Primo Maggio: la festa dei lavoratori, per chi un lavoro ancora ce l’ha, ma per tutti gli altri? Per chi è stato licenziato? Per chi ha un lavoro che non lo soddisfa? Per chi è ricoperto dai debiti, per aver investito più di quanto è riuscito a guadagnare? Forse non è poi così festa.
A quanto pare l’Italia sembra una Repubblica af(fondata) sul lavoro, piuttosto che fondata.
Ma cosa accade quando si hanno problemi a causa del lavoro?
Innanzitutto uno dei sentimenti che emerge dinanzi a tale problematica è la paura.
Paura di poter perdere il proprio posto, con la conseguente preoccupazione di non riuscire a trovarne un altro, oppure di trovarne uno di livello inferiore o con inferiore retribuzione.
A volte c’è anche la paura di non essere più nel range anagrafico dei lavoratori a causa dell’età, infatti, in questi casi, le persone provano anche una forte preoccupazione, legata all’avanzamento tecnologico, che ci rende sempre un passo indietro rispetto a chi è più giovane di noi e che ci obbliga a rivedere le nostre competenze, che rischiano di diventare obsolete.
Il mondo cambia, si rivoluziona, a volte in meglio, altre in peggio. Cambiano le leggi, cambia il nostro modo di vivere e spesso, dobbiamo cambiare anche noi.
E mentre questo modo cambia in maniera sempre più veloce, molto spesso lascia molti indietro, impauriti, disperati, con tante preoccupazioni nel cuore e le tasche vuote.
Questo accade perchè il nostro lavoro è molto di più di un semplice strumento per il nostro sostentamento economico. Influenza il mondo in cui noi vediamo noi stessi e anche la percezione di coloro che ci circondano. Il nostro lavoro partecipa a strutturare il modo in cui diamo significato alle cose e senso ai nostri valori.
Oltre alla paura possono emergere tantissimi altri sentimenti come il senso di fallimento e frustrazione, sentimenti di vuoto, sensazione di inadeguatezza e di inutilità, vissuti di sconfitta e di rassegnazione, peggioramento dell’autostima e aumento del senso di inferiorità, sensazione di impotenza, perdita della fiducia in sé stessi, negli altri, nella società e nel futuro, vissuti emotivi di vergogna e senso di colpa, sentimenti di rivalsa e di vendetta rispetto alla società.
Dopo la pandemia anche nel mio piccolo paese di Monterotondo ho visto tante serrande abbassarsi e mi sono chiesto quanti tra quei lavoratori si sono sentiti in questo modo. Molti altri lavoratori sono venuti anche nel mio studio e mi hanno raccontato con tristezza il loro vissuto, che ha portato tanto dolore anche dentro di me, poiché da sempre credo che il lavoro onesto corrisponda alla dignità di ognuno di noi e, proprio per questo, credo che sia un diritto inalienabile.
Ma allora come si possono affrontare al meglio i problemi lavorativi?
Innanzitutto ti invito ad un’importantissima riflessione: la perdita del lavoro non è un giudizio su se stessi e sul proprio valore come persone. Spesso è un evento che si lega ad uno specifico contesto, rapportato ad un mercato che cambia e che non riesce più a sostenere in maniera continuativa progetti e risorse, oppure a dei periodi storici come quello che, purtroppo, stiamo vivendo. Quindi un’eventuale perdita del lavoro non è necessariamente connessa ad una tua incapacità o ad una tua colpa.
Una volta presa coscienza di questo è importante tornare ad attingere alle proprie risorse, mettere a fuoco cosa è in nostro potere, chiedersi cosa si può fare di nuovo e diverso per cambiare la situazione e renderla più proficua per noi stessi.
D’altronde lo diceva anche Confucio: “Scegli il lavoro che ami e non dovrai lavorare nemmeno un giorno”, perché in fondo lo dimentichiamo spesso, pensiamo sempre che siano gli altri a sceglierci per lavorare, ma invece spesso il lavoro non è altro che il nostro ingegno che diventa realtà.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE