Altro che abbronzatissimi, quest’anno nemmeno le vacanze sono state riposanti, quel barlume di speranza che avevi riposto nell’estate non ti ha per niente aiutato e la rabbia ancora ti perseguita.
Sono tanti i motivi che ci suscitano rabbia, ma principalmente il minimo comune denominatore è quasi sempre un senso di ingiustizia che sentiamo dentro di noi.
“La rabbia è una breve pazzia” scriveva Orazio, qualcosa di involontario, che pervade in maniera aggressiva e incontrollata, acceca e distrugge, come un uragano.
Ma serve davvero la rabbia? Chiaramente si, le emozioni sono vitali per noi, e la rabbia serve proprio per attivarci, per farci reagire alle cose che non vanno, per darci forza e combustibile necessario per superare le avversità.
“Tranquillo” , “Calmati”, “Dai non ci pensare”, queste sono le frasi che accendono ancor di più il fuoco della nostra rabbia, vere e proprie gocce di benzina sul falò della nostra arrabbiatura, gettate dagli animi sereni di coloro che ci guardano stupiti, come se si trovassero davanti ad un demone inferocito, quasi spaventati da quegli atteggiamenti, considerati eccessivi, ma è difficile capire quando non si prova ed è ancora più difficile capire come fermare tutto ciò.
Ti sarai chiesto tante volte come gestire la rabbia, ma se fino ad ora ti hanno detto che la rabbia deve essere sfogata o ignorata, sappi che ti hanno detto delle inesattezze. Infatti già negli anni ’80 la psicologa Carol Tavris spiegava che sfogare fisicamente la rabbia (urlare, spaccare, distruggere…) non fa altro che aumentarla, e negli anni successivi si è dimostrato ripetutamente che è così.
Allo stesso modo ignorare la rabbia non è una strategia, ma un punto di arrivo.
Infatti la rabbia, dato che, come ti dicevo, è un’emozione, va compresa e gestita o, con altre parole più psicologiche, elaborata. Questo è quello che faccio con le persone che mi scelgono, che mi parlano di questa difficoltà, nel mio studio a Monterotondo.
La rabbia è come la piena di un fiume: più si cerca di arginarla più aumenta, fino a rompere gli argini e travolgere tutto. Perciò l’obiettivo non è quello di reprimere ma di orientare la scarica rabbiosa in una direzione che ci permetta di farla defluire senza provocare danni irreparabili.
Quello che devi fare con la rabbia è costruire un canale di comunicazione tra te e lei, perché in fondo lei ha molto da raccontarti…
Per questo una delle tecniche principali è quella di canalizzare la rabbia, prendendo carta e penna e scrivendo in maniera viscerale cosa vorremmo dire o fare a colui che l’ha provocata.
Questo permetterà di creare uno spazio, ogni giorno, in cui aprirti e riversare fuori tutto il veleno che hai dentro, che brucia e logora e che produce danni dentro di te e fuori, nelle relazioni con gli altri.
L’obiettivo sarà quello di aiutarti a far sì che il fiume in piena della tua rabbia non straripi più, affinché tu possa galleggiare serenamente su quello specchio d’acqua, osservando di nuovo l’azzurro del tuo cielo.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE