Fiori di pesco che hanno resistito, nonostante il gelo mortale dell’inverno, li guardo meravigliato dal mio studio di psicologo a Monterotondo, poco dopo aver finito una terapia online.
Come i semi sanno dove andare, e possiedono la forza stupefacente di attraversare il terreno e spuntare fuori alla luce, io credo che dentro di noi rimanga sempre una piccola scintilla.
Come una fenice risorgere dalle sue ceneri, tutto ciò che ci colpisce un giorno ci fortificherà. C’è un’araba fenice in ognuno di noi.
Ma come si può risorgere dopo un lento e progressivo svuotarsi di energia? Dopo traumi, che hanno spezzato l’anima, fino a non far rialzare più? Dopo assenze protratte, abbandoni e tradimenti? Sembra impossibile credere che dopo tanto dolore si possa rinascere, eppure rinascita da una parte vuol dire aver vissuto la morte, ma anche aver “voluto” la vita.
La metamorfosi della farfalla
Quando qualcosa ci sconvolge, ci uccide e ci distrugge, dentro di noi qualcosa cambia irrimediabilmente. Non siamo più gli stessi e nonostante tutto, ci sforziamo di farci andare bene la vita che “ci tocca”, anche se ci sta stretta, anche se non ci fa sentire più vivi. È come se l’esterno non combaciasse più con l’interno: non è più come prima. I momenti drammatici della nostra vita come i lutti, le separazioni, i traumi, segnano a tutti gli effetti un prima e un dopo nella nostra vita.
Per uscire dal dolore, dobbiamo attraversarlo per poi lasciare andare, quindi separarci da una parte di noi, lasciarla morire, come se fosse il pegno da pagare per avere una nuova vita in cambio. Si elabora così il lutto di noi stessi, come il bruco che diventa crisalide e si rinchiude nel buio del suo bozzolo, si isola dal mondo, non ne vuole più sentire parlare. Si tratta del necessario spazio vuoto, né passato né futuro, che permette la metamorfosi. Una parte di noi muore, ma un’altra rinasce.
“Psiche, anima in greco, significa anche “farfalla”. Nasciamo con un bruco di anima, il nostro lavoro è dargli ali e volo” dice Alejandro Jodorowsky. Per nascere, la farfalla deve dimenticare di essere stata un bruco perché ora è un essere totalmente diverso. Se continuerà a strisciare e nutrirsi delle cose del passato, morirà, e questa volta sarà una morte reale e definitiva e non più il preludio della metamorfosi.
Pensaci: dopotutto, se siamo rinati come farfalle, perché dovremmo continuare a strisciare a terra se ci siamo guadagnati le ali?
Rinascere dopo un dolore è fisiologico
Se dopo essere cambiati ci aggrappiamo al passato, sforzandoci di vivere nello stesso modo in cui vivevamo prima, ignorando il cambiamento che ha separato un prima da un dopo e di non essere più gli stessi, ci feriremo a tal punto da spegnere il nostro naturale impulso evolutivo.
È durante la sua fase intermedia che la creatura, non più bruco e non ancora farfalla, sviluppa il suo “super-potere”: quella capacità, che era presente solo in potenza dentro di lei. Proprio la sua morte simbolica la spinge a manifestare il suo potenziale. Allo stesso modo ogni persona che giunge alla rinascita è un essere nuovo che ha acquisito un’abilità particolare, che l’accompagnerà per il resto della sua vita. Il dolore ci cambia sempre ed è importante accettare il fatto che ciò che è stato rotto non tornerà mai più come prima, e questo non è né bene né male, è solo naturale.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE