L’Acchiappasogni

… progetti, lavoro, amori, liti, problemi.  Ricordate? La scorsa settimana vi ho invitati ad ascoltare con me la notte attraverso i pensieri che evadono dalle camere e si riversano nelle strade e fra le piante.

I pensieri che si addensano in quegli attimi prima di dormire assomigliano per certi versi ai racconti di coloro che sono usciti dalla morte. L’abbiamo sentito mille volte: tutta la vita passa davanti, in un pugno di secondi, per quanto lunga e piena sia stata. Noi osserviamo con una sorta di distacco questo film che si srotola davanti, questo album dei ricordi disordinato ma completo fin nei minimi particolari. Riusciamo addirittura a pensare in modo multiplo e contemporaneo, mantenendo tuttavia separati i pensieri.

… progetti, lavoro, amori, liti, problemi … no, non arrivano a farci visita singolarmente ma tutti insieme, e noi, che nella vita materiale non riusciamo a compiere un’azione con la mano destra e un’altra con la sinistra, tanto più se abbiamo avuto la sventura di nascere uomini (vi ho anticipate! Tanto lo so che lo pensate!!!!) e non sappiamo suonare il pianoforte, riusciamo perfettamente ad accogliere nel cervello una quantità infinita di pensieri contemporaneamente, senza perderne di vista alcuno.

Questo accade in quegli attimi che precedono il sonno.

È una sorta di magia, un ponte di transizione fra un episodio che si conclude con la fine del giorno e ricomincia nella mattina a venire.

Le forme sono ingigantite, appaiono nette, di colori vividi isolate dalle distrazioni quotidiane. Noi a confronto ci sentiamo a un tempo piccolissimi e immensi.

Se ancora provate ad ascoltate il silenzio delle notti d’estate, quando tutte le finestre sono aperte, potete sentire questi pensieri che si risvegliano e, come vampiri, popolano l’aria scura.

Ogni tanto una luce si accende, oppure arriva il gemito di una coppia che fa l’amore. Qualche gatto di passaggio sui tetti produce un rumore che allarma, il ronzio di una zanzara è potente come un sonar.

Quegli attimi sono l’anticamera dei sogni. Arrivano apparentemente autonomi, incontrollabili, come dei parenti di cui si teme la visita perché non si sa quando andranno via e quanto invasivi si dimostreranno.

Già, pensieri come parenti; mi è venuta così, senza pensarci troppo, e il parallelismo calza a pennello. Inaspettati ma non  troppo, magari piacevoli, sicuramente invadenti, ma a un certo punto, quando si è fatta una certa, è bene metterli alla porta, con garbo, educazione ma con fare deciso.

Le notti d’estate, con le finestre aperte e le tende che svolazzano leggere, offrono la possibilità di spingere fuori i pensieri con eleganza. Pensa all’inverno, quando ristagneranno nella stanza senza trovare via di fuga, riempiendosi di polvere fino ad avere un forte odore di chiuso!

È forse per questo che in estate si riposa meglio. Magari ci soffoca il caldo o gli insetti ci tormentano, ma la mente è più libera.

Però, per ogni evenienza, se ci costruissimo un acchiappasogni virtuale?

Secondo l’antica leggenda degli Ojibwa, popolo dell’America del nord,  sugli acchiappasogni i sogni passano attraverso la rete; quelli buoni vengono filtrati e scivolano tra le sue delicate piume fino a noi, gli incubi invece restano intrappolati e muoiono al sorgere del sole.

 

Per il popolo dei Lakota, della tribù Sioux, gli acchiappasogni funzionano in modo diverso. Gli incubi passano attraverso la rete e se ne vanno, mentre i sogni rimangono incastrati tra i suoi fili e scivolano lungo le piume fino alla persona che sta dormendo.

 

Alla radice della c’è comunque una leggendaria donna-ragno che veglia su tutte le creature del mondo,  affacciandosi sopra le culle e i letti dei bambini intenta a tessere una sottile, delicata e forte ragnatela, capace di intrappolare tutto il male tra i suoi fili e farlo svanire.

Per noi, che non siamo né Ojibwa né Lakota, e che conosciamo solo l’uomo-ragno, la faccenda è solo apparentemente meno semplice da risolvere. La tela acchiappa-incubi possiamo costruircela benissimo da soli.

 

Ecco le istruzioni:

  • crea un cerchio di cose belle, quelle che ti rendono felice e suscitano il sorriso: i figli, il tuo amore, i genitori, i tuoi animali, qualche bel ricordo, immagini serene di un luogo, un tramonto, un quadro, una spiaggia;
  • tessi dentro fili di positività: speranze, progetti, un viaggio, un incontro che avverrà a breve, un avvenimento che attendi, una mira che ti sei preposto;
  • appendici i sogni. Non importa che siano o meno realizzabili, appendili comunque e lasciali oscillare nel vento.

Ecco il tuo personale acchiappasogni. Coloralo nelle tonalità che vuoi, azzurro, verde, rosa pallido, oro, cangiante, nero. Tra quei fili le angosce resteranno intrappolate e i sogni che si muovono lievi le faranno dissolvere nel nulla.

Emette anche un dolce suono, quasi una ninna nanna, che favorisce il sonno.

Provaci, non costa nulla. Probabilmente non risolverà nessuno dei tuoi problemi ma una cosa è certa: neppure pensarci fino a perdere sonno e serenità servirà a qualcosa, anzi, renderà tutto più difficile e carico di stanchezza.

La notte porta consiglio, dice un vecchio proverbio; è vero ma dobbiamo essere in animo di ascoltare la notte e i suoi saggi consigli.

E allora via libera a una maglia che strategicamente riesce a contenere tutti quei pensieri che ammorbano e soffocano i buoni consigli, e se hai bisogno di una mano per mettere insieme le fila del tuo privatissimo acchiappasogni, chiamami, ne ho costruiti parecchi!

Ricorda infine che come tutte le cose belle anche l’acchiappasogni ha bisogno di una certa manutenzione: non lasciare che prenda polvere e soprattutto fai sempre in modo che si lasci attraversare dal vento …

… Buon vento.

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

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