“Cosa ci insegna l’autunno? Che dobbiamo lasciar andare le cose che non ci nutrono più. Che nella malinconia c’è una bellezza struggente. Che per poter voltare la pagina bisogna trovare il coraggio di far cadere le foglie secche, a costo di lasciar spoglio e freddo il nostro ramo. Solo così un giorno potranno nascerci nuovi germogli”. Questa è una profonda ed incantevole riflessione di Catherine Black.
Come sempre ce lo insegna la Natura, ma non solo lo vediamo anche in psicoterapia: le persone che mi contattano per avere un appuntamento con me, nel mio studio di Monterotondo oppure online, spesso tendono ad accanirsi e provano in tutti i modi a cambiare ciò che dovrebbero lasciar andare, accettare, imparare perfino ad amare, mentre accettano condizioni che dovrebbero provare a cambiare.
L’attaccamento è necessario durante l’infanzia per stabilire una relazione con i genitori e il mondo. In quella fase della vita è funzionale. Successivamente, l’attaccamento sarà anche necessario per stabilire legami di intimità e amore con gli altri ma è altrettanto necessario imparare a lasciare andare.
Il decluttering, termine inglese che significa “fare spazio”, è una tecnica che sta prendendo piede in molti paesi del mondo soprattutto grazie a Marie Kondo, autrice del libro “Il magico potere del riordino”.
Imparare a fare spazio dentro e fuori da sé
Per dare il titolo a questo articolo ho pensato al cambio stagione, perché è un’occasione durante la quale tutti pratichiamo il decluttering. Marie Kondo nel suo libro, che è poi stato trasformato in un noto show televisivo, aiuta le persone a mettere ordine in case stracolme di oggetti e poco organizzate, sostenendo che mettere ordine all’esterno aiuti a fare spazio anche dentro di noi.
Tuttavia, però, la parola d’ordine del metodo Kondo Marie è “gratitudine” perché, prima di salutare gli oggetti che buttiamo via, bisogna connettersi emotivamente con essi, ringraziandoli per averci accompagnati fino a quel momento.
Queste sono delle azioni alle quali pochi di noi sono abituati. In genere viviamo i distacchi con emozioni molto potenti, come ad esempio la rabbia. Questo perché, in effetti, lasciare andare fa male. Ogni volta che sentiamo lo strappo del distacco, anche una parte di noi muore e l’intensità di questo dolore dipenderà, in larga misura, dal nostro livello di auto-consapevolezza, così come dall’allenamento alla capacità di lasciar andare.
Perché abbiamo paura a lasciar andare? Abbiamo timore della perdita e del “vuoto emotivo”. Paura che induce ad aggrapparsi in maniera ostinata a ciò che chiaramente ha dato segnale di non voler essere più trattenuto.
Abbiamo bisogno di sicurezza. Ragione per cui spesso inneschiamo un circolo vizioso fatto di continui ritorni al passato e proiezioni future, che ci porta a perdere completamente il piacere di vivere nel “qui ed ora”.
Ed, infine, abbiamo una concezione negativa del cambiamento. Che può spaventare a tal punto da ancorarsi a persone, legami o situazioni che pur procurando sofferenza, mantengono lo status quo e danno l’illusione di conservare un certo “equilibrio”.
Come “allenarsi” ad accettare e lasciar andare?
In terapia si pratica molto il decluttering, in particolar modo con una serie di idee, pregiudizi, regole e modelli che in passato si sono rivelati molto utili e che nel presente si rivelano invece ostacolanti. Quante volte abbiamo pensato “voglio cambiare vita” notando che un lavoro ci stava stretto o una relazione era ormai giunta al capolinea? Che il nostro modello ideale di famiglia o coppia non era realizzabile? Che era tempo di cambiare qualcosa nella nostra vita?
Obietterete che si fa presto a dire di lasciare andare, metterlo in pratica è un po’ più difficile e talvolta sembra un’impresa titanica! Bisogna rispettare i propri tempi, maturando consapevolezza che ciò da cui ci separiamo ha svolto il suo compito e può essere ringraziato e lasciato andare.
Intanto alcuni spunti di riflessione per iniziare ad entrare in questa consapevolezza potrebbero essere:
Alleggerire il carico delle aspettative, che se troppo ambiziose, generano ansia e frustrazione. Imparare a riconoscere le proprie emozioni. Prestare attenzione alla nostra dimensione corporea, che è strettamente legata alla dimensione mentale, riappropriarsi della capacità di “sentire”, elemento primario dell’accettazione. Rinunciare al tentativo di controllare ogni cosa, dato che il controllo è infatti il più grande antagonista dell’accettazione. Prendersi cura di sé, mettendosi in ascolto dei propri bisogni e rivolgendosi quotidianamente pensieri e gesti amorevoli.
Quando lasciamo andare, smettiamo di combattere con ciò che la vita pone sulla nostra strada. Quando la nostra mente si allinea con il movimento della vita stessa, dispieghiamo una maggiore capacità di accettazione, che è strettamente legata alla capacità di lasciare andare.
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Buon vento
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE