C’è chi dice no?

Esiste un’età dei “perché” e una dei “no”, entrambi sprofondate in un passato onirico e quasi dimenticato, oppure spesso mitizzato.

Se ci avete fatto caso, infatti più il tempo passa, e con esso l’età, più il nostro vocabolario, pur arricchendosi di termini sempre più forbiti e complessi, di contro s’impoverisce di quelle parole semplici che hanno dominato nella nostra infanzia.

Raramente ci chiediamo dei “perché”, se non in modo retorico o polemico, privo di curiosità, ma soprattutto è il “no” a scomparire praticamente del tutto.

Ricordi?

No Yelling

C’è stato un tempo in cui questa semplice sillaba era la tua bandiera di  ribellione ai genitori, alla scuola, alle istituzioni, alla vita stessa.

 

“No” non era una risposta, perché non ti veniva posta alcuna domanda:

“Copriti!”

“NO!”, anche se morivi di freddo.

“Mangia!”

“NO”, anche se avresti addentato pure il gatto.

“Smettila di mangiare!”

“NO”, anche se il sedere non entrava più nei pantaloni.

“Studia!”

“NO”, anche se voleva dire bruciarsi l’estate.

“Non rientrare tardi!”

“NO”, anche se alle dieci e mezza cascavi dal sonno.

 

Niente domanda, nessuna accondiscendenza; è palese e, se vogliamo vederla in ottica pedagogica, pure giusto per crescere.

Ma ora?

Ora che ti ritrovi dall’altra parte della barricata scopri di aver esaurito la scorta dei “no”. Forse ne hai abusato, e la vita non offre ulteriori consegne di questa preziosa merce, e quindi sei costretto a mettere fondo al bagaglio dei “sì” che invece è ancora praticamente intatto nel suo imballaggio.

“Sì” sul lavoro;

“sì” per non dire “no”;

“sì” per non deludere;

“sì” per accondiscendere;

“sì” per non litigare;

“sì” per paura;

“sì” per farsi amare.

 

Chi di voi ha qualche reminiscenza scolastica, ricorderà i tre “Sì” che condizionarono pesantemente la vita di Gertrude, l’affascinate Monaca di Monza di manzoniana memoria: tre sì pesanti, il primo dei quali pronunciato senza convinzione, per troppa leggerezza, l’ultimo in preda alla perdizione e all’inganno; in mezzo l’unico Sì consapevole, quello all’amante, declinato dall’aurore con quella frase diventata celebre “la sventurata rispose”, che contiene condanna ma anche pietà.

 

 

 

 

 

Per tornare a noi, quanta consapevolezza c’è nei tuoi “Sì”?

Quante volte sono solo una soluzione di comodo, se non un’autentica mancanza di coraggio?

Era il 1987 e Vasco, il ribelle per eccellenza, riempiva l’etere con un coro che ancora oggi infuoca gli stadi:

“C’È CHI DICE NO”.

c’è qualcosa…

che non va

in questo cielo

c’è qualcuno…

che non sa

più che ore sono!

quanta gente comunque ci sarà…

che si accontenterà!!!

 c’è qualcuno….

che non sa….

….più cos’è un uomo

C’È CHI DICE NO!”

Già! MA CHI IN EFFETTI DICE NO?

Sinceramente non metterei la mano sul fuoco che neppure lo stesso Vasco sia stato in grado di farlo effettivamente.

Forse potremmo addirittura dire che:

“C’è chi … predica bene e razzola male” oppure che “C’è chi dice … Nì”.

 

Dire “no” costa. È difficile e richiede parecchio coraggio oltre a una personalità granitica.

Ne abbiamo detti tanti nella nostra adolescenza, che ora ci rimbalzano addosso come palle di gomma lanciate dai nostri figli.

Non è più tempo di ribellione, ma neppure di piegare le ginocchia. Quello è un tempo che non deve mai venire!

Sono le parole più corte del nostro ricchissimo vocabolario, le uniche pronunciabili da sole e le più incisive e determinanti.

Scrive Primo Levi:

“Considerate se questo è un uomo

Che muore per un sì o per un no”

“Sì”, “No”, … mettiamoci in mezzo pure “Forse”, anche se suona un po’ come vigliacca via di fuga …

 

 

… fatto è che dovremmo realmente riscoprirne il valore, magari tuffandoci in un’adolescenziale spirito vitale, che non significa cinquantenni con il chiodo o gli short girochiappa  – fin troppo frequenti e oserei dire patetici – ma consapevoli della propria capacità decisionale e del tanto strombazzato “libero arbitrio”.

Ora che la vita ti ha insegnato molte cose, anche a modulare i tuoi istinti e a smussare gli angoli, è il momento di comprendere il valore che si nasconde nelle più piccole cose, con coraggio e a testa alta.

Ricorda che se non riesci a recuperare qualche sano “no” avanzato dal tuo bagaglio di sedicenne, io posso aiutarti a reperirne all’occorrenza.

Sono i “No” sacrosanti che devi tirare fuori dalla tasca o dalla borsetta quando ti sfruttano o si approfittano dei tuoi scontati “sì”.

“No” che possono cambiare le cose, e cambiano la vita.

E non sono solo io a essere un sostenitore del “No”!

Ne vuoi una prova?

Un ‘no’ detto con la più grande convinzione è migliore e ha più valore di un ‘sì’ pronunciato solamente per compiacere, o, cosa peggiore, per evitare dei problemi.

(Mahatma Gandhi)

L’arte della leadership è dire di no, non dire di sì. E’ molto facile dire di sì.

(Tony Blair)

Gli uomini veri impazziscono per le donne che sanno dire di no.

Gli stupidi si accontentano di quelle che dicono sempre sì.

(Marilyn Monroe)

Un no bene acconciato è alle volte più gustoso di un sì mal condito.

(Ettore Mazzuchelli)

Pensare è dire no.

(Alain Émile-Auguste Chartier)

 

E allora, … buon vento! Ma se il vento non ti piace, o ti disturba, rispondimi con coraggio … “No! Buon sole/pioggia/neve/calma/chettepare …”

… e se allora, per questa volta, la risolvessimo con un …

… Buon Natale?

 

 

 

 

CONSIGLI DI LETTURA:

Altucher J., Altucher C.A., Il potere del NO, My Life ed.

Maffioletti C., Bastava dire no, Marsilio ed.

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