Seguo molte coppie sia nel mio studio di psicologo a Monterotondo sia attraverso consulenze online. Quando arrivano da me, spesso, sono un fiume in piena. Litigano, si sovrastano, si accavallano, non si ascoltano.
Ed io spesso li guardo e penso che tutto quello sia alquanto naturale, dato che nessuno ci ha insegnato a litigare bene, tutt’al più è stato vero il contrario.
Abbiamo imparato a reprimere la rabbia da piccoli: “Non piangere”, “Non urlare”, “Non rispondere”, “Ascoltami”. Quanti doppi legami, quante richieste di rendere spontaneo ciò che, per natura, non lo è. Mentre per litigare bene, occorre capire che la rabbia non è negativa.
Ma, se non ce l’hanno mai insegnato, facciamo prima un po’ di chiarezza sul termine: litigare significa “manifestare reciprocamente un risentimento o un’ insofferenza”; e vorrei mettere l’accento sulla parola “reciprocamente” perché una persona che urla contro un’altra senza lasciarla parlare non sta litigando, ma sta solo riversando sull’altro il proprio pattume emotivo.
Consigli per litigare bene
Premessa fatta, per litigare bene, occorre che entrambi le parti abbiano la possibilità di esprimere le proprie ragioni e in cosa si sentono lese. Se il litigio finisce su un intesa reciproca o su un compromesso, ben venga, ma non è questa la finalità di questo confronto: l’importante è poter esprimersi e manifestare il proprio disappunto. E questo solitamente è quello che succede quando una coppia richiede il supporto dello psicologo, a prescindere che la loro relazione prosegui o meno.
Per litigare bene, ci vuole tutto sommato “poco”: occorre esprimere in maniera chiara ed esaustiva le proprie ragioni, senza dare per scontato che l’altro sappia ciò che ci passa per la testa e considerare il litigio come un’opportunità per allargare la propria visione delle cose.
Una storia salva storie
Nel libro “American Indian Stories”, l’autrice Sioux Zitkala-Sa, ha raccolto una serie di racconti e leggende del suo popolo d’origine. Fra questi una curiosa leggenda riguardante le relazioni di coppia.
La leggenda racconta che un mattino una coppia di indigeni Sioux raggiunse lo sciamano del villaggio. Il ragazzo era un guerriero molto coraggioso, la ragazza una donna molto innamorata del futuro sposo. I due chiesero aiuto allo sciamano perché avevano timore che la loro relazione potesse in futuro spezzarsi e volevano, quindi, che lo stregone fornisse loro una protezione. Lo sciamano prese la mano della ragazza e le disse che per far durare la relazione, sarebbe dovuta salire su una collina catturando con le mani il più forte falco, per poi riportarglielo vivo il terzo giorno dopo la Luna piena. Il ragazzo avrebbe dovuto scalare una montagna e prendere l’aquila più vigorosa e selvaggia, quindi portarla allo sciamano lo stesso giorno in cui la ragazza avrebbe portato il falco.
I due giovani riuscirono nell’ardua impresa, lei portando il falco in una sacca di pelle, lui portando l’aquila. Lo sciamano ordinò quindi di prendere i rapaci e legarli per le zampe con una corda di cuoio, lasciandoli liberi di volare. I due uccelli provarono a spiccare il volo senza riuscirci, cadendo di continuo. Infine iniziarono a colpirsi a vicenda con i becchi.
A quel punto lo sciamano prese gli uccelli e li slegò, suggerendo ai due futuri sposi: “Ecco il sortilegio di oggi: imparate da quello che avete appena visto. Se vi incatenate l’uno all’altro, anche se si tratta d’amore, non farete altro che ferirvi, lacerarvi e rendervi infelici. Se volete che il vostro amore duri, volate assieme, volate alto, ma mai legati. Perché il vero amore unisce, ma non vincola”.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE