Ricordate la Legge di Murphy? “Se qualcosa può andar male, lo farà”.
Ma andiamocene negli Stati Uniti, all’indomani della seconda guerra mondiale, più precisamente nel 1949. In quell’anno l’ingegnere aeronautico Edward Aloysius Murphy stava appurando l’efficacia di alcuni esperimenti sul corpo umano quando si rese conto che i tecnici con i quali aveva a che fare, dovendo scegliere tra due modalità tramite cui agganciare i sensori di un supporto, optarono sempre e d’istinto per quella sbagliata. E’ la legge di Murphy. In altre parole, una sarcastica considerazione con cui si provano a prevedere gli scenari peggiori della vita quotidiana.
“Se qualcosa può andar male, andrà male”.
Quanti di voi stanno pensando che questa frase può essere il perfetto ritornello per la colonna sonora della propria vita? Sono molte le persone che entrando nel mio studio di psicologo a Monterotondo decidono di descriversi nelle vesti di piccoli Calimero o di più divertenti, ma sfortunati, Paperino.
Ma sfortunati si nasce o lo si diventa?
Se pensiamo alle cose brutte che nella vita accadono (a tutti), da un lato sappiamo che, spesso, non possiamo nulla per scongiurare quel “peggio” che ci attende, dall’altro sappiamo anche che, a volte, involontariamente, potremmo essere proprio noi la causa dei nostri mali.
A dire ciò fu, nel 1948, Robert K. Merton all’interno del suo libro “Teoria e struttura sociale”. Egli parlò della “profezia che si auto-avvera”, cioè una credenza relativa a sé o agli altri il cui concretizzarsi paradossalmente si verifica proprio a causa del nostro timore che ciò accada.
E’ per questo che la legge di Murphy è una regola che fa più che altro leva sul nostro cervello, su ciò che abbiamo paura accada o su ciò che ci aspettiamo accada.
Se ho fretta, il semaforo è sempre rosso: questo è vero con una buona probabilità. Quando procediamo con velocità normale seguiamo il flusso prestabilito, quando abbiamo fretta acceleriamo e finiamo per trovare il semaforo rosso, proprio come avevamo “previsto”.
Perché il nostro cervello mette in atto quel che pensa e fa sempre le cose per coerenza, dato che odia le incongruenze, anche chiamate dissonanze cognitive.
Facci caso: molte cose che ti sembrano solo conseguenze sono, in realtà, le cause, che permettono di farti percepire come responsabile di quei comportamenti dannosi che reiteri e che ti hanno condotto alla concretizzazione di quella che era solo una paura immaginaria.
Come liberarsi dalla maledizione della profezia che si autoavvera?
Che si tratti quindi di sventura auto-inflitta o, come giurava Murphy, di un sadico scherzo del cosmo, nulla sembra capace di impedire alla sfortuna di condizionare la nostra quotidianità. Sarebbe bello avere tra le mani una teoria scientifica che ci aiuti a combatterla, ma non esiste.
Allo stesso tempo però – in mezzo al caos di imprevisti, problemi e danni collaterali – resta il fatto che su 99 modi in cui le cose potrebbero peggiorare, possiamo comunque confidare in quell’unica eccezione alla regola che sarà capace di sorprenderci.
Ma per fare ciò dobbiamo spostare l’attenzione: per prima cosa possiamo tentare di riconoscere quelle che sono le nostre principali credenze o convinzioni su noi stessi e sugli altri e quali reazioni esse attivano normalmente. Alcune risulteranno molto semplici da identificare, altre per emergere hanno spesso necessità dell’aiuto di un esperto. Il secondo passo consiste nella loro messa in discussione. Forse per la prima volta, in vita nostra, ci discuteremo di alcune “verità assolute” come se fossero solo una delle tante spiegazioni possibili della realtà e soprattutto riusciremo a smentirle con i fatti, attraverso nuove azioni possibili e più funzionali.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE