Può un’idea essere equiparata al vizio del fumo? Sì, eccome!
No, non te ne andare se fumi e non hai voglia di sentire un altro fra i tanti predicozzi. Non te ne andare neppure se non fumi e quindi pensi che il problema non ti tocchi.
Non te ne andare, perché non parlerò di tabagismo, ma di idee, e soprattutto parlerò di un’arte preziosa: l’arte del cambiarle.
Sì, anche un’idea può intossicare l’organismo.
Anche un’idea può generare metastasi.
Ci sono idee che assomigliano più a vizi che a idee, assai simili al fumo, che provocano un piacere illogico, malsano.
Lord Henry, l’edonista estremo, l’amico di Dorian Gray nonché coartefice della sua dannazione, definisce perfetto il piacere della sigaretta perché “dura solo un minuto e lascia perfettamente insoddisfatti”.
Ed è proprio nell’insoddisfazione la chiave della dipendenza.
Il fumo è una cosa stupida. È innegabile. Stupida e cattiva. Talmente cattiva da arrivare a uccidere, ma se anche così non fosse rimarrebbe un’azione stupida.
Riempirsi i polmoni di combustione … mah! Bruciare denaro e tessuti. Contrarre la faccia nel tirare, strizzare gli occhi irritati, strofinare con la candeggina la chiazza giallastra fra indice e medio, cercare di non mostrare i denti, svegliarsi con il gusto di una nube tossica in gola e l’impressione di emettere dalla bocca la stessa puzza dei cassonetti dell’umido durante uno sciopero dei netturbini ad agosto.
Eppure è tanto difficile liberarsene! Dipendenza dalla nicotina? Anche, ma soprattutto dipendenza dall’idea tossica del fumare.
In un angolino del nostro cervello fumare fa figo. Per quanto siamo consci che ciò è illogico, falso e fuorviante, ci piace pensare che comunque sia figo. Fumare riempie spazi, colma imbarazzi, silenzi, occupa mani che non saprebbero cosa fare. Quella sigaretta fa parte di te, della tua stessa storia; brutta, sbagliata, puzzolente, ma comunque radicata nel tuo essere e nel tuo apparire.
È difficile liberarsene perché è difficile liberarsi dell’idea. E forse neppure vogliamo. In fondo siamo affezionati a quell’immagine di noi fumosi e fumanti. Come apparirebbe la nostra immagine se smettessimo? Come ci vedrebbero gli altri? Dove metteremmo le mani e come riempiremmo i momenti pesanti che non vogliono passare?
Molte idee che abbiamo sono simili al fumo: tossiche. Molte, come il fumo, sono stupide e vacue, basate sul nulla, su di una combustione senza obiettivo, scopo. Non portano a nulla, anzi, come frutta marcia intaccano l’intero nostro pensare. Sono idee intorno alle quali abbiamo costruito un immaginario, forse di comodo, da paraculi, oppure intrise della melassa della nostalgia.
Idee ereditate magari, come beni e cimeli “di famiglia”, oppure idee che riconducono a uno status sociale. Idee verso le quali sentiamo una sorta di affetto genetico, e che finiamo per imbalsamare per “rispetto”, per non alterare e turbare la nostra stessa memoria storica.
Non dunque idee vere, autentiche, ma stereotipi. È così che perdurano piaghe quali il razzismo, la xenofobia, il sessismo.
Cerco allora di spiegarmi meglio formulando una domanda:
– Chi oserebbe contestare a qualcuno la decisione di non fumare più?
Nessuno presumo, e questo perché lo smettere di fumare è incontestabilmente cosa buona. Il cambiamento che è miglioramento, ovvero la consapevolezza dell’errore, la forza dell’agire, la tenacia del perseguire il risultato. Cambiare una cattiva abitudine per fare posto a uno stile di vita buono è da applauso, e indice d’intelligenza.
Sappiamo fare altrettanto con le idee?
In realtà ci è ancora più difficile, perché abbiamo la convinzione che un’idea radicata, granitica, abbia maggiore dignità. La fede politica del padre, ad esempio, ereditata in modo asettico, senza tener conto delle inevitabili differenze anagrafiche, sociali, culturali intercorse; oppure un certo maschilismo che rimane latente in nome del rimpianto di un passato solo sentito raccontare.
Stupidaggini, idiozie. Le idee cambiano. Devono cambiare, e se non cambiano, marciscono. Devo cambiare in bene, verso orizzonti migliori ovviamente, prendendo coscienza che l’etica, la morale, non sono concetti astratti, ma trampolini di civiltà e di crescita personale.
La caratteristica dell’inamovibilità dovrebbe essere concepita e tollerata esclusivamente per quello che riguarda la fede calcistica, ma per tutto il resto, no. Si nasce e si muore laziali o romanisti, juventini o interisti, ma non si può morire ottusi! Questo no, è inammissibile.
Cerchiamo allora di recepire i segnali che il nostro cervello ci manda; come il nostro corpo ci fa capire che è l’ora di smettere di fumare rendendoci praticamente insopportabile il gusto di fogna al risveglio, oppure facendoci scatarrare come degli scaricatori di porto con la bronchite, altrettanto il nostro cervello fa con le idee che c’intossicano e intasano il pensiero.
“La misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare”; lo afferma Einstein, e io aggiungerei “… ovviamente in meglio”.
Cambiamento come crescita dunque, e non involuzione, recessione.
Superare i preconcetti che odorano di razzismo, gli stereotipi che trascinano il fardello della xenofobia, annientare i pregiudizi nei confronti della libera sessualità, liberarsi della corazza paleolitica dell’uomo cacciatore che brandisce il cellulare a mo’ di clava.
Si chiama semplicemente intelligenza, crescita, capacità di adattamento e ricerca costante di miglioramento.
Se dunque smettere di fumare è cosa buona, per te e per chi ti è intorno, smetti anche di pensare in modo tossico, per te stesso innanzitutto ma anche per la società, di cui, con la bellezza della tua individualità, sei componente prezioso e attivo.
Sulla preziosa arte del cambiamento, oltre al citato Einstein molti altri pensatori hanno offerto il loro pensiero:
“Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare” (Winston Churchill) “Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare” (Eraclito)
“L’unica costante della vita è il cambiamento” (Buddha)
E ora basta, perché in rete è pieno di aforismari e io non sono qui per fare loro concorrenza.
Posso però suggerirti di cercare l’aiuto di un professionista se il processo del cambiamento ti viene difficile da attuare, pur sentendone l’esigenza, esattamente come ti affideresti a un qualche specialista se non riuscissi a smettere di fumare con le tue sole forze.
Mi trovi a Monterotondo, un luogo incantevole specie sul finire dell’estate, oppure semplicemente a portata di dito dal tuo pc, senza doverti neppure mettere le scarpe!
Vedete, gira e rigira, il mio motto finisce sempre per dimostrare la sua efficacia. Fate allora in modo che la vostra mente abbia sempre la libertà di movimento del vento, e vedrete che dalle vostre idee non si sprigionerà mai puzza di stantio.
Ovviamente quindi… buon vento!