C’è tutta una generazione cresciuta con la colonna sonora della cantilena:
“L’erba voglio cresce solo nel giardino del re!”
Dire “voglio” equivaleva a pronunciare una parolaccia.
Erano i tempi in cui ancora esisteva il defunto condizionale:
“mi pacerebbe …”
“se tu facessi il bravo, forse … lo potresti avere per Natale”
Ciò non significa che i bambini non facessero i capricci e neppure che siano diventati adulti migliori.
Fare i capricci, puntare i piedi, cercare di indurre a pietà il genitore o chi per esso strillando come un antifurto è prerogativa dell’infanzia. Lasciamogliela!
Quello che a noi qui interessa non è se il capriccio vada a braccetto con l’essere viziati, bensì semplicemente come sopravvivere a esso il più serenamente possibile, e aggiungiamo senza fare danni.
Nella dinamica del capriccio intervengono due ingredienti:
- gli attori;
- l’oggetto.
Ma procediamo con ordine, anzi, con disordine, partendo dal secondo in quanto più breve e semplice.
L’OGGETTO
È sempre futile. Almeno tale appare agli occhi dell’adulto: un giocattolo, un dolce, il lettone. Insomma, tutto ciò che compone l’universo di un bambino. E l’universo non può essere futile.
Il giocattolo: è un po’ come se qualcuno ti sventolasse sotto al naso il biglietto vincente del superenalotto e qualcun altro ti trascinasse via dicendoti “ma dai, smettila, non fare il bambino!”
Il dolce, la caramella: la sua negazione è più o meno come il terzo mistero di Fatima, inconoscibile e incomprensibile. Questione di principio? Corrette norme alimentari? Salute? È come se gli parlassi della scissione nucleare.
Il suo lettino, o l’asilo: “perché mamma mi stai abbandonando a me stesso? Non vedi quanto sono piccolo?”
GLI ATTORI
Il plurale è d’obbligo: nessun bambino al mondo farebbe mai i capricci da solo. Perché? Mai risposta fu più semplice: perché il fetente è piccolo ma non scemo!
Ha ben presenti due cose: la sua incapacità, e quindi impossibilità, di controbattere, e il potere stellare dello sfinimento.
Mira dritto allo scopo, e non ci gira intorno, e questo spiazza e fiacca.
Piccolo, indifeso, tenero … ma armato fino ai denti della più potente arma di “distruzione genitori”, talmente perfetta e sofisticata che nei secoli non ha neppure avuto necessità di adeguamenti, restando pressoché immutata, più logorante di dieci ore di lavoro filate e più efficace di uno strumento di tortura dell’Inquisizione medievale: il piagnisteo.
Cederai pur di farlo smettere, e questo lo sa. Nasce già sapendolo.
Tuttavia, per quanto la cosa ti spiazzi, possiedi anche tu un’arma segreta, solo che l’hai dimenticata: anche tu sei stato bambino. E qui lo freghi perché lui invece adulto non lo è ancora stato!
Genitore batte bambino 2 a 1!
Non ti suggerirò quindi di produrti in acrobatici esercizi yoga o diventare campione di kung fu, ma piuttosto di fare un esercizio di traduzione “da piagnisteo a italiano standard”
La tua coscienza di ex-bambino, traslata attraverso l’esperienza di adulto, suonerebbe più o meno così:
“Carissimi, mettiamoci a tavolino e discutiamo seriamente su di un paio di questioni.
Ho chiesto cortesemente un giocattolo nuovo, e la risposta è stata NO!
Per i soldi non dovete preoccuparvi perché quando lavorerò sarò disposto a ripagarvi tutto. Consideratelo dunque come un semplice anticipo. E poi, se volte dirmi che versiamo proprio in condizioni di disagio, preferisco rinunciare a quell’orribile camiciotto mezze maniche da geometra del comune piuttosto che a una economicissima bustina di figurine dell’edicola! Che dite? Devo chiedere a nonna?
Ne ho già tanti? Vero, però non è colpa mia se il consumismo assilla e martella; io l’ho trovato in questo mondo e quindi suppongo che lo abbiate creato voi. Tu, mamma, avevi proprio bisogno di quel paio di scarpe? Quelle dell’anno scorso non ti vanno più? E che, ti sono cresciuti i piedi? E tu, papà, perché tutti i giorni compri un pacchetto di sigarette nuovo? Non sarebbe meglio tenere da conto quello che hai, senza mandarlo in fumo? E poi, accreditati studi dimostrano che la mente di un bambino è fervida e necessita sempre di nuovi stimoli. Volete per caso che la mia soffochi e naufraghi nella noia?
Ho chiesto una caramella, e la risposta è stata NO.
Lasciamo perdere il discorso sul fumo, che già ho smontato prima. Quello che non mi è chiaro è come un dolcetto possa minare la mia salute mentre l’aperitivo, il digestivo, i dieci caffè e annessi e connessi a voi non facciano niente. Siete astemi? Boh! Io non so neppure cosa voglia dire ma tutte quelle stelline sulle ultime analisi di papà mi pare che lascino pochi dubbi sulla salubrità della vostra alimentazione. E col nonno come la mettiamo? È sempre lì a ripetermi la lagna che “ai suoi tempi” neppure sapeva che esistessero eppure ha i trigliceridi che gli escono anche dalle orecchie!
E poi, miei cari, la necessità di dolce denuncia un desiderio di attenzione. Siete proprio sicuri di darmene a sufficienza?
“Diventi viziato!”, “è una questione di principio, regole!”
Se così fosse, scusate ma a voi quante ne hanno fatte passare lisce i vostri genitori?
Principio? Regole? E che diamine! Chi li ha fatti? Non è mica la Bibbia! Che cavolo di principi e regole del cavolo sono se basta un Gormita o un lecca lecca per mandarli a p… pancia all’aria?
Resta un’ultima questione. Il lettone e l’asilo!
Vorrei vedere voi circondati da mostri a dieci teste! Sono tutte storie? E allora dichiarate qui e ora che quando eravate piccoli non li avete visti pure voi! C’erano, ne sono sicuro, solo che siete di memoria corta. Succede, alla vostra età … si chiama Alzheimer!
E ora, cari mamma e papà, esponetemi le vostre motivazioni, oneste e sincere.
Grazie per l’attenzione”
Non sai rispondere? Sei ancora lì a bocca aperta? Niente paura, io sono qui per questo!
“Combattere i mulini a vento fa più male a te che ai mulini”
ROBERT A. HEINLEIN
Buon vento!
Federico Piccirilli
Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola