Hai mai pensato di essere la/il protagonista di un romanzo?

Hai mai pensato di essere il o la protagonista di un romanzo?

“ma figurati! La mia vita è piatta come una frittella!”

Bene. Ancora meglio.

Sì, perché le vite straordinarie, quelle che si snodano su circuiti inusuali che paiono quasi pizzi, dalla nascita sino al momento di calare un paio di metri di terra sulle spoglie mortali, si prestano più alla redazione di biografie. E come tutti ben sappiamo sin dai tempi della scuola, le biografie sono spesso noiose, o comunque difficili da digerire.

I romanzi più belli, che prendono dritti al cuore, sono quelli che narrano vite semplici, anonime.

Già, forse non ci hai mai fatto caso, ma è così.

 

Nella normalità, tanto temuta e troppo disprezzata, si nascondono le note più vibranti della vita, quelle che proprio in ragione della consuetudine, sono le più condivise ed emotivamente coinvolgenti.

Quindi non sottovalutare la monotonia.

Ogni vita è romanzo, e ogni romanzo merita di essere letto. La piacevolezza della trama non risiede nell’argomento, nello svolgersi delle azioni, ma nel modo in cui esse sono dipinte dalle parole.

Una donna che cammina sotto la pioggia con un bambino per mano, la mano che lo saluta mentre varca il portone della scuola, quei tre o quattro piatti un po’ scheggiati di tutti i giorni sulla tovaglia che odora di bucato, sono poesia pura.

Lo sguardo di sottecchi del collega, il fremito per l’arrivo di un messaggio sul telefono, la luce che si spegne sull’oblio della notte … sono note di una bellezza commovente. E così anche i momenti di rabbia, le paure, le angosce, il distacco fisico di una vita che ci lascia, la fine di un amore.

No, la tua vita non è piatta come una frittella, ma come essa è dolce e fragrante.

C’è un trucco per coglierne il sapore: il sapiente uso della terza persona.

Non “io” ma “lui” o “lei”.

È un espediente che molti scrittori usano, per primo Cesare che parlava di sé come di una persona all’esterno. Ciò aiuta a essere obiettivi o comunque a restituirne l’impressione.

Se provi a fare questo semplice esercizio te ne renderai conto:

  • Sdraiati, chiudi gli occhi, e cerca di vederti. Puoi immedesimarti in un dirimpettaio, quello che incontri tutti i giorni e con il quale scambi un semplice saluto o un cenno del capo; nessuna conoscenza profonda ma solo routine. Oppure nella commessa del banco del supermercato, o nel postino, piuttosto che in un collega di lavoro.

Cosa vedi?

Che sensazione ti restituisce quella persona che non sei altro che tu?

Apprezzi un sorriso sincero e aperto? Oppure ti trasmette freddezza, imbarazzo, insicurezza.

Ti attira o ti respinge?

  • E ora torna in te, nei tuoi panni come si è soliti dire.

È proprio quella l’impressione che vuoi trasmettere?

  • Dai valore alle cose che fai, per prime le più semplici e quotidiane, perché è l’insieme di quei piccoli gesti ripetuti che crea il capolavoro. Ti accorgerai così che caricare l’ennesima lavatrice, correre dalla scuola di danza a quella di calcio, portare a termine un lavoro noioso, affrontare una discussione in famiglia, sono imprese quanto lo scalare una montagna o fare il giro del mondo in solitaria.

E allora cerca di gustare ogni istante.

Se vuoi, o te la senti, puoi anche provare a scrivere veramente il romanzo della tua vita; nessuno giudicherà la tua scrittura o i tuoi errori. Traccia i pensieri, con spontaneità, le emozioni, le rabbie.

  • Prova a usare la terza persona: “lei prepara la cena. È stanca perché ha corso tutto il giorno e sa che a tavola si lamenteranno …”.
  • Cerca di essere molto obiettivo: “il suo viso è duro, risponde male ai saluti”, o ancora “la sua malattia è la gelosia”

Frasi semplici, corte, senza particolari velleità stilistiche.

Non è un diario, attenzione, ma una cronaca, oppure una sorta di canovaccio da sceneggiatura da usare come traccia: “vorrebbe dirgli che lo ama ancora tanto ma le sembra superfluo”.

Ciak, SI GIRA!

Se invece non te la senti di prendere carta e penna, o di battere sui tasti del pc, pensa. È più difficile fermare le immagini ma non impossibile, forse più facile e sicuramente meno impegnativo.

L’unica cosa alla quale devi fare attenzione è a non montarti la testa! Il fatto di diventare finalmente protagonista non autorizza atteggiamenti da divo. Del resto quanto sono odiosi i divi spocchiosi e megalomani!

Non sai come iniziare?

Sì, lo so. È il momento più critico per ogni scrittore: un buon inizio.

Posso permettermi allora di darti un suggerimento?

Immaginati in una giornata di vento. Il resto, il contorno, fai tu! Puoi essere solo o in compagnia, in un prato o intento a chiudere le finestre che sbattono. Puoi goderti quel vento o provarne fastidio. Soprattutto, se ti va o hai bisogno di un aiuto regista, puoi chiamarmi. Io sono uno che ama i romanzi quotidiani molto più che le grandi gesta di straordinarie biografie.

Per ora non posso che augurarti che quel vento con cui inizierai la scena prima, soffi favorevole alle tue aspettative.

Buon Vento! (e non si sa mai! Metti caso che fra di voi non si nasconda qualche scrittore!)

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

 

CONSIGLI DI LETTURA:

Flaubert G., Madame Bovary, Feltrinelli

Michon P., Vite minuscole, Adelphi

Carrère E., Vite che non sono la mia, Einaudi

CONSIGLI DI ASCOLTO:

Lucio Battisti: Emozioni

Gino Paoli: C’era una volta una gatta

Zucchero: Donne

 

 

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