Mi ritiro

Aristotele sosteneva che “l’uomo è per sua natura un animale sociale”. Tuttavia, a volte, può succedere che questo bisogno sociale venga, a mano a mano, sostituito dalla paura della socialità.

Più che di una vera e propria paura, si potrebbe meglio definire come una forma di ossessione del rifiuto e del giudizio da parte degli altri.

Le situazioni più temute sono: parlare in pubblico o ad un piccolo gruppo, sostenere colloqui di lavoro, partecipare a pranzo, cene o feste, essere presentati da altre persone, iniziare una conversazione, guardare negli occhi la gente, incontrare persone del sesso opposto o da cui si sentono attratte, esprimere le proprie opinioni.

Infatti in questi casi non si ha solamente la paura di essere giudicati o rifiutati dagli altri, ma si è assolutamente certi che questo avverrà. E, pertanto, ci si comporterà in maniera sempre circospetta e diffidente nei confronti degli altri, creando così la conferma dei propri timori.

Molte persone che si rivolgono a me, nel mio studio di Monterotondo oppure online, affermano di aver provato anche attacchi di panico in concomitanza con l’esposizione al contatto sociale.

Fobia sociale o timidezza: facciamo chiarezza.

La fobia sociale si distingue dalla comune timidezza, in maniera direttamente proporzionale a quanto la persona riesce a gestire la situazione, infatti la fobia sociale genera stati d’ansia così invalidanti da rendere la gestione della situazione davvero molto difficile.

Chi ha la fobia sociale si sente rifiutato e giudicato dagli altri come ridicolo, inadeguato, incapace e stupido. Ha il timore o la sensazione che la gente, osservandolo, capisca che è una persona problematica e che per questo motivo verrà tenuto da tutti a distanza. Per questo le relazioni sociali vengono generalmente evitate, cosa che naturalmente non fa che peggiorare il problema.

La vita di relazione si limita al rapporto con le persone di fiducia, proprio perché il terrore scatta nei confronti di tutte le situazioni interpersonali in cui ci si sente sotto osservazione, soprattutto se ad osservarci sono persone poco conosciute o completamente sconosciute. Purtroppo, però, la fobia sociale, a lungo termine, conduce ad una condizione di isolamento, che rende la persona totalmente incapace di relazionarsi con gli altri e con il mondo circostante.

Vincere la fobia sociale

Oltre ad evitare, molte persone tentano anche di tenere sotto controllo le manifestazioni della propria emotività, ma con il rischio che l’altro possa accorgersi del suo stato, ed aumentando quindi la sensazione di inadeguatezza, come anche il tentativo di risultare disinvolto, può finire con il sembrare ancora più impacciati e goffi. Anche perché se ci si sforza di nascondere il proprio imbarazzo e le proprie fragilità, si innesca inevitabilmente una reazione di forte agitazione, che la porta ad arrossire, a tremare, a sudare e a ricorrere inesorabilmente alla fuga. 

Alcuni addirittura fanno uso ed abuso di alcol droga o farmaci per sentirsi protetti e disinibiti.

Quindi, sia che si evita sia che si cerca di controllare, la fobia sociale non può essere risolta in queste modalità. Essa richiede un trattamento diverso rispetto a quello delle forme di paura pura, poiché in questi casi è necessario lavorare sulla convinzione di essere giudicati e rifiutati dagli altri, piuttosto che nel superamento del timore di affrontare situazioni vissute come spaventose.

Nardone spesso propone alla persona questo esempio sperimentale: “Immagini di entrare in una stanza convinto che tutti ce l’hanno con lei, lei guarda tutti in maniera difensiva, circospetta, non sorride, non saluta, è rigido. Se lei fosse gli altri che vedono entrare uno così, come risponderebbe? Nello stesso modo, difendendosi e irrigidendosi; lei che è entrato, ricevendo questa risposta, ha la conferma che gli altri la rifiutino. Ora, provi a immaginare che lei entra in quello stesso posto con le stesse persone, ma è convinto di piacere a tutti: entra, dice buongiorno, saluta tutti, guarda tutti, le persone che la guardano entrare vedono uno che saluta tutti, guarda tutti, che sorride. Cosa faranno? Le risponderanno nello stesso modo, e lei riceverà la conferma che piace”.

Non si tratta di una magia, ma solo dell’effetto dell’applicazione di un antico stratagemma: creare dal nulla, una competenza fondamentale che ci permette di passare da una posizione di chi costruisce ciò che poi subisce a quella di chi costruisce ciò che gestisce.

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Buon vento 😉

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE