“Colui che non salpa, finché tutti i pericoli non sono passati, non si metterà mai per mare” afferma Fuller.
Aristotele affermava che il coraggio si mostrava in battaglia, dove i guerrieri affrontavano la paura della morte. Platone, invece, inserisce il coraggio tra le virtù cardinali. Effettivamente il coraggio non è un concetto unico, ma si declina in diverse forme, ognuna con caratteristiche specifiche. I principali tipi di coraggio individuati dalla psicologia sono tre:
– Il coraggio fisico è forse il più intuitivo. Include azioni che comportano un rischio per l’incolumità personale, come proteggere qualcuno durante un’emergenza o affrontare una situazione pericolosa per salvare vite.
– Il coraggio morale, invece, riguarda la capacità di mantenere la propria integrità e i propri valori, anche quando ciò comporta conseguenze difficili. Denunciare un’ingiustizia, opporsi a un comportamento scorretto o dire la verità in un contesto ostile sono esempi di coraggio morale.
– Il coraggio emotivo, infine, è forse il meno visibile, ma non meno importante. Si manifesta nella capacità di affrontare i propri sentimenti più profondi, come il dolore, la vulnerabilità o la perdita. È il coraggio di chiedere aiuto, di affrontare un trauma o di lavorare per migliorare la propria salute mentale.
Ho riflettuto su questo aspetto pensando al tipo di coraggio, che molte delle persone che si rivolgono a me, nel mio studio di Monterotondo oppure online, mi chiedono di voler riuscire ad ottenere attraverso il mio sostegno. Per questo oggi voglio parlare di forza e coraggio, ma, inevitabilmente questo discorso non potrà non trattare anche della… paura.
Il coraggio non esiste
Nardone dice che il coraggio “non è un dono che riceviamo per natura o per sforzo altrui, bensì è il prodotto di un training prolungato e progressivo nel fronteggiare timori e nel superare ostacoli, nel patire per ottenere un risultato, così come nel resistere alla fatica per raggiungere uno scopo. Non esistono scorciatoie per acquisire il coraggio o per elevare le proprie prestazioni trasformando la paura da muro contro il quale sbattiamo a motore che ci spinge in avanti; è necessario sottoporsi al sacrificio disciplinato e prolungato nel tempo, che consente di rendere la più temuta delle nostre percezioni la nostra più fedele amica e complice”.
Quindi, effettivamente, il coraggio non esiste.
La paura lasciata a briglia sciolta diventa ansia, angoscia incontenibile, che si sgancia dalla realtà oggettiva del pericolo temuto e si alimenta di fantasie, pensieri e proiezioni incontrollate. Non temiamo più l’oggetto del pericolo, ma la sua ombra ingigantita e distorta proiettata sul muro della nostra sfrenata immaginazione. Il vero problema, quindi, è la nostra reazione: la nostra paura spropositata.
Il coraggio, in questa situazione ancora non esiste.
Allora cos’è il coraggio, in questo caso? Il coraggio è l’interruttore della luce, che ci permette di guardare in faccia il pericolo ed affrontarlo per quello che è, né più né meno. Il coraggio è l’interruttore che “spegne” la paura.
Cos’è il coraggio?
Innanzitutto, il coraggio non è incoscienza, imprudenza o sprezzo del pericolo. Non è sfida per il gusto della sfida, o per dimostrare qualcosa a qualcuno. Il coraggio non è assenza di paura, ma resistenza alla paura, padronanza della paura. Esso ci aiuta a prendere decisioni difficili e ci spinge fuori dalla nostra zona comfort.
La società del benessere, che ha come massimi valori la sicurezza, psicologica e materiale, il comfort, l’eliminazione di ogni rischio, dimentica facilmente il valore del coraggio. Da genitori ansiosi e iperprotettivi quali siamo, è più facile insegnare la prudenza, la diplomazia, la tutela dei propri interessi, anche a costo di un certo cinismo, piuttosto che la necessità di pensare ed agire in modo coraggioso.
Il coraggio è la moneta con cui paghiamo la nostra crescita: ogni cambiamento è un salto nel buio, rinunciare alla rassicurante strada vecchia per la nuova, sconosciuta.
Il coraggio è vedere chiaramente il pericolo, ma decidere di affrontarlo a viso aperto, mettendo in campo tutti gli strumenti idonei ad “avere la meglio” nella nostra battaglia. Nulla di significativo può essere fatto senza affrontare alcun rischio.
Come forgiare il coraggio?
Prova a completare la frase: coraggioso come… Qual è il tuo ideale di persona coraggiosa?
Tutti i sentimenti che proviamo contribuiscono a costruire il nostro coraggio. Quindi se una situazione ci fa piangere, è importante piangere ed esprimere i nostri sentimenti. Se abbiamo bisogno di aiuto, impariamo a chiedere aiuto. Tutto questo ci farà capire che possiamo superare quello che stiamo vivendo. Non bisogna avere paura delle grandi emozioni: poco a poco impareremo a non farci travolgere.
Probabilmente sarà necessario tempo e costanza, perché affrontare le proprie paure va fatto con calma e a piccoli passi.
Fate qualcosa di nuovo che non avevate mai fatto prima. Non abbiate paura di fare cose che si distaccano dalla norma. Mostrate le vostre debolezze senza vergognarvene. Amate la vostra imperfezione.
Provate queste esercizi nella quotidianità, per cercare di affrontare le vostre paure. Ci saranno casi, in cui ci rimarrete male ed altri in cui semplicemente le cose andranno come volevate, senza provocare nessun dolore, ma solo un po’ di eccitazione in più.
In ogni caso capirete che quella situazione che vi faceva paura, si può superare, e che, anche se dovesse provocare un po’ di tristezza, prima o poi passerà anche quella, certi del fatto che la conquista più grande è quella di aver affrontato la paura ed essere andati contro i soliti schemi mentali.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE