Perché ci innamoriamo di chi evita l’amore? Perché perseveriamo nel rincorrere quest’illusione nonostante i comportamenti sfuggenti dell’altro? Ma soprattutto perché ci accorgiamo solo alla fine della relazione delle illusioni che avevamo costruito su di essa?

Gli amanti non sono sempre persone felici. L’eccitazione amorosa trascina verso una pericolosa tendenza: la tendenza ad idealizzare. Ma perché succede?

Molte persone, che si rivolgono a me, nel mio studio di Monterotondo oppure attraverso delle consulenze online, mi chiedono: “Perché mi innamoro così facilmente? Perché mi emoziono subito pur avendo così tante storie fallite alle mie spalle?”. 

E’ bellissimo provare quei sentimenti vertiginosi, quella sensazione di effusione ogni volta che qualcuno di nuovo irrompe nelle loro vite, una sensazione talmente bella, dalla quale è difficile non lasciarsi travolgere. Ma, infatti, il problema non è tanto il coinvolgimento di per sé, ma l’intensità e le conseguenze di tale coinvolgimento.

L’abuso di dopamina e serotonina… genera “mostri”

Niente è eccitante come innamorarsi. Il cervello viene coinvolto in quel naufragio chimico orchestrato da neurotrasmettitori. La mente è infiammata da illusioni, fantasie e desideri. Poche cose sono così piacevoli come quell’attrazione che all’improvviso possiamo provare per quel qualcuno che improvvisamente irrompe nella nostra vita.

Quando una relazione è nella fase inziale si innalzano delle crescenti dosi di dopamina e di serotonina. Ma, a lungo termine, non tutte le coppie finiscono per essere ciò che si pensava all’inizio. Perché l’infatuato corre sempre, corre il rischio di vedere ciò che non è e, a volte, lascia da parte dettagli molto importanti.

Ci sono persone dipendenti dall’infatuazione, ma non dall’amore. Si è più dipendenti dalla dopamina, che emerge prepotentemente nella prima fase di attrazione, quindi da quell’amore ingannevole che nasce con attrazione, con la quale la mente si eccita, fantastica e vaga con puro desiderio, piuttosto che dall’amore inteso nella sua vera essenza.

Sigmund Freud diceva che, a volte, quando scegliamo qualcuno, ciò che facciamo è dotarlo di dimensioni che vorremmo avere: sicurezza personale, ingegno, originalità, carisma, fascino, genialità intellettuale… Vale a dire che la persona innamorata può proiettare sugli altri ciò che più ammira e desidera.

Queste illusioni, però, hanno anche un altro “effetto collaterale”: quando ci si “innamora” così facilmente di tutti, non ci si riesce più ad innamorare di nessuno. Infatti questa tendenza esclude il fatto che, invece, il vero amore autentico comporta anche brutti momenti e problemi che devono essere superati. Questa tendenza sembra essere un disperato tentativo di evitare quelle bevande amare dell’amore maturo e quindi si sofferma ad assaggiare soltanto i primi sorsi, senza mai bere del tutto.

Meglio una finta compagnia o una vera solitudine?

Innamorarsi velocemente e “senza filtri” può essere un segno di una profonda paura della solitudine. Per questo, spesso, quasi senza accorgercene, ci sentiamo attratti da chi ci tratta bene, ci fa i complimenti, ci tratta con affetto o mette in risalto le nostre virtù. Quando ci amiamo poco o affatto, ci accontentiamo delle briciole.

Inoltre, indipendentemente dal fatto che ci sia un incontro sessuale o meno, indipendentemente che nasca una relazione o meno, il cervello, quando sente una certa adrenalina, non può fare a meno di sperare di aumentare quell’eccesso e di sentirlo in maniera continuativa.

Per questo si tendono a coltivare questo sentimento e quest’idea di relazione, nonostante ci siano chiari segnali che il rapporto non possa decollare. L’attenzione e la memoria filtrano solo gli atteggiamenti positivi dell’altro (parole, gesti d’affetto e/o di apprezzamento). Spesso sono sottovalutati o ignorati i comportamenti di disinteresse, come il distanziamento, i silenzi, le improvvise fughe.

Chi è coinvolto fornisce spiegazioni apparentemente logiche, sentite con forte intensità e proclamate come certezze inconfutabili (“lui è sensibile, è uscito da una brutta storia, è molto impegnato, ecc.”). 

La convinzione che il partner sia innamorato, ma che abbia paura di intraprendere una relazione, alimenta l’illusione e le proprie aspettative di un futuro insieme. La situazione può protrarsi nel tempo. Più il coinvolgimento affettivo e la sicurezza di un amore ricambiato sono intensi, più la persona si aggrappa a questa “idea di lieto fine”, nonostante le sofferenze che l’altro le provoca.

Come spezzare le illusioni

Paul Rée  diceva che “La mente distrugge le nostre illusioni, ma il cuore le ricostruisce da capo”. Tuttavia, però, ad un certo punto accade “qualcosa d’inaspettato” che incrina l’illusione. Può trattarsi di un evento, un comportamento particolare, un’informazione ricevuta. L’autoinganno è frantumato da un insight, un’illuminazione, grazie alla quale s’inizia a vedere la situazione sotto un altro punto di vista. Avviene il crollo dell’autoinganno, ma questa disillusione porta inevitabili sentimenti di dolore e di rabbia.

Per questo una prima strategia, per superare tutto ciò, è quella di riconoscere l’essere single come momento propizio per la conoscenza di sé e per riscoprire se stessi con il piacere della propria compagnia.

Inoltre, rafforzare la nostra autostima e imparare a valutare noi stessi come siamo ci aiuterà progressivamente a evitare cotte a prima vista e alimenterà la pazienza, permettendoci di innamorarci gradualmente in base a ciò che impariamo a conoscere e ad apprezzare dell’altra persona.

Mantenete la vostra attenzione sul presente, concentravi sull’oggi e sulle cose che fate ogni giorno per raggiungere i vostri obiettivi. Molte volte queste cotte derivano dal desiderio di evitare i nostri problemi attuali e li camuffiamo mettendo le nostre illusioni in un futuro idealizzato e impossibile con qualcuno che abbiamo appena incontrato.

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Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE