Leggimi: il pensiero sulla pelle (parte prima)

In un’epoca in cui l’espressione più diffusa sono i social, in cui non ci si scrive, raramente ci si telefona, spesso si comunica attraverso l’esteriorità dell’aspetto,

in un’epoca in cui i naturali odori del corpo vengono combattuti come la peste,

in cui i pensieri si esternano attraverso dita che sfiorano leggere sofisticati schermi,

in una delle epoche più asettiche della storia, la nostra pelle si veste di nuovi e antichi significati.

Sono i tatuaggi; antichi, perché da sempre l’uomo ne fa uso, nuovi in quanto attraverso essi sveliamo di noi molto più di quello che crediamo.

Un vezzo, questo appaiono; un vezzo costoso che può arrivare a essere mania. Resta però ben radicata l’idea che quel vezzo resterà impresso su di noi per sempre. E dunque come avviene la scelta? Su semplici criteri estetici, di gusto?

Ebbene no. Per certi versi si tratta di una scelta inconsapevole, ma profondamente connessa al nostro essere, al nostro più intimo sentire.

Cerchiamo immagini che ci rappresentino, come se la pelle diventasse la pagina del nostro diario o una testata giornalistica in cui si parla di noi: segni, simboli, animali, vere storie, in una parola “io”.

Che cos’erano un tempo i tatuaggi, nonché qualsiasi segno sul corpo?

Vale la pena ricordarlo perché da sempre, proprio per la loro caratteristica di indelebilità, hanno individuato una qualche appartenenza, spesso anche imposta: schiavi, prostitute, membri di una corporazione, di un esercito, gradi sociali, ruoli, spesso i tatuaggi sono risultati essere addirittura messaggi a dio, un’epidermide che diventa preghiera, e anche strategia medica, di cura (lo sapevate che Otzi, il nostro antenato, ne presenta più di sessanta?).

Un marchio, ben visibile, che non necessita di voce né proclami.

Non a caso i tatuaggi hanno avuto e hanno grande diffusione laddove inferiori sono i mezzi di comunicazione verbali e scritti.

Non c’è dunque da stupirsi del grande successo che riscuotono nella nostra società, dove sempre più spesso ci si esprime tramite emoticon, gif e immagini.

 

I NOSTRI TATUAGGI COSA RACCONTANO?

 

Perché TENDONO A CREARE DIPENDENZA, uno tira l’altro, come le ciliegie?

Procediamo con ordine, anzi, con disordine, perché ho deciso che questo post continuerà la prossima settimana, così, quasi fosse un romanzo a puntate.

Per ora voglio svelarvi che cosa mi ha condotto sull’argomento.

Ho incontrato una ragazza, una come tante, carina, vestita leggera, i capelli raccolti in una coda. Alla base della nuca aveva uno spesso disegno nero-blu, una sorta di 3 rovesciato e alcuni segni circolari, il tutto raggruppato a formare quello che fa venire in mente un ciondolo.

Forse si è accorta che lo stavo guardando perché si è girata e, toccandoselo, mi ha sorriso. Ho allora trovato il coraggio:

“Cosa significa quel simbolo?” ho chiesto

“Sinceramente non lo so” mi ha risposto candida continuando ad accarezzarlo, “semplicemente mi piaceva”.

Superficiale, penserete. E invece no.

Ho fatto una breve ricerca e ho scoperto che è il Namaste, una parola sanscrita diffusa in India e molti altri paesi orientali, di uso comune nello yoga e ormai largamente diffusa.

Letteralmente significa “io mi prostro a te”, per esteso un messaggio di pace, e la si pronuncia (anzi, il bello è che la si può pure tacere) ponendo le mani giunte all’altezza del cuore e facendo un lieve inchino.

Una parola di pace, serenità, dunque, e le linee che la tracciano accarezzano lo sguardo in volute delicate e armoniche.

A lei è piaciuto al punto di tatuarselo sulla pelle, in un punto che tuttavia non può vedere.

Nel toccarsi la nuca sembrava però recepire quel messaggio di serenità e farlo scorre dalle dita sino al sorriso. Era serena, era Namaste, e riusciva a trasmetterlo intorno.

Resta ora da chiedersi: perché quella ragazza ha scelto proprio quel simbolo ignoto? Perché fra tanti proprio quello le è piaciuto.

Perché anche nell’inconsapevolezza siamo attirati verso ciò che ci rispecchia, e una silenziosa ma particolare attenzione la poniamo quando decidiamo che sia per sempre.

Impariamo allora a leggere gli altri anche dai segni che portano sul corpo, e scoprirete che potrete fidarvi di ciò che vedete e che invece  ma dovrete aspettare la prossima settimana per scoprirlo.

Per ora, buon vento e … Namaste.

 

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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