Per l’ennesima volta, l’altro giorno, nel mio studio di Monterotondo ho sentito narrare una “storia d’amore” non a lieto fine, la cui trama sembrava un vaso di Pandora da cui uscivano, uno dopo l’altro, «tutti i disagiati della mia vita: traditori in gran parte, con doppie e triple vite, capaci di sparire all’improvviso e riapparire dopo mesi o anni». I cosiddetti casi umani.
Le relazioni, al giorno d’oggi sembrano così difficoltose, sembra che ci troviamo in un periodo definibile come “casumanesimo”. Non credi?
Ognuno ha una definizione di “caso umano” e molte definizioni sono certamente riconducibili a determinare categorie o più specificatamente a determinati nomi propri di persone. In genere definiamo un caso umano qualcuno che delude le nostre aspettative.
D’altronde al giorno d’oggi si riempiono tutti la bocca di chiacchiere, ma all’amore non servono solo le parole. Le relazioni personali non si nutrono solo di promesse o di frasi piene d’affetto. Non ci si può fidare di chi dice una cosa e poi nel suo GPS mentale segue un’altra direzione.
Abbiamo bisogno di coerenza. L’incongruenza ci destabilizza, ci rende insicuri e ci mette in allerta. E la coerenza si realizza concretizzando ciò che si crea in astratto con le parole.
Quando le parole non sono abbastanza forti da essere ancorate alle solide basi dei fatti, vengono trasportate via dal vento.
Forse è per questo che nessuno crede più a nessuno, è per questo che sono tutti “casi umani”.
Ma se ti dicessi che nel mondo, proprio in questo momento, qualcuno ha etichettato te come un “caso umano”?
L’etichetta “caso umano” si applica su quei comportamenti, quelle visioni della vita, quelle credenze che non appartengono a tutto ciò che pensiamo, desideriamo o facciamo. Quindi anche tu sei, sei stato o sarai il caso umano di qualcuno.
Questo implica due rivoluzionarie novità: la prima è che quindi saremo sempre il caso umano di qualcuno, dato che il nostro modo di essere non potrà mai piacere unanimemente a tutti, la seconda è che etichetteremo sempre qualcuno come un caso umano, perché di certo non potranno piacerci sempre tutti.
Pensaci ogni volta che qualcuno, che non ti convince al 100%, ti si avvicina, se ti costringi a fartelo andare bene, sarà presto il tuo nuovo caso umano da aggiungere alla lista.
Quindi al di là dell’etichetta “caso umano”, è bene ricordare che non possiamo piacere a tutti e che tutti non potranno piacerci.
Bisogna considerare certe persone come quel meraviglioso jeans stretto che da anni tieni nell’armadio, le devi lasciare chiuse lì, insieme agli scheletri, perché altrimenti indossandoli potresti provocare un grande guaio, e non sto parlando di strappi o lacerazioni, ma del rischio di risultare ridicoli, provando ad indossare ciò che non fa per noi.
Nessuno ha mai detto che amare qualcuno sia facile, soprattutto al giorno d’oggi, amare fa paura. E’ normale avere paura. Condividere la propria vita con la persona che si “sceglie” di amare, infatti, vuol dire mostrare all’altro aspetti intimi del proprio sé, rendersi debole e vulnerabile.
Si ha paura di amare perché si teme di non ricevere quello che desideriamo. Per questo, a volte, tutti ci sembrano dei casi umani, ma se ci si continua a illudere che la nostra felicità dipenda da cosa fanno gli altri, avremo sempre troppe pretese verso l’esterno, con alta possibilità di restare delusi e soffrire. In questo modo è normale, inevitabile, avere paura di amare.
Ma oggi voglio salutarti svelandoti un segreto: paradossalmente è amare il solo rimedio alla paura d’amare.
Se hai curiosità o domande chiedi pure e se ti interessa rimanere aggiornato settimanalmente, su temi relativi al benessere ed alla psicologia, puoi Iscriverti alla Newsletter sul sito www.federicopiccirilli.it
Se hai voglia puoi lasciare anche il tuo passaggio e il tuo feedback sulla Pagina Facebook Dott. Federico Piccirilli.
Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE