Hai mai provato quella sensazione di schifo addosso? Come se ciò che avessi toccato non potesse più staccarsi da te, qualcosa di letale e di inalienabile, qualcosa di pericoloso e di aggressivo, che ti pervade alla velocità della luce.
Una superficie sporca, il contatto con una persona infetta, un cibo avariato, un sintomo sospetto… Possono essere diversi i campanelli d’allarme che fanno scattare l’allerta per due potenti alleati, che spesso agiscono insieme: il primo è l’ossessione per la pulizia, il secondo è l’ipocondria.
Chi ha l’ossessione per la pulizia, oltre a passare la maggior parte del suo tempo in attività di lavaggio e disinfezione, costringe anche gli altri membri della famiglia, bambini inclusi, a comportamenti in linea con l’ossessione rendendo loro la vita impossibile. Chiaramente l’obiettivo di ciò è la sicurezza e la salvezza, per tenere eretto il “tempio della pulizia”.
Ma anche l’ipocondria ha uno scopo nobile, infatti tutti abbiamo paura delle malattie. Perché non dovremmo? La paura di una morte improvvisa o di una prolungata sofferenza è la paura più naturale di cui si possa soffrire.
Quando però queste paure si trasformano in terrore entriamo nel campo della sofferenza e del disagio psicologico. E un dato è certo: la paura delle malattie e l’ossessione per la pulizia creano grande sofferenza, fanno vivere male, limitano intensamente la sfera personale, familiare, lavorativa e psicologica.
A volte i fattori sociali favoriscono questo disagio. Siamo nel secolo dei virus, ce lo ha insegnato bene il Covid, che ha incrementato la percentuale di ipocondria e di ossessione per la pulizia nel mondo. Tutti abbiamo avuto (ed abbiamo) l’ansia della “positività”, tutti ci siamo preoccupati per quel colpo di tosse sospetto, tutti abbiamo pulito compulsivamente le superfici con le salviettine igienizzanti o abbiamo sfregato le mani con litri e litri di Amuchina per spergiurare il contagio, ce lo ricordiamo tutti e lo ricordano bene anche le superfici del mio studio di Monterotondo.
Per chi soffre di ipocondria la paura ha diverse sfaccettature: paura delle malattie, della morte, della sofferenza fisica, di sintomi fisici dolorosi, fastidiosi e persistenti, ma la particolarità è che questa paura è multiforme. E’ comune infatti che chi soffre d’ipocondria «cambi» periodicamente l’oggetto delle sue paure. Si assiste a una continua “migrazione” dei sintomi e delle cause del problema.
Cosa fa un ipocondriaco per sopravvivere?
- Consegue una spasmodica e continua ricerca di sintomi, fastidi, sensazioni preoccupanti, dolori che attuano ascoltandosi continuamente e sottoponendosi a ripetute visite specialistiche, esami diagnostici fino a veri e propri check up. Questo viene fatto con il nobile obiettivo di ritracciare le potenziali minacce, ma, paradossalmente, pur ascoltando e controllando compulsivamente il proprio corpo, crea difficoltà a stare in contatto con le proprie sensazioni, con i propri sintomi.
- Mette in atto un pervasivo comportamento di ricerca diagnostica, attraverso la consultazione di Internet, per rassicurarsi su sintomi, malattie, diagnosi, cure. E’ la cosiddetta cybercondria, un fenomeno sempre più consolidato e in aumento grazie all’avvento dell’era digitale. Ma è davvero “sicuro” affidare la nostra salute ad un’anonima platea di persone, spesso nemmeno professioniste, che emette sentenze sul web? Sarà davvero abilitato dottor Google alla professione?
- Si sfoga con gli altri. Il parlare, comunicare le proprie ansie, condividere le proprie angosce, i propri timori sono il modo più diretto con cui il paziente ipocondriaco sommerge il sistema relazionale a lui circostante: coniugi, familiari stretti, parenti, amici, conoscenti, colleghi, perfino estranei… Ma anche qui avviene un effetto paradossale: la continua lamentazione e il comunicare i propri timori e le proprie paure ha il potentissimo effetto di amplificazione interna delle proprie percezioni, ideazioni ed emozioni, suggellando definitivamente il ciclo vizioso dell’ipocondria classica.
La Psicoterapia Breve è ritenuta oggi una forma di intervento che può permettere di affrontare con successo l’ipocondria. Essa guida la persona, attraverso opportune esperienze emozionali correttive, ad essere maggiormente consapevole dei propri stati affettivi e del modo attraverso cui il funzionamento della mente determina il proprio comportamento.
Invece come può gettare la spugna chi è ossessionato dalla pulizia?
Le caratteristiche principali del disturbo ossessivo compulsivo sono l’irrefrenabilità, l’inevitabilità e la ritualità. Lo scopo con il quale vengono messe in atto sequenze di azioni ritualizzate è quello di prevenire o rimediare ciò che si teme, di solito malattie o contagi. Ciò è generato dal dubbio o dalla paura di essere stati contagiati o di poter contrarre una malattia, cui seguono comportamenti di pulizia e disinfezione per prevenire o rimediare il danno.
La Terapia Breve Strategica utilizza la stessa logica non ordinaria del disturbo e calza l’intervento, come un abito di sartoria, alle caratteristiche specifiche del disturbo, che presenta, in ogni caso, molte originalità e differenze individuali.
Un germe potente, dal quale bisogna difendersi, è quello che rende sporchi i nostri pensieri, rendendoci la vita pesante e faticosa, perciò è bene, che contro di lui, spalanchiamo le porte e le finestre del cuore, facendo entrare aria nuova e sana. Bisogna essere lucidi mentalmente, puri moralmente e fisicamente puliti.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE