Due minuti terribili: quando l’ascensore fa paura

Una breve attesa, le porte che si aprono, le porte che si richiudono.

L’ascensore è solo un mezzo tecnologico per evitare le scale ma racchiude un mistero carico di fascino e timori. Una sorta di macchina dello spazio e del tempo che c’inghiotte per portarci in una nuova dimensione.

Brevissimi attimi densi di attesa.

In ascensore si ama, in ascensore si uccide, in ascensore nascono amicizie di pochi secondi, in ascensore s’incrociano sguardi carichi di fantasie, in ascensore si tradisce.

In ascensore, da soli, si fanno le peggior cose che il nostro corpo esige; timorosi, di nascosto, guardandosi intorno come se quella faccia riflessa nello specchio fosse di tutte le persone del mondo o di Dio stesso.

In ascensore, in quei brevi istanti, si pensa.

Il timore di fare quel viaggio con qualcuno; conosciuto? sconosciuto?

Il timore di farlo da soli.

Un metro quadro scarso, ermetico, che ha un solo movimento, in su e in giù.

In ascensore ci si tocca l’uno con l’altro, quando gremito; si assaporano profumi e si storce il naso per i cattivi odori; si sfiorano mani umidicce o pelli setose e vibranti.

Attimi di pura fantasia: la bella donna aggiusta il reggicalze, lo sconosciuto solleva gli occhiali scuri e mostra due occhi color del cielo, l’uomo con la valigia è un assassino, la bambina è un fantasma.

E quelli che scendono?

Si vede che tirano un sospiro di sollievo: il viaggio è andato bene, senza intoppi. Sono finalmente liberi!

Ben lo conosce il cinema questo fascino misterioso.

Guardate questo breve video, se ne avete voglia, e osservate in quale larga misura viene usato come espediente.

Chi non ricorda l’ansia di quei numeri che crescono, diminuiscono, si fermano, ne Il silenzio degli innocenti?

Chi ha visto Profondo Rosso certamente poi non dimentica la scena finale, dove l’ascensore diventa arma vera e propria.

Shinning e la sua cascata di sangue.

The Untouchables e il carico di morti ammazzati nell’ascensore.

Ma non solo. Quanti amori si sono consumati in ascensore? Non “sveltine”, passatemi il termine poco elegante, ma veri e propri rapporti di passione esplosiva.

E poi quante trasformazioni sono avvenute in quei pochi istanti: cambi d’abito, di pettinatura, di trucco, persino di colore di capelli.

Ascensori per la fantasia: sono quelli che non seguono percorsi usuali ne La fabbrica di cioccolato.

Non ti stupire ma noi tutti, anche quelli che in ascensore sembrano esserci nati, un minimo di ansia la proviamo.

 

IN DUE

Sguardi fissi con ostinazione su di un punto privo d’interesse, scarpe che tamburellano il pavimento, pulsantiere osservate come se si trattasse del terzo mistero di Fatima, istanti che paiono mesi interi.

Tensione alle stelle!  Quattro parole in totale, sempre le solite: “A che piano scende?”,  che si riducono a una se non si è in vena di fare una chiacchierata così lunga ed estenuante: “Piano?

Già, meglio risparmiare fiato e forze per quando verrà  il momento del saluto: “buongiorno” o “buonasera”, anch’essi limati a “… ‘ngiorno” o “…’nsera” se non fino a un solo cenno del capo.

È finita! Un sospiro di sollievo e quasi neppure ti sei accorto se il tuo compagno di viaggio era uomo, donna, grasso, magro, simpatico, odioso.

GREMITO

Che puzza!” sicuramente gli altri penseranno che sei tu! È vero, ti stanno osservando e nei loro occhi è chiara l’accusa. Sono complici; fra di loro c’è un dialogo muto, si scambiano sguardi, ironici e disgustati. Vorresti gridarglielo: “Non sono io! È stato uno di voi!” ma non lo capirebbero. L’importante è uscirne il prima possibile e dileguarsi.

 

 

 

 

 

DA SOLO

C’è uno specchio; come sarà la lingua? E quei peli dal naso! Come hai fatto a non vederli nello specchio del bagno! Guarda, guarda … ma quanti fili bianchi nei capelli! E il prezzemolo? Sarà mica rimasto fra i denti? A proposito di prezzemolo … non è che tu abbia digerito così bene … però è rischioso … se all’arrivo incrociassi il successivo passeggero, immediatamente verresti additato come l’unico possibile colpevole! Meglio resistere, basta che finisca presto.

 

 

LA GARA

Già, quello che va a piedi è sempre più figo! Succede sempre quando si è in gruppo: “Io salgo a piedi!”. Avrà fatto i gradini a quattro a quattro pur di essere lì, con quella faccetta da scemo, l’affanno trattenuto a stento e quell’espressione di chi ha scalato l’Everest senza bombole di ossigeno! Però non c’è nulla da fare; il perdente, il vigliacco, il pappamolle sei tu, che hai preferito l’ascensore.

L’ANSIA

Ascensori che non arrivano, ascensori fermi chissà dove, ascensori bloccati, ascensori troppo pieni, ascensori che salgono quando devi scendere e scendono se devi salire, soprattutto quando sei in ritardo e devi andate al decimo piano. La sorte ti gioca contro, è evidente!

Ascensori chiusi con una chiave che solo alcuni privilegiati possiedo e custodiscono gelosamente.

 

IL PAVIMENTO

Meglio controllare bene! Fateci caso ma tutti, nel momento di mettere piede nell’ascensore, osservano il pavimento e cercano di evitare quella fessura che sprofonda nell’abisso. È comunque un oggetto misterioso che si sposta in una sorta di buco nero che si estende sopra e sotto. E non c’è via di scampo.

 

 

 

LE PARETI E LE PORTE

Lucide, satinate, automatiche, in acciaio e cristallo. Come fanno a essere sempre così pulite? C’è un omino invisibile che le lucida senza posa?

Antiche, ferruginose, scricchiolanti, misteriose: ricordano quelle dei film dell’orrore.

 

 

IMPOSSIBILI

Ascensori inaccessibili. Chiedetelo a un disabile! Porte troppo strette, rampe d’accesso, pulsantiere inarrivabili. È una divagazione ma doverosa.

Siamo attenti alle nostre esigenze, fisiche e psichiche ma non perdiamo mai di vista la civiltà!

 

 

Vi sarete abituati a sentirvi rispondere che la vostra paura dell’ascensore è connessa alla claustrofobia o alle vertigini. C’è del vero, però volevo evidenziare l’immensità di sfaccettature che la mente umana riesce ad assumere anche in situazioni talmente usuali da essere compiute senza neppure pensarci.

Insicurezza, disagio, fobie, paranoie … basta un ascensore e prepotenti si affacciano.

Non è detto che tu sia claustrofobico, non è scontato che tu abbia paura di precipitare.

Magari è solo la consapevolezza di quello spazio stretto senza possibilità di fuga che ti paralizza, la paura di essere a contatto con gli altri, oppure con te stesso, per un tempo che non riesci a calcolare razionalmente.

Invece no. L’ascensore è solo un comodo mezzo per evitare di salire a piedi, quando i piani sono troppi, quando hai una caviglia ingessata, quando hai fretta, quando la spesa è troppo pesante.

Accanto, poco discoste, ci sono le scale. Usale, se puoi, per la tua salute, per rassodare le chiappe, per evitare di attendere, ma non per sfuggire alle tue fobie!

Non ce la fai?

Niente panico, il mezzo c’è e io, ascoltandoti, posso spiegartelo.

Intanto goditi questa carrellata di ascensori originali, divertenti, dissacranti e anche geniali.

Buon vento.

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

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