La Coppia che Scoppia

La “coppia” che “scoppia” è uno degli ossimori più inflazionati, dal cinema, alla letteratura, ai mille articoletti su riviste di gossip o  sul web. In questo gioco di parole, il termine “scoppia” assume il doppio significato di “divisione-allontanamento”, se attribuiamo alla “s” funzione privativa (la coppia che s-coppia, quindi non è più coppia) e di deflagrazione vera e propria del rapporto, quella del Boom! più o meno fragoroso che la rottura produce.

Partiamo dal presupposto che carica esplosiva e miccia per l’innesco sono una sorta di gadget che viene fornito di serie all’atto stesso della formazione della coppia, anche di quella uscita dalla penna di Peynet … poi una mattina ti svegli e ti rendi conto che uno di voi due tiene in mano un fiammifero! E’ forse un atto inconsapevole, o una precisa volontà, comunque il chiaro segnale che il vostro rapporto è a rischio “botto”.
 
La possibilità di evitare lo scoppio c’é: battere sui tempi l’avvicinarsi del fiammifero all’esplosivo, neutralizzandolo. Ma come?
Solitamente la percezione dell’imminente s-coppio è bilaterale; entrambi avvertite tensione, spesso fastidio, sempre disagio. Anche il desiderio che l’esplosione non abbia luogo è perlopiù reciproca. L’iniziativa di correre ai ripari, magari attraverso l’aiuto della psicoterapia, avviene invece quasi sempre unilateralmente; riuscire a coinvolgere il partner significa già un buon punto di partenza in quanto presuppone da entrambe le parti consapevolezza, ammissione dell’esistenza di un problema, sincerità e soprattutto volontà di ricerca di una soluzione.
E’ in questi casi in particolare che può risultare risolutivo anche un semplice percorso di psicoterapia breve. Puoi valutarne l’opportunità e l’efficacia anche semplicemente visitando il mio sito o la mia pagina fb. Da soli è più difficile, non impossibile ma sicuramente difficile, in quanto l’obbiettività è forse la qualità più rara, se non assente, all’interno di un rapporto.
Quando si parla di coppia bisogna fare attenzione a non cadere nell’inganno del numero: una coppia non significa due, ma tre. Mi spiego: i fattori che determinano la coppia sono, “tu”, “l’altro” e “l’entità coppia”. Affinché il gioco funzioni e resti in piedi è necessario che essi restino in assoluto equilibrio. In questa sorta di rapporto a tre, la figura dello psicoterapeuta si pone come parte neutra, esterna, obbiettiva fra le parti. Anche una sola seduta, o un brevissimo ciclo, essenzialmente mirato a mettere in chiaro chi dei due tiene la miccia e chi il fiammifero, possono quindi risultare sufficienti a ristabilire l’armonia all’interno di una coppia che, pur sostanzialmente sana, attraversa un momento di crisi. Se è vero che ogni coppia è a rischio scoppio, è altresì vero che alcuni rapporti sembrano coltivare una sorta di predestinazione.
Possiamo schematizzare, in modo un po’ dissacrante e ironico, tre tipologie-base di coppie a rischio, che producono diversi tipi di s-coppio, dalla deflagrazione fino all’implosione.
   
La coppia del “noi”
Dei tre elementi, la “coppia” annulla il “tu” e “l’altro”. Hai presente quelli che si esprimono sempre con:  “a Noi piace questo” “Noi non amiamo quell’altro”? L’apparenza è di una coppia assolutamente perfetta, entrambi amanti della montagna, o del mare, stessi gusti gastronomici, stessa passione per i film d’essai; “loro” non sopportano l’aglio ma amano le frittate, “loro” amano il teatro e quindi niente partita, “loro” mai una discussione sulla scelta delle vacanze o del luogo in cui vivere, perché “loro” detestano il caldo e “loro” amano la campagna!  Questo tipo di coppia finisce per assumere anche una certa somiglianza fisica: entrambi in tenuta sportiva, oppure raffinati ed eleganti, ambedue snelli e atletici oppure tracagnotti e goderecci. E per forza! Amano le stesse cose! In questa sorta di Eden in realtà si annida un vero e proprio arsenale dinamitardo; qui, lo scoppio, quando avviene, è fragoroso.
La miccia si accende al primo accenno di smorfia della “metà perfetta” di fronte all’ennesima frittatina della settimana, oppure alla percezione di un lieve sospiro di rassegnazione a metà della proiezione dell’ultimo capolavoro della cinematografia nipponica. E’ crisi, e con il botto! “Cos’è successo?” “Perché?” “Mi hai ingannato” “Mi hai sempre mentito” “Non sei più tu” “Cosa ti ho fatto perché succedesse questo?” “Mi hai scartavetrato con i tuoi film pallosi!” “Ho il colesterolo che mi esce dalle orecchie al solo sentire odore di frittata!” “A me la montagna fa schifo!”. A crollare addosso è tutto il castello di pseudo-certezze che teneva in piedi questa sorta di mostro a due teste.
Amarsi significa anche rispettare l’individualità e capire che un bel puzzle si compone grazie all’incastro di pezzi che hanno contorni differenti.       
La coppia “io” e “l’altro”
Naturale evoluzione dell’idea di libertà hippie nata negli anni ‘70, rivisitata e corretta secondo i nostri giorni; chi impronta il rapporto sulla totale indipendenza dei due partner, rischia di perdere l’entità “coppia”. L’uno in Messico, l’altro ad Albissola, l’uno allo stadio, l’altro alla riunione dei vecchi compagni di scuola; un esagerato bisogno di mantenere l’indipendenza che cammina sul baratro dell’indifferenza. Questo tipo di coppia, che in realtà rifiuta l’essere coppia, non scoppia, ma svanisce progressivamente, senza fragore.  E’ facile che all’interno di questo rapporto così esageratamente elastico, finisca per insinuarsi anche un elemento esterno, il terzo o quarto incomodo, fra una gita in Messico e un’uscita con gli amici. Difficilmente si cerca di ripristinare il rapporto, quando anche il coinvolgimento sessuale perde la sua capacità di collante, ma piuttosto subentra una sorta di rassegnazione: “prima o poi doveva succedere…”. Il problema di base è la comunicazione, non perché in realtà non vi sia ma perché è difficile trovare i momenti per metterla a frutto. La figura dello psicologo può aiutare a ristabilire il punto di contatto che è alla base dell’essere “coppia”.
Amarsi significa anche sacrificare e ricalibrare la propria libertà, non annullarla ma riformularla in modo che coinvolga entrambi.
La coppia grigia
Grigio totale, neanche una delle cinquanta sfumature possibili. In questo grigio galleggiano milioni di coppie. Sono quelle del “dato per scontato”: sesso, quotidianità, famiglia, diventano elementi di routine che ristagnano senza che venga immessa linfa fresca. Questa coppia non scoppia, in genere semplicemente implode, s-c-o-p-p-i-a, ovvero si frammenta in elementi che finiscono per convivere grazie all’inerzia, “l’io”, “l’altro” “il noi”, automi senza smalto che non si scontrano né si incontrano. Il sesso al giovedì e la pizza al sabato, mentre la domenica è dedicata alla lasagna con mammà, anche se intorno a te imperversasse un tornado. Il problema è l’eccesso di certezze, incrollabili per indolenza e apatia. La passione e la complicità naufragano nel punto vita che scompare e nella ricrescita grigia ai quali nessuno dei due fa più caso.  Nel momento stesso in cui realizzi che ti turba maggiormente l’appiattimento del sufflè che non quello del tuo rapporto d’amore, scatta la consapevolezza della necessità di correre ai ripari.
Amarsi significa anche non perdere di vista lo stimolo, lo stupore, non trascurare il sogno.

Accanto a queste tre coppie–tipo che mi sono divertito a caratterizzare in una schematizzazione per nulla accademica ma alquanto veritiera, e per le quali ritengo che possa essere tentata con successo la strada di una terapia breve, può essere accostata una quarta tipologia, le cui problematiche sono però serie e non possono essere affrontate né con un approccio ironico né con la prospettiva di una facile soluzione. E’ la coppia, che non può neanche essere definita tale, in cui sussiste prevaricazione di uno dei due elementi e sottomissione dell’altro, una prevaricazione che spesso può essere, o diventare, anche violenta, sia da un punto di vista fisico che verbale o psicologico. Mi limiterò quindi a sottolineare l’importanza che tali situazioni emergano, e l’esistenza, su tutto il territorio nazionale, di una rete di strutture di supporto e assistenza legale e psicologica.

 
CONCLUSIONE
La chiave di lettura di quest’analisi semiseria sulle problematiche di coppia, è che molto spesso la soluzione è semplice e a portata di mano.
I presupposti affinché si attui sono pochi:
 

  • consapevolezza
  • volontà
  • aiuto esterno

La maggior parte dei problemi

non deriva dalle risposte che ci diamo,

ma dalle domande che ci poniamo.

I. Kant

 
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Buon vento 😉

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE

 
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