Grazie ma vado a piedi!

E torniamo a parlare di fobie.

In realtà, volendo fare una sorta di astrazione, potremmo affermare che più o meno tutto può essere ricondotto alla fobia:

che altro è la gelosia se non paura?

Oppure l’insicurezza, o ancora la depressione, l’invidia, l’insoddisfazione, l’arroganza, la timidezza …

Lavorando sui fantasmi che albergano nel nostro intimo riusciremmo a riacchiappare parecchie sfumature della nostra personalità, e quindi della vita, che invece ci sfuggono.

Ci sono fobie, o paure se preferite (termine equivalente ma di più lieve impatto, che meno individua un aspetto patologico), altamente invalidanti e verso le quali occorre agire senza se e senza ma, altre invece marginali, con le quali convivere è possibile.

Anzi, spesso queste piccole sfaccettature del comportamento, frutto di paure più o meno reali, vengono sbandierate, e quasi coltivate con amore nell’illusione che ci rendano particolari, più interessanti, addirittura unici.

Se ne contano a palate: ragni, buchi, vene, buio, luce, aereo, topi … insomma, tutto e tutti possono diventare fonte di paura, e visto che non condiziona un granché, ce la teniamo e la offriamo al mondo infiocchettata come un ornamento “sin da piccola ho avuto paura di …”, “no, ti prego, non farmelo vedere, … altrimenti urlo!”, “mi vengono i brividi solo a pensarci!”… riempitivi di serate fra amici, pillole di fascino, ottime scuse pret a porter.

Sono pronto a scommettere che non hai alcuna intenzione di liberartene; sarebbe un po’ come eliminare quella deliziosa gobbetta sul naso o il neo a lato del labbro che regalano unicità nell’imperfezione.

“No, grazie! Vado a piedi”. L’ascensore è lì, comodo e sostanzialmente sicuro, ma tu no! Col cavolo che lo prendi. Vai a piedi, fai le scale, … “ci vediamo sopra!” Tu sei quello che arriva spesso prima dei pecoroni ammassati in quella scatola, con il cabaret di pasticcini in bilico sul palmo della destra e la bottiglia nella sinistra, fresco come una rosa, l’unico a salvarsi in caso di terremoto, di black out, attacco missilistico o invasione degli alieni… e la conversazione per un quarto d’ora buono è garantita!

Bene! A parte l’indubbio vantaggio per la salute e il fisico, che non guasta, il problema non si pone fino, diciamo …al quinto piano! Tutto sommato l’Italia non è l’America e neppure Dubai, dove gli spazi sono elevati in altezza a sfiorare la volta celeste. A parte qualche sporadico caso i nostri alloggi e uffici sono tutti a portata “di piedi”, e questo agevola parecchio. Poni però l’ipotesi che i tuoi amici debbano inaugurare un bell’attico al trentesimo piano … che fai? Arrivi quando ormai stanno servendo l’ammazzacaffè?

Quella per l’ascensore è una di quelle paure del tutto irrazionali, non manifestatamente invalidanti e tutto sommato gestibili, condita di altre fobie, vere o presunte tali, quali la claustrofobia, il contatto ristretto con gli altri, la paura di soffocare, il catastrofismo, … insomma, come ogni fobia che si rispetti, non viaggia mai da sola.

E ora prova a rispondere:

  • che cos’è un ascensore?

Facile, null’atro che un mezzo di trasporto. In verticale, ma pur sempre un modo per spostarsi agevolmente che ha recentemente compiuto 160 anni. Quante volte potresti fare a meno anche degli altri, più quotati, mezzi di trasporto? Quante volte potresti fare quel tratto a piedi ma preferisci prendere l’auto, o un taxi, oppure un mezzo pubblico se non la bici?

  • che cos’ha quella piccola stanzetta viaggiante che non va?

Può rompersi, questo è vero, e qualora accada è in effetti innegabile che dovresti passarci qualche minuto all’interno. Sgradevole senza dubbio ma possiamo affermare con certezza che – a meno di un attacco missilistico o la famosa invasione aliena, piuttosto che la coincidenza di una qualche catastrofe naturale – le possibilità che ti accada qualcosa in tale frangente sono dell’ordine di una caduta di un asteroide sulla testa. Aggiungiamo anche che rischio e pericolo alitano sul collo a ogni azione della nostra vita, compreso il salire  a piedi attraverso le scale. Oppure pensi che la possibilità di scivolare e rompersi una gamba non sia neppure contemplata?

  • questa tua paura ti condiziona?

Certamente, come abbiamo detto, no! Almeno nella stragrande maggioranza delle situazioni.

  • E allora perché cercare di esorcizzarla?

In fondo il motivo principale è da ricercarsi nell’orgoglio e nell’autostima: devi essere tu a comandare le tue azioni, e non lasciarti trasportare da esse. Essere liberi significa anche questo, controllare le nostre paure, troppo spesso acquisite per abitudine o costruite mattoncino su mattoncino fino a superarci e schiacciarci.

Quindi, non prendere l’ascensore, se preferisci.

L’ho già detto e lo ribadisco: ne avranno giovamento salute e forma fisica.

Ma fai in modo che questi siano i soli motivi che ti spingono a macinare gradini.

E poi pensa … in quel metro quadro in fondo c’è qualcosa di magico.

 

Una specie di strumentazione da spettacolo di magia: un telo nero che cala e che, quando si rialza, ha fatto scomparire la realtà che avevi sotto gli occhi … ricala, si rialza, … ed ecco nuovi scenari.

“Signore e Signori, … voilà, il coniglio non c’è più!”

Il trucco c’è ma non si vede!

 

E infine pensa che a fronte di quei pochi piani che ti separano dalla meta ci sono realtà ben più “elevate”, difficili da raggiungere con le sole proprie forze (occhio alla metafora!).  Grattacieli ma non solo, … anche meraviglie del mondo: 1129 metri proiettati verso il cielo; e mentre il suolo si allontana da te, ne scopri la straordinaria meraviglia.

E sempre per restare nella metafora, potremmo compiere questa ascensione insieme, se non te la senti di affrontarla in solitario, e comunque sempre … vento permettendo!

Buon vento!

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

 

CONSIGLI DI LETTURA:

Lakhous A., Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio, La Fertrinelli

Young-ha K., Che cosa ci fa un morto nell’ascensore?, O Barra O Edizioni

 

 

 

 

 

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