L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, ma, aggiungerei io, anche sulle tradizioni.
Mi capita spesso di pensare a quanto noi italiani veniamo veicolati ed influenzati dalle tradizioni che ci fanno sentire patriottici. Per questo ho ripensato ad una particolare situazione che si è creata nel mio studio di psicologo a Monterotondo.
Molti pazienti, mentre mi parlavano dei loro problemi personali, hanno fatto allusioni a delle scene che sono avvenute durante Sanremo. Quest’anno, infatti, il Festival ha frantumato record di ascolti a non finire. All’inizio non ho dato molto peso alla cosa, ma poi ho capito che chi ha seguito il Festival non ha passato solo una serata di intrattenimento, ma è stato veicolato da messaggi importanti, messaggi morali ed etici, avendo comunque una visione non del tutto panoramica sul fatto che questi messaggi passano sempre attraverso il canale televisivo.
Soprattutto i genitori hanno sottolineato il comportamento di uno dei partecipanti del Festival: Blanco, che nel corso della prima serata si è lasciato andare ad uno sfogo di rabbia sul palco dell’Ariston, devastando la scenografia floreale simbolo di quella cultura sanremese che prosegue negli anni. I genitori si sono molto espressi su questa questione per un motivo abbastanza chiaro: si sono immedesimati in quella scena pensando ai loro figli.
Essere genitori all’epoca di Blanco
Il comportamento di Blanco è simile a quello del bambino imperatore, quindi un bambino è angosciato e che non ha il controllo dei propri freni emotivi e non è in grado di governare il proprio veliero. Se il bambino non viene allenato con i giusti no e le giuste regole dai genitori nel palcoscenico della vita il suo veliero andrà a frantumarsi.
Oggi essere autorevoli è difficile, tanto che ci troviamo di fronte a due modelli educativi, che non sempre trasmettono autorevolezza:
– Genitore zucchero filato. Colui che si affida all’idolo della felicità e desidera il meglio per suo figlio. «L’errore però è che dà amore senza le regole. Senza di esse il bambino è angosciato e smarrito, per questo dare regole è un dono d’amore».
– Genitore sceriffo. All’estremo opposto c’è colui che si affida all’idolo della legge: cercando di fare il meglio per suo figlio, dà solo regole. «L’ambiente che crea però è un luogo freddo. Il bisogno primario di ogni bambino, in classe come a casa, è vedersi nello sguardo di chi educa e sentirsi amato».
Cos’è l’educazione?
“Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce” diceva Pascal e soprattutto le emozioni difficili sono dei maestri interiori. Ogni emozione è un postino che ci recapita un messaggio per comprendere meglio noi stessi, il mondo e il nostro rapporto con esso. Questo è uno dei primi valori chiave che dobbiamo tramandare ai nostri figli. Cercate di non dire loro di “essere felici” o di “non piangere”, ma lasciateli essere esploratori e conoscitori di quelle percezioni. Chiedete loro qual è il significato che per loro hanno.
Avere un buon dialogo interiore è qualcosa che spesso manca anche agli adulti. «Insegnare dunque l’educazione empatica è un occasione per crescere insieme a loro nell’educazione del cuore».
Quando accettate di dedicare il vostro tempo a vostro figlio, gli state dicendo tre cose a livello affettivo: “tengo a te”; “credo in te”; “ci sono per te”. E non dimenticate che, però, dovete fare pratica anche voi adulti, perché, con i bambini, è l’esempio che conta. A volte, per sentirsi genitori efficaci può essere utile l’aiuto di un professionista, per questo molti richiedono il supporto di uno psicologo in presenza oppure online.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE