Bentornati ! Vi vedo già belli carichi, con la bustina del Gaviscon a sinistra, con la speranza di digerire anche gli ultimi dolciumi dell’Epifania, e con la penna a destra, pronti a finire di scrivere gli ultimi buoni propositi dell’anno nuovo.
Ma fammi indovinare: nella lista hai per caso scritto “Mettersi a dieta”?
Credo sia doveroso, dato che le feste sono l’apoteosi degli eccessi: un po’ più buoni, un po’ più generosi, un po’ più di vino, ma soprattutto un po’ troppo cibo.
E quando facciamo il bilancio a fine feste, ci sentiamo tutti un po’ Sbilanciati.
Che fare ora? Come porre rimedio a tutti gli sgarri che sono stati fatti?
In effetti la risposta non è molto misteriosa, è chiaro che serve una dieta.
Tuttavia però, dopo periodi di sgarri come questo, il rischio è di non riuscire più a seguire come prima la strada giusta, nonostante tu sappia perfettamente quali siano i passi da fare.
Eppure lo sgarro è durato solo pochi giorni, com’è possibile quindi?
La spiegazione è presto detta: gli eccessi natalizi esulano dal nostro abituale regime alimentare, costituito da regole ma anche da eccezioni ben precise. Le festività natalizie interrompono questa routine ormai consolidata, spezzando il ritmo regola-eccezione che (prima) funzionava così bene.
Adesso invece la tentazione di finire l’ultimo pandoro superstite o di scavare le ultime cioccolate nella calza sono irrefrenabili ad ogni ora. Il vecchio metodo non funziona più.
E’ un po’ come se, oltre al nuovo anno, bisognasse ricominciare anche una nuova dieta.
Come ben sai sulla targhetta del mio studio di Monterotondo non ho affisso nessun titolo di dottore in Scienze della nutrizione, ma posso intervenire sull’argomento, ricordandoti che tra mente e corpo c’è una strettissima relazione.
Per questa ragione non posso fornirti una dieta nutrizionale, ma posso proporti una dieta paradossale.
Ma partiamo dalle basi: forse non lo sai, ma se è vero che, come diceva il film “Il corvo” “Non può piovere per sempre”, allora è anche vero che non si può stare a dieta per sempre.
Ma perché?
La risposta è semplice: il controllo fa perdere il controllo, per cui le persone a lungo andare restringono i pasti e sgarrano fuori pasto.
Tanto più ci si vieta qualcosa, tanto maggiore sarà il desiderio di trasgredire, per cui è molto più probabile che la persona che si è imposta di non cedere alle tentazioni del cibo, si ritrovi a trasgredire in maniera incontrollata e smisurata.
Ma quindi, seguendo questa logica, possiamo mangiare quando vogliamo?
Eh no, è una dieta paradossale, mica la storia di Hansel e Gretel.
Nella dieta paradossale puoi concederti solo e soltanto ciò che più ti piace, ma esclusivamente nel corso dei tre principali pasti canonici: colazione, pranzo e cena.
Questo in primis si basa su un concetto importante: quello di soffermarsi volontariamente sul piacere derivante dai cibi che più si preferiscono e che si vorrebbero consumare nel corso della giornata e di immaginarsi, anticipandone mentalmente, i sapori, gli odori e tutte le sensazioni che accompagnano il momento della consumazione degli alimenti che si prediligono.
Inoltre, a differenza di ogni altra dieta dimagrante veloce, che invita ad un controllo eccessivo e restrittivo del cibo, con la dieta paradossale la persona è invitata entrare nel meccanismo mentale secondo il quale, per ottenere un maggior controllo sul cibo, è importante imparare a concederselo ed evitare di assumere un atteggiamento di totale e rigido rifiuto.
Infatti attraverso il recupero di un controllo equilibrato, che prevede la concessione delle tentazioni, questo regime alimentare permetterà di riequilibrare il tuo rapporto con il cibo e le più sottili dinamiche psicologiche sottese ad esso, ovvero la continua contrapposizione tra piacere e dovere.
Sembrerà davvero paradossale, ma in questo modo fare la dieta, più che un dovere risulterà un piacere.
Ma ovviamente ora ti starà salendo un dubbio, o forse più di uno, provo ad ipotizzare la più probabile delle tue perplessità: “E se io mangiassi pane e nutella tre volte al giorno, come si fa a perdere peso o a regolare l’alimentazione?”.
Anche in questo caso vale la logica paradossale.
Se una persona mangia lo stesso cibo per una settimana, o anche più, alla fine si satura e rinuncerà spontaneamente a quel cibo, non per costrizione, ma per saturazione, passando in seguito a cibi più consoni ad una alimentazione virtuosa.
Anche la logica, salendo sulla bilancia, si sentì sbilanciata e allora comprese che non sempre i problemi che abbiamo possono essere risolti con la stessa mentalità con cui li abbiamo creati.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE