«Io ti piacerò sempre, Dorian» replicò «Volete del caffè? Cameriere, ci porti caffè, fine-champagne e sigarette. No, non importa le sigarette – Ce le ho. Basil, non posso permetterti di fumare sigari. Devi prendere una sigaretta.. Cosa si può volere di più?»
A parlare è lord Henry, il cinico e impenetrabile amico di Dorian Gray, in uno dei discorsi più gettonati del capolavoro di Wilde.
Siamo nella Londra di fine ‘800, dove se non sei “dandy” sei automaticamente uno sfigato, e i giovani della bella società si pipano di oppio dal mattino alla sera e tracannano assenzio come gazzosa. La sigaretta, così come la conosciamo nella sua forma moderna, è nata da poco e rappresenta ancora una novità rispetto al puzzolente e stantio sigaro. Vogliamo forse che il nostro buon vecchio Lord Henry, fine cultore di ogni stravizio purché sia esclusivo ed elitario, fervente cultore del “muori giovane e lascia un bel cadavere” (purché ovviamente si tratti di altri, visto che lui non è di primo pelo!) si lasci scappare l’occasione di passare alla storia letteraria come uno dei primi tabagisti?
Negli anni ’20 la sigaretta diventa poi d’obbligo quanto il cappello e i guanti, in particolare per le signore che la sventolano come simbolo di emancipazione (teniamo conto che qualche annetto più tardi, essendosi fatte un po’ più furbe, optarono per lanciare i reggiseni per aria). Piuma sulla testa e bocchino lungo 15 metri o non si esce di casa! Sono gli anni in cui i medici ne osannano i benefici, arrivando a prescrivere il fumo di sigaretta per la tubercolosi! Mica per niente la letteratura e i melodrammi dell’epoca sono pieni di fanciulle che appena ventenni tirano il calzino sputando sangue mentre il loro amato bene emette potenti “do di petto” che infrangono i vetri di un quartiere intero!
Ma la botta finale, quella che incorona il fumo a simbolo di “quanto sono fico”, arriva con Hollywood, e per anni e anni i divi, immortali nell’immaginario ma spesso finiti prematuramente sotto un paio di metri di terra, scatarrano senza posa per più di due ore avvolti da nuvole di fumo che si possono tagliare con l’affettatrice: “me ne fa due etti?” “sono quasi tre … lascio?”.
Pensate poi che erano tempi in cui al cinema era permesso fumare, anzi, ci si sentiva quasi in obbligo di farlo appena posato il sedere sulla poltroncina … immaginate la scena: sullo schermo i vari Cary Grant, Humphrey Bogart, Marcello Mastroianni, Sofia Loren e Rita l’atomica che si maciullano i polmoni a suon di dollari, e in sala, dove l’aria puzza come la fogna di Calcutta, centinaia di illusi / barra / sfigati che cercano di imitare l’irresistibile “fascino del catarro”!
Vogliamo poi toccare il tasto del mondo della musica e delle sue star “dannate e maledette”, con mozzicone pendulo, ascella ipertricotica sudaticcia, occhiaie che fanno da calzini e voce roca e cupa che mette in subbuglio gli ormoni delle adolescenti ma denuncia inequivocabilmente, all’orecchio esperto, un bell’Edema di Reinke o qualche polipo alla laringe?
Ormai siamo sufficientemente cresciutelli, soprattutto a livello informativo, da essere ben consci che la sigaretta non cura la tbc né trasforma in seducenti maggiorate o in sciupafemmine da oscar, e grazie al cielo le lotte per la parità non si fanno più dando fuoco ai push up o beccandosi la bronchite cronica.
E allora, fatti un paio di domande sul perché continui ad abbrustolirti i polmoni. Lo devi a te stesso, alla tua famiglia e pure al tuo portafogli (il conto lo hai già fatto più volte, ne sono certo!)
La mattina ti svegli con un alito con cui potresti fare la deblatizzazione in tutto il Colosseo e con la lingua che ha assunto la consistenza del peluche preferito di tuo figlio, o con la sensazione che un topo di fogna ti attraversi il gargarozzo?
Bene, direi che stai concorrendo al titolo di tabagista dell’anno.
Che è un problema, e serio, lo sai, e non c’era bisogno che fossi io a dirtelo; persino chi ti vende le sigarette e ne ha il monopolio cerca di ficcartelo in testa, in barba alla palese contraddizione, decorando i pacchetti con simpatiche foto di tracheotomie e di polmoni che sembrano gli avanzi della grigliatona del primo maggio con tanto di didascalia intimidatoria.
I tabagisti incalliti si possono catalogare in quattro gruppi:
- lo sprezzante, quello la cui filosofia è “chi se ne frega, tanto di qualche cosa bisogna morire”. Discorso ineccepibile … bisogna però chiedersi anche “come” morire!
- lo smemorato, quello dello “smetto domani”. Peccato che il concetto di “domani” si rinnovi ogni giorno e la memoria è troppo corta per ricordarsi che lo ha già detto il giorno prima.
- il “border” – scroccone, quello che “questa è l’ultima”, ma siccome era l’ultima, passa la giornata a scoccarne agli altri, “io non le compro più … questa è l’ultima”
- il fifone, “morirò, me lo sento. Vorrei tanto smettere … ma proprio non ci riesco”; è per lui che hanno inventato i copripacchetti colorati e decorati a fiorellini di campo. Insomma un campione nel prendersi per i fondelli da solo!
Tutti però si raggruppano sotto due macro-categorie:
- i Goderecci, ovvero quelli della setta del “mi piace e quindi non smetto”;
- gli Apatici, quelli che “mi fa schifo ma non smetto”
Per non fare troppi giri di parole, a qualsiasi categoria tu appartenga, mi spiace dirtelo ma sei dipendente!
Attenzione però, perché fumare non necessariamente coincide al concetto di “dipendente”.
Prova a fare questa considerazione:
Ti piace farti un bicchierino di quello buono ogni tanto? Magari anche qualche brindisi di troppo se la tua squadra vince la Champions. Oppure ti è capitato di alzare il gomito una volta per annegare un momentaccio da dimenticare?
Magari sei pure astemio, ma il discorso è comunque valido per arrivare al concetto: concedersi una fresca birretta o un buon bicchiere non equivale assolutamente a essere alcolista, ergo … fumarsi una sigaretta non significa essere tabagista.
In sostanza bisognerebbe ottimizzare il concetto espresso da Lord Henry:
“Una sigaretta è il tipo perfetto del perfetto piacere…
Può anche essere un piacere, e perché no! … de gustibus … in fondo, quanti trovano fonte di godimento in piaceri alquanto discutibili, tipo il mangiarsi bacherozzi pastellati, o alzarsi alle sei del mattino per correre in mezzo al traffico, oppure farsi prendere a legnate dal partner? Lasciamo che pure la sigaretta possa essere un piacere!
Ho detto “la” sigaretta, non 10-20-40 al giorno! E poi scusa, perché il piacere sia tale è condizione necessaria che sia sporadico, altrimenti è norma, che sfocia in vizio. Oppure vuoi dirmi che godi come un satiro per 20-30-40 volte al giorno, a ogni scatto della rotella dell’accendino?
No dai, non ci credo!
… È squisita e ti lascia perfettamente insoddisfatto”.
Beh, “squisita” va a gusti … e ci sarebbe da discuterne; sull’insoddisfazione mi trovo maggiormente d’accordo, anzi il saggio Henry dice “perfettamente insoddisfatti”, ovvero soddisfazione Zero tondo. È forse proprio qui la chiave del tabagismo: puoi arrivare al fondo del pacchetto ma resti sempre e comunque insoddisfatto, e allora, appena ti svegli con la bocca che sembra una coltivazione di muffe, ricominci per vedere se prima o poi questa dannata soddisfazione arriva.
E se io ti dicessi che invece puoi ricavare la “soddisfazione perfetta” anche da una sola?
Voglio darti un gancio, anche se non esce dalla penna di Wilde:
“il limite di ogni piacere è solo uno: un piacere più grande”
Lo so, ci hai provato, e sarebbe l’ideale, per la salute, per il conto in banca, per la tua famiglia … ma da solo NON-CE-LA-FAI! E allora io cosa ci sto a fare?
… concedersi una sigaretta e poi godersi il piacere e la soddisfazione di poter fare a meno delle altre. Questo sì che è un Piacere con la P maiuscola!
Chiamami, anche su Skype, comodamente dal divano di casa tua con il posacenere sul bracciolo, se pensi che al momento proprio non puoi fare a meno di aspirare fino al filtro.
Le soluzioni ci sono, ma ricorda che dobbiamo partire da un punto fermo, in mancanza del quale pure il Padre eterno ha le mani legate: la tua volontà.
Ti aspetto, anche se tutto sommato mi aspetto che tu dopo questo articolo abbia già smesso.
Buon vento … hai presente quello che soffia contro e non ti permette di accendere neppure se ti metti a testa in giù dietro un platano? Ecco … quello!
Consigli di lettura
Skorjanec B. (2008)
Come smettere di fumare
Nardone G., Watzlawick P. (1990)
L’arte del cambiamento: La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi