestire le proprie emozioni.
Le persone sensibili sono altruiste e riescono ad arrivare dritti al cuore degli altri, hanno un dono raro. Essere una persona sensibile vuol dire percepire un tono di voce distante durante una telefonata, riconoscere l’ansia, la paura e la tristezza nella faccia degli altri. Essere sensibile vuol dire fare caso a tutto, e con “tutto” intendo veramente qualsiasi cosa: un fiore sconfitto dal vento, un cane solo, un colore diverso del cielo, un sorriso più sentito, una parola colorata in mezzo a tante parole anonime. Quando sei sensibile non puoi fregartene, farti gli affari tuoi, lasciar perdere. Chi è sensibile, se sa di aver ferito qualcuno si tortura per ore ed ore pensando alla sensazione che gli ha fatto provare.
Tuttavia però bisogna guardare sempre l’altra faccia della medaglia: essere troppo sensibili può portare ad essere cercati costantemente da chi soffre o ha bisogno di un supporto. Essere sensibili è un conto, essere cercati solo nel momento del bisogno un altro ed è proprio in questi casi che la sensibilità può essere vista “come un difetto”.
Come evitare questo?
Facendo buon uso di questa dote, cercando di capire quando e quanto sia giusto farlo, con quali persone e con quale frequenza, cercando di circondarsi non solo di persone che si lamentano. Gestire le proprie emozioni e gestirsi: è questo il segreto per non farsi sopraffare dalla propria sensibilità. La sensibilità è l’abito più elegante e prezioso di cui l’intelligenza possa vestirsi.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE