Sesso…Sarà per l’eccesso di “S” … ben tre in una parola di sole cinque lettere, nonché unica consonante, fatto è che questo termine un po’ sibilato ci crea non pochi problemi.
Non la pronunciamo mai con naturalezza, pur essendo fra quelle più usate, strausate e inflazionate, ma sempre con un sussulto che sfocia in sussurro o verso toni alti in falsetto, a seconda della personalità e del contesto.
Di per sé, se non la inseriamo in uno specifico contesto di discorso o pensiero, non la associamo a nulla di tutte quelle cose di cui si nutre: amore, ciclo riproduttivo, passione, anche violenza. È quasi come se fluttuasse nel vuoto, nata solo per crearci imbarazzo.
Persino la voce cambia impercettibilmente, e l’espressione del viso.
Il corrispettivo inglese, ormai ripetuto come un mantra a livello mondiale, non se la cava meglio:
SEX … qui, anche se la “S” è una sola, quella “X”, che si mangia l’unica povera vocale, si trascina in un sibilo che suona come un raggio laser: sexsssssssss
Mi confesso. Avevo intenzione di scrivere un articolo che trattasse dell’importanza del sesso all’interno della coppia, poi però mi sono fermato a riflettere e mi sono detto:
“Federico, è chiaro che il sesso giochi un ruolo chiave in una coppia! Sarebbe un po’ come chiedersi quanto influisca l’appetito in una cena o il sonno per una buona dormita. C’è poi un altro aspetto. E i single? Coloro che non costituiscono una metà ma sono un tutt’uno con loro stessi? Perché escluderli?”
Insomma, gira e rigira sull’argomento ho finito con l’incartarmi sul termine stesso, trovando assai interessante, dal punto di vista psicologico, indagare l’effetto che produce.
Pronunciata dai bambini la parola sesso suscita “Ohhhhhhh …!”
Udita dai bambini suscita “Hihihihiiiii …!”, sghignazzi e risatine.
Eppure altro non è che una parola che si riconduce a una bella serie di elementi chiave della nostra vita.
Sul sito della Treccani on line produce un risultato di ben una quarantina di righe, distinto in complesso di caratteri anatomici, appartenenza a genere, apparato sessuale, fatti e comportamenti ad esso legati.
Facciamo un esperimento (poi magari postatemi i risultati, se avete voglia!):
- pronuncia a voce alta la parola “SESSO” e osservati in uno specchio, oppure fatti un selfie, ancora meglio.
- ora osserva il risultato e cerca di analizzare le tue sensazioni e l’espressione;
- infine cerca di capire quale nesso logico la tua mente abbia fatto: organo fisico, genere distinto, situazioni particolari e legate alle tue fantasie, un contesto di amore oppure di semplice sfogo fisico.
- Scommetto che siete pochissimi quelli che hanno pensato a “uomo-donna”, “maschio-femmina”, “uomo-uomo”, “donna-donna”;
- un po’ di più quelli che hanno visualizzato l’organo preposto alla funzione riproduttiva;
- in molti invece avete viaggiato con le più recondite fantasie.
E fino a qui è tutto normale.
Succede però che per alcuni la parola sia difficile da pronunciare a voce alta, persino da soli.
Paradossale è il fatto che di contro abbiamo molta più facilità a esprimerci con le cosiddette “parolacce” che a tale termine siamo soliti associare. Non le scriverò altrimenti mi bannano (facebook mi bannerà comunque visto l’utilizzo della parola dell’articolo), confidando nella vostra erudizione in materia, ma vorrei che arrivasse chiaro il concetto:
- “sesso” = organo fisico = difficoltà nel pronunciarlo. Per la verità non hanno miglior fortuna i termini strettamente scientifici che lo distinguono;
- “c.@@o” “@i@a” e tutto l’immenso lessico a essi associato = estrema facilità, soddisfazione e consuetudine.
- “sesso” = come genere= limitato al periodo della gestazione (“di che sesso è?” anche se si preferisce il vezzeggiativo “maschietto o femminuccia?”) e alla compilazione di freddi moduli amministrativi (M – F)
- “sesso” = azione = relegato a un contesto quasi scientifico e quindi problematico (“Problemi legati alla sfera del sesso”, “Il sesso nell’adolescenza” “Lo sviluppo sessuale” “La sessuologia” …)
- “sc@@@re” “t@@mb@re” (andate di fantasia per favore!) = facilità di pronuncia ed effetto quasi liberatorio
- “fare l’amore” = espressione circoscritta a pochi romantici, quasi esclusivamente di genere femminile.
Che cavolo dunque ci frulla nel cervello?
Escludendo la fantasiosa ipotesi dell’eccesso di “S” (anche perché in tal caso dovremmo sobbalzare anche alla parola “sasso” o “assessore”!), dobbiamo ricercare il problema – sempre ammesso che di problema si tratti – nel pluristratificato e ammuffito bagaglio di convenzioni che fanno la nostra storia sociale. In una parola, retaggi culturali che albergano in noi seppur nella nostra totale inconsapevolezza e involontarietà.
No, le “S” non c’entrano nulla; molto invece c’entra quell’odore di peccato, sbagliato, cattivo, punibile che i secoli ci hanno trasmesso e per il quale la parola “sesso” diventa accettabile quando rivestita di illuministico spirito scientifico e di contro viene esorcizzata, in una sorta di carnevale linguistico, attraverso la parolaccia, catartica e dissacratoria.
Ora mi piacerebbe che ognuno di voi proponesse un’allocuzione personale che riesca a esprimere in modo del tutto libero la parola “sesso”.
La mia proposta è: amare divertendosi.
Quindi, se desideri che la tua “sfera sessuale” (… ed è bene che mi fermi altrimenti pure su questo “sfera” potrei lanciarmi in qualche fantasiosa digressione) rotoli senza intoppi allegramente e non si tramuti in uno spigoloso e inamovibile cubo, chiamami, e insieme cercheremo di soffiare per farle riprendere velocità.
Buon vento!
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola