Una bellissima frase di Galimberti, che ho letto qualche giorno fa diceva: “Quando finisce un amore, non soffriamo tanto del congedo dell’altro, quanto del fatto che, congedandosi da noi, l’altro ci comunica che non siamo un granché.
In gioco non è tanto la relazione, quanto la nostra identità; l’amore è uno stato ove per il tempo in cui siamo innamorati, non affermiamo la nostra identità, ma la riceviamo dal riconoscimento dell’altro; e quando l’altro se ne va, restiamo senza identità.
Ma è nostra la colpa di esserci disimpegnati da noi stessi, di aver fatto dipendere la nostra identità dall’amore dell’altro. E allora, dopo il congedo, il lavoro non è di cercare di recuperare la relazione dell’altro, ma di recuperare quel noi stessi che avevamo affidato all’altro, al suo amore, al suo apprezzamento”.
Dopo una separazione, un lutto, un cambiamento sentiamo un bisogno impellente di ritornare a noi stessi. Nel corso della nostra vita, può accadere di sentirci persi e di non sapere più né chi siamo né dove stiamo andando. Non ci riconosciamo più, ci sentiamo vuoti e ciò che ci ha reso felici fino a ora, non ci dà più nessuno stimolo. All’improvviso, ci sembra di non sapere più cosa vogliamo. Per questo, è necessario ritrovare se stessi, per poter capire nuovamente in quale direzione andare.
Spesso sono proprio questi i momenti critici che spingono le persone a richiedere il mio supporto nel mio studio di Monterotondo oppure online.
Ma cosa significa ritrovare se stessi?
Il rumore della sofferenza, che proviamo durante queste situazioni difficili, può essere un’opportunità per scoprire nuovi lati della nostra identità che prima ignoravamo.
Ritrovare se stessi vuol dire imparare nuovamente a conoscersi, come se si avesse a che fare con una persona nuova. Si tratta di “scoprire” ciò che è stato coperto. “Scoprire”, letteralmente, significa togliere ciò che copre, togliere cioè, tutto quello che non c’entra con noi.
Proprio per questo motivo, è importante capire che la tua mente è sì, l’artefice del rumore, ma è anche lo strumento perfetto per svelare la consapevolezza di chi sei.
Superare con successo periodi difficili può portare a una trasformazione personale, dove diventiamo più forti e consapevoli di noi stessi nel lungo termine. La resilienza, ovvero la capacità di affrontare e adattarsi alle avversità, è fondamentale in questo percorso di ritrovare se stessi.
Alcune domande utili per ritrovare se stessi
In questo momento di smarrimento e di non riconoscimento alcune domande guida potrebbero rivelarsi illuminanti, come una segnaletica che all’improvviso appare su un percorso sconosciuto.
Come ti senti in questo momento? Prenditi del tempo per ascoltarti e per analizzare il tuo stato d’animo attuale. Cosa senti? Cerca di captare le emozioni che provi. Si tratta del primo passo per capire qual è la tua condizione attuale. Cosa senti? Tristezza? Senso di vuoto? Rabbia?
Cosa ti piacerebbe fare? Forse i timori, le limitazioni e i giudizi esterni e interni ti stanno limitando. Ma se non ci fossero cosa ti farebbe felice? Qual è la prima cosa che faresti, se potessi fare qualsiasi cosa liberamente?
Quali sono i tuoi bisogni e cosa ti blocca? Se hai compreso quello che ti piacerebbe fare, sai anche di cosa hai bisogno in questo momento nella tua vita. Concentrati su tutti quei giudizi, limiti, comportamenti, routine o doveri che ti allontanano dalle tue necessità. Per essere consapevole, devi conoscere luci e ombre di te stesso.
Quali sono i tuoi punti di forza e quelli di debolezza? Liberati per un attimo delle etichette che ti hanno dato gli altri. Secondo te, quali sono le tue migliori qualità e i tuoi peggiori difetti? Conoscere i punti di forza e di debolezza ti aiuterà non solo a conoscerti meglio ma anche a superare più efficacemente gli ostacoli che si presentano ogni giorno.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE