Marzo è un mese di transizione e di grandi cambiamenti. La natura esce lentamente dal suo letargo, le prime gemme spuntano timidamente sugli alberi. Molti germogli si apprestano a tirare fuori la testolina e a scoprire il mondo. La lunga notte invernale è terminata e la primavera lentamente si risveglia, sbadiglia e lancia un’occhiata qua e là prima di far sbocciare i primi fiori. Ed anche se non ci sono più le “mezze stagioni”, a maggior ragione con il cambiamento climatico, in noi rimarrà comunque l’associazione automatica, che ci farà collegare il mese di Marzo alla Primavera e la Primavera con un forte senso di rinascita.
Sono molte le persone che si rivolgono a me, presso il mio studio di Monterotondo oppure online, non per un problema specifico, ma perché sentono il bisogno di fare un percorso di crescita personale. Le parole “crescita personale” sono un po’ astratte, ma assumono un significato ben preciso, e più concreto, quando si associano a degli obiettivi. E questo è il lavoro che paziente e psicologo possono fare insieme, ma è “solo” il raggiungimento di un obiettivo il senso della crescita personale?
Normalmente siamo abituati a vedere la crescita personale come una lunga serie di obiettivi da raggiungere. Per conseguire questi traguardi, ci informiamo e cerchiamo di applicare tecniche di comunicazione, strategie per non procrastinare e trucchetti di ogni tipo per aggirare quella parte di noi che non vuole saperne di agire e di faticare.
Ma è davvero questa la crescita personale? A mio avviso la risposta è: anche.
Buon viaggio
Come dicevo, lo schema tipico di chi decide di investire su se stesso è quello di fissare un traguardo cercando di applicare delle tecniche, spesso troppe, di crescita personale. E dico troppe perché, se da un lato abbiamo bisogno di investire sulle nostre competenze, dall’altro lato è vero che se ci cristallizziamo troppo sul nostro obiettivo non potremmo mai goderci il viaggio.
C’è una scena che mi piace molto nel film: “La forza del campione”, in cui Dan è seguito e istruito da diversi mesi da una sorta di maestro di vita che lui chiama ironicamente Socrate. Un giorno Socrate decide di portare Dan in montagna dicendogli che una volta in cima, dovrà fargli vedere qualcosa di molto importante, che darà risposta a tutte le sue numerose domande. Arrivati alla meta, dopo oltre tre ore di cammino, Socrate svela a Dan che in realtà non c’era assolutamente nulla da vedere. Subito Dan si sente spiazzato e preso in giro, ma poi Socrate gli fa comprendere una grande verità: non è la meta che ci rende felici, ma il viaggio. Dan si rende conto di aver vissuto felicemente il suo viaggio fino al momento in cui ha raggiunto la meta, anche se alla fine del percorso non esisteva un vero e proprio obiettivo.
È il viaggio che ci rende persone migliori e che ci dona la felicità. Il raggiungimento dei propri obiettivi è unito indissolubilmente al viaggio stesso per raggiungerli. Per questo dovremmo scegliere di pensare ai nostri obiettivi come a dei piacevoli viaggi di formazione. Ovviamente non significa vagare a caso senza una meta, ma semplicemente mettere sullo stesso piano il raggiungimento del nostro obiettivo con il percorso per raggiungerlo. È come andare in montagna: miglioriamo il nostro tono muscolare, il nostro fiato, la nostra motivazione man mano che saliamo, passo dopo passo. Ogni metro che facciamo ci rende più forti.
Buona fioritura
Quindi perché prima ho risposto “anche”? Perché le tecniche di crescita personale hanno senso solamente quando sono viste e applicate pensando sia al viaggio sia alla meta. Dobbiamo imparare a sfruttare il viaggio verso una meta per arricchirci e per diventare più forti. La fatica, il disagio e il sudore sono indispensabili per migliorare, non possiamo saltare il viaggio per toccare una meta che non siamo pronti per accogliere: il viaggio ci prepara alla meta.
E tutto questo ce lo insegna la Natura stessa con una metafora molto simbolica: la fioritura.
La fioritura personale contempla la dimensione interiore della persona in base alla sua natura, alla sua vocazione, ai suoi ritmi di realizzazione. La fioritura è un processo di realizzazione durante il quale il nocciolo interiore che contiene la potenza del proprio essere autentico sboccia lentamente. È facile capire che in questo processo è alquanto controproducente tentare di affrettare i tempi di sviluppo: ognuno ha i suoi. Quando si fiorisce, si percepisce il cambiamento dentro di sé, sentendo di essere allineati al proprio essere: non ci si fa più violenza tentando di essere come gli altri o di adeguarsi a norme prestabilite, ma si accoglie la propria unicità senza timore.
Fiorire non significa rincorrere un’ideale di perfezione ma bensì accogliere la propria natura e svilupparla dall’interno, momento dopo momento, con attenzione al proprio benessere. D’altronde i piccoli semi smuovono una forza incredibile per rompere il loro guscio, vincere il peso della terra sopra di loro e seguire attraverso l’oscurità del terreno il calore dei raggi di sole per finalmente scoprire un nuovo mondo in superficie, certamente non privo di pericoli. Se i germogli avessero paura delle gelate tardive, dai mille pericoli che potrebbero incontrare nel loro viaggio verso la superficie, se non avessero fiducia nel processo che opera dentro di loro, la primavera non sboccerebbe mai. Per paura di morire, i semi marcirebbero nel terreno e non parteciperebbero al miracolo della rinascita della natura. Possiamo imparare da queste piccole creature e fare come i germogli che si affidano al loro tempo, alla loro natura e permetterci di manifestarci al mondo. “La primavera è vicina, ricordati chi sei”.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM)