L’estate: un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove. In questi afosi giorni di Agosto è uno dei miei pensieri costanti tra un appuntamento e l’altro nel mio studio di Monterotondo.
E’ tempo di vacanze e di partenze, quindi è anche tempo di valigie. Sin da bambino della partenza mi piace il saluto dell’alba, l’odore delle valigie piene di vestiti e sogni, l’indugiare dei pensieri nei corridoi e nelle stanze di casa, sapendo che al ritorno saremo cambiati. Lo stesso Edmond Haraucourt diceva: “Partire è un po’ morire ,è morire rispetto a ciò che si ama: si lascia un po’ di se stessi a ogni ora e in ogni luogo”.
Ma ogni viaggio non richiede solo sogni, aspettative e miraggi, richiede anche strategica pianificazione. Fare le valigie è un’arte.
Non so perché ci portiamo sempre così tanta roba in vacanza, ma posso ipotizzare che il motivo sia che ogni volta pensiamo che la vacanza sia una vita, una piccola vita in miniatura, in cui bisogna avere l’occorrente. Per tutto quello che potrebbe capitare, non si sa mai quale avventura, quale storia, quale passione.
Forse uno dei viaggi più importanti lo stiamo percorrendo da anni, ma siamo sicuri di aver messo tutto nella nostra valigia?
La vita è un viaggio continuo, con una meta in continua ridefinizione, come quando il navigatore, sbagliando strada ti dice: “Ricalcolo, ricalcolo”.
La metafora della valigia è una di quelle metafore che uso spesso in terapia, per simboleggiare il peso che ci portiamo dietro tutti i giorni.
Secondo te è conveniente, nel viaggio della vita, portarci dietro valigie enormi solo perché non riusciamo a discriminare cosa sarebbe utile ad un certo punto lasciare andare?
A volte, per muoverci più spediti nel nostro cammino di vita, è necessario guardare cosa abbiamo messo nella valigia. E decidere che alcune cose possono essere lasciate andare. Non per questo si perderanno. Semplicemente smetteranno di essere zavorre che ci tengono legati o appesantiti.
Alcune cose le lasciamo andare per sempre, dopo aver capito il ruolo che hanno avuto nella nostra vita. Altre le lasciamo in un posto sicuro per quando ci serviranno.
Insomma, non è il caso di portare i doposcì in una vacanza al mare, solo perché si sa che poi arriverà l’inverno.
Utilizzo la metafora delle valigie perché questa operazione di cernita e di disamina è una delle cose che si possono fare in una terapia, ma è un’azione attuabile anche e soprattutto fuori dal contesto terapeutico.
Liberarci di ricordi, emozioni, non detti, investimenti di altri su di noi, sensi di colpa, miti familiari o personali, di tutte le paure presenti, passate e future e di tutte le incertezze, che sono solo un peso da trasportare, per lasciare spazio per la passione in quello che si fa e si ama, la fiducia in se stessi e nella vita, stima e di gratitudine, voglia di crescere, di avere più competenze.
Riempi le tue valigie di possibilità. Goditi questa infinita lentezza che precede il viaggio, lancia in aria i dadi della curiosità e sappi che comunque andrà tutto bene.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE