Sei mai stato a contatto con chi ha l’ansia? Allora sicuramente avrai fatto quest’esperienza un milione di volte: hai visto l’altro profondamente agitato, con una paura immensa, in preda a burrascosi pensieri contrastanti, che come una nave durante un naufragio lo sovrastavano, lo vedevi così impigliato in quella morsa, incapace di uscirne, allora hai deciso di sfoderare la tua arma vincente, la fatidica frase: “Vabbè ma stai calmo”.
Sono sicuro che non lo hai detto con cattiveria, la tua frase ha seguito un ragionamento logico abbastanza istintivo: “soltanto l’acqua può spegnere il fuoco”. In effetti se qualcuno è agitato la soluzione è calmarlo. La cosa è abbastanza logica. Ma l’ansia non segue la logica.
Chi ha l’ansia utilizza spesso le persone che ha intorno come aiutanti a cui affidarsi durante i momenti più bui della propria ansia, ma al tempo stesso, tra le mura del mio studio di Monterotondo, queste stesse persone mi riferiscono di non trarre poi grandi vantaggi da questo loro comportamento di ancoraggio, anzi, al contrario, finiscono per sentirsi come un peso ed avvertono un senso di incapacità.
Quindi oggi voglio aiutarti a gestire chi ti sta intorno e soffre d’ansia. Iniziamo da cosa NON dire:
“E’ tutto nella tua testa”, da una parte questa frase è vera: la persona sta creando dei pensieri, a volte anche poco proporzionati per la nostra “realtà”, ma una persona in preda all’ansia non può accettare una frase del genere, dato che per lei i suoi pensieri sono veri e reali, quindi smentire questo significa farla sentire fuori controllo.
“Ti lamenti tanto ma ci sono persone che hanno cose peggiori”. Ci sarà sempre qualcuno che avrà una giornata, una settimana, un mese, un anno o una vita peggiore della nostra, a volte prendere le disgrazie altrui come esempi di resilienza può aiutare, d’altronde il motto dice: “Mal comune mezzo gaudio”, ma non mentre siamo in preda all’ansia. Chiunque abbia affrontato un periodo difficile nella vita sa che in quel momento di come stanno gli altri poco ci importa. Siamo ripiegati su noi stessi e le energie le usiamo per prenderci cura di noi. Ricordare alla persona che ci sono cose peggiori non la aiuterà ad essere grata per quello che sta passando o a sentirsi fortunata, né tanto meno a farsi passare l’ansia.
“Non si muore d’ansia”. E’ vero che non si muore, ma la persona che sperimenta l’ansia o addirittura gli attacchi di panico prova esattamente quella sensazione lì. Sminuire come si sente e le sue paure, non lo aiuterà di certo ad affrontare l’ansia. Lo farà sentire invece giudicato ed esagerato.
Ora che sai cosa NON dire a chi ha l’ansia, passiamo a come puoi intervenire.
Sarò molto breve: quando hai a che fare con qualcuno che ha l’ansia devi aiutarlo senza sostituirti. E’ importante non arrivare a sostituirsi completamente nei compiti di vita quotidiana, rischiando di colludere con il disturbo e di mantenere i meccanismi che lo sostengono.
Quindi più che dire o fare il tuo compito è quello di provare a sentire e lo strumento privilegiato per sentire come suonano le note scordate dell’altro è l’empatia. E’ importante riconoscere che ciò che l’altro sta vivendo è reale e che può essere difficile affrontare le situazioni ansiose. Essere empatici significa mettersi nei panni dell’altra persona e imparare dalla sua esperienza cosa significa sperimentare ansia.
Solo capendo cosa l’altro prova e qual è il tuo ruolo in quella situazione potrai essere davvero d’aiuto.
E poi ricorda che uno dei maggiori aiuti che puoi dare a qualcuno in questa situazione è quello di rivolgersi ad un professionista. Come dice Buscaglia: “L’ansia non ci sottrae dal dolore di domani ma ci priva della gioia di oggi”, quindi il tuo ruolo può essere proprio quello di indicare a chi è preda dell’ansia il percorso per ritrovare la sua serenità.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE