Astenetevi dal giudicare

Quante volte giudichi te stesso e chi ti circonda? Non lo fai di proposito, a volte è automatico, senza cattiveria, eppure, quel giudizio ogni volta che emerge, a prescindere da chi colpisce, lascia una traccia.

Quando giudichiamo, dimentichiamo spesso che ciò che vediamo o quello che sappiamo è solo una parte, dimentichiamo che ci stiamo soffermando su un angolino mentre stiamo tralasciando una vita pregna di difficoltà, di emozioni taciute, di sogni infranti, di silenzi, di dolore…

Ognuno di noi si porta dietro un vissuto di cui non fa parola, ma ciò non toglie che ne senta il peso sulle spalle, ciò non toglie che possa condizionare il modo in cui una persona si relaziona o agisce poi nel mondo. Ognuno di noi ha un certo fardello da portare sulla schiena ed è bene tenerlo a mente quando si sente la voglia di giudicare. Anche quando giudichiamo noi stessi assumiamo questo comportamento di “non ascolto” proprio come quando giudichiamo altre persone.

Il giudizio oscurante

Il giudizio nasconde un pericoloso tranello: azzera  la nostra capacità di ascolto.

La vita non è una gara e nessuno può davvero competere con l’altro perché non esiste un unico percorso, c’è un sentiero per ognuno di noi. Quando giudichiamo noi stessi pensiamo alla strada degli altri. Quando giudichiamo gli altri li paragoniamo a noi stessi. Un punto di vista sempre ad una via, che impedisce la comunicazione e l’ascolto.

Il giudizio e la critica malevola escludono, creano muri, distanze tra noi e gli altri. Muri illusori che ci fanno sentire al sicuro. 

Se giudico, non rispetto, non riconosco il valore dell’individuo come essere umano, penso di possedere la verità. Questo vale sia quando io condanno le mie emozioni che quelle altrui, sia quando giudico il mio dolore che quello altrui, bollandolo di essere debole o fragile. Ma in realtà, chi può dirlo? Qual è il termine di paragone? Chi stabilisce la veridicità dei giudizi?

Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre” diceva Platone, “e tu conosci la tua battaglia” aggiungo io. Dovresti ricordarlo ogni volta che giudichi.

Come si fa a non giudicare me stesso e gli altri?

Hai mai provato a scegliere di collaborare, di relazionarti con più comprensione ed empatia verso te stesso e gli altri? Se lo facessi, avresti ancora il coraggio, il tempo e la voglia di giudicare?

Ti trascrivo una lettera, che circola sul web, che ti può essere utile per comprendere quant’è delicata ed amorevole la gentilezza del non giudizio:

“Caro me, stiamo condividendo il cammino della vita e farlo insieme arricchisce la mia interiorità. Gli sguardi, i tocchi, i pensieri, le parole e gli abbracci che ci scambiamo sono le note della musica che mi invitano danzare. Anche nella tempesta. Ti accolgo nella tua interezza, nei momenti bui e in quelli più luminosi, nelle tue fatiche e nella tua quiete, rispetto ogni parte di te

Voglio che tu sia libero. Di essere te stesso, di pensare a tuo modo, di dirigere la vita secondo le tue leggi interiori. Sarò con te con il mio cuore, qualsiasi decisione prenderai, qualsiasi scelta farai, qualsiasi cambiamento deciderai di attuare.

Voglio conoscerti all’infinito, arrivando a toccare gli angoli più remoti di te. Non mi spaventa la tua nudità: la cerco in ogni tua azione, in ogni tuo pensiero, in ogni tua frase. Sono qui per abbracciare ogni lato di te. Anche se può ferire o risvegliare parti di me assopite o imprigionate in gabbie di paure. Amo ogni tua sfaccettatura, anche quella più spiacevole perché mi conduce a toccare il buio che ho dentro. E a maneggiarlo, trasformarlo, lodarlo.

Voglio dedicarti tempo, attenzione e cura. Per celebrare la nostra unione, per far nascere conversazioni ricche di significati, per condividere le nostre paure e i nostri timori, certi di non sbattere contro un muro di giudizi, ma di cullarci in un abbraccio di consolazione.

Amo ciò che sei, sempre e comunque. Anche nella distanza, nell’incomprensione, nella rabbia io rispetto il tuo essere. Mi allontano da te per permetterti di ritrovarti e con pazienza, nel frattempo, scavo in me per ritrovare me stessa. Dopo essere andati in questi abissi insieme ed essere risaliti tutto è ancora più ricco, più vero, più fluido e intenso”.

Se hai curiosità o domande chiedi pure e se ti interessa rimanere aggiornato settimanalmente, su temi relativi al benessere ed alla psicologia, puoi Iscriverti alla Newsletter sul sito www.federicopiccirilli.it

Se hai voglia puoi lasciare anche il tuo passaggio e il tuo feedback sulla Pagina Facebook Dott. Federico Piccirilli.

Buon vento 😉

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE