Oggi voglio raccontarti una storia “illuminante”, la cito spesso durante le sedute nel mio studio di psicologo a Monterotondo oppure online.
Sotto un lampione c’è un ubriaco che sta cercando qualcosa. Si avvicina un poliziotto e gli chiede che cosa abbia perduto.
«Ho perso le chiavi di casa», risponde l’uomo, ed entrambi si mettono a cercarle.
Dopo aver guardato a lungo, il poliziotto chiede all’uomo ubriaco se è proprio sicuro di averle perse lì.
L’altro risponde: «No, non le ho perse qui, ma là dietro», e indica un angolo buio in fondo alla strada.
«Ma allora perché diamine le sta cercando qui?»
«Perché qui c’è più luce!».
Questa bizzarro aneddoto è conosciuto come “Il Paradosso del Lampione” ed è citato dallo psicologo Paul Watzlawick nel suo celebre libro Istruzioni per rendersi infelici.
Cosa simboleggia il Paradosso del Lampione?
Questa storia ci fa sorridere, ma al contempo ci fa anche riflettere, perché, come spesso accade, davanti alle cose che ci fanno ridere, ridiamo anche un po’ di noi stessi e della realtà che ci circonda.
Infatti il paradosso del lampione ci ricorda che spesso cerchiamo di risolvere un problema nel modo per noi più facile, tralasciando che non sempre è detto che il mondo più facile sia il modo più giusto e sensato. Molte volte finiamo col preferire la ripetizione di azioni sbagliate, ma familiari, piuttosto che affaccendarci per trovare nuove strade.
Il nostro archivio mentale, anziché cercare la “chiave” nel posto giusto, ma ignoto, ci spinge a cercarla “sotto il lampione”.
Il cervello, cioè, attinge a vecchie soluzioni, pur se vane, invece di cercarne delle nuove ed efficaci “nel buio”. Pur consapevoli che cercare “la chiave” nel posto sbagliato non aiuta a risolvere il problema, ci incaponiamo e riproviamo per evitare di percorrere nuove strade, perché ciò ci costa fatica, rischiando così di restare incastrati in una ricerca senza fine sentendoci come un criceto nella ruota.
E invece come si risolve un problema?
Il più delle volte la soluzione è nascosta al buio, dentro di noi, nella zona scomoda che ci chiede di fare un passo più là delle nostre abitudini.
In fondo è solo esplorando queste zone che, sobri, troveremo la chiave per rincasare.
E’ necessario uscire dalla nostra “comfort zone” e sperimentare nuove strategie, perché nell’apparente “pericolo cresce anche ciò che salva”. Questa zona di apprendimento è la via in cui ci si sente in caduta libera e incredibilmente fiduciosi allo stesso tempo, poiché si comincia a percepire la forza di se stessi e del mondo che ci sostiene, intorno e dentro di noi, che aspetta solamente di essere scoperto. D’altronde “non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose”.
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Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE