Metafore! Così belle, così poetiche, così preziose per la mente. – Ha ammaliato mia nipote con le metafore! Dice la furibonda zia di Beatrice ne “Il postino”. Sì, perché le metafore sanno penetrare là dove le semplici parole non hanno accesso.
Un paio di settimane fa ve ne ho proposta una che ha riscosso un’ottima risposta: quella dell’uovo di legno per rammendare. Voglio riprenderla, non per ripetermi, ma per impacchettarla, infiocchettarla e regalarvela come mio personale augurio in questa fine di un anno che in una sorta di autocensura linguistica definirei quantomeno … “così così”. Beh, in fondo è il pensiero che conta! Mentre sto scrivendo è scattato il lockdown di Natale. Anzi, che dico “di Natale”! Di Natale, capodanno, fino all’epifania, che quest’anno verrà riproposta come la data che “tutti i lockdown si porta via”. Ormai le nostre orecchie hanno fatto il callo a questa parola, bruttarella in verità e pure spesso abusata o mal usata, e anche il nostro corpo ci si sta abituando e pure inchiattendo abbastanza vistosamente.
A meno di particolari situazioni lavorative o familiari, ci tocca restarcene a casa e buttare la chiave per qualche giorno, e questo innegabilmente ci fa girare le scatole. A chi più e a chi meno, a chi per un motivo sacrosanto, quale ad esempio il blocco della propria attività lavorativa, chi per un altro magari semplicemente legato a una questione di principio, comunque girano parecchio, ed è naturale che sia così. A rincarare la dose ci si mette anche quel meccanismo mentale arcinoto che rende affascinante e appetibile il proibito, persino se si tratta della suocera che “… purtroppo quest’anno non riesce a venire a passare le feste da noi. Mannaggia la miseria zozza!”. Sedentari di professione che improvvisamente anelano a diventare campioni di sci e misantropi impenitenti che rimpiangono il trenino di capodanno con cappellino e trombetta ormai non si contano neppure più. Girano, e questo non ha nulla a che vedere con la consapevolezza della necessità. Del resto girano pure quando ci rompiamo una gamba e dobbiamo rinunciare a saltellare, ballare o fare sport per qualche tempo; però lo facciamo, borbottando ok, ma comprendendo che è l’unico modo per tornare a … saltellare, ballare, fare sport.Comunque sia, volenti o nolenti ci tocca spalmarci sul divano da veri campioni mondiali della pennica, e la sfida questa volta è davvero a livello planetario, da Monterotondo alla Patagonia passando per l’equatore. Ci mancherà di vedere e abbracciare chi ci è veramente caro, ci mancherà persino ingoiare il bis di quell’orrendo tortino ai broccoli o stare a sentire per la milionesima volta il racconto di quando si giocava a tombola con i fagioli. Altri invece saremo felicissimi di non vederli neppure con il binocolo, evitandoci la fatica di dover ingoiare un vaffanculo travestito da Auguri, con il rischio che ci vada di traverso fino a dopo l’epifania. Staremo molto di più in famiglia, come che sia la nostra famiglia, numerosa, smilza, chiassosa o silenziosa, a più gambe e zampe oppure a un solo componente.Staremo molto di più con noi stessi.
Ecco allora che v’invito a scartare il mio regalo: il famoso e metaforico uovo di legno.
Come usarlo? Non è difficile, basta prenderci la mano. Lo scopo è il rammendo, là dove già c’è un buco, ma anche semplicemente dove la trama è un po’ lisa per l’uso. Si può tirare fuori un gioco da tavolo. Da qualche parte in cantina, in un armadio o in soffitta avremo pur un Monopoli, un Risiko, un Cluedo, un gioco dell’Oca, un semplice mazzo di carte o una scacchiera impolverata! È incredibile il potere collante che esercita in un contesto familiare soffocato dal silenzio di un eccessivo uso del cellulare.Si può mettersi a ballare tutti insieme seguendo un tutorial di zumba online, oppure fare gli addominali, e visto che una delle occupazioni principali sarà mangiare, ne avremo bisogno. Si può chiacchierare o addormentarsi insieme sul divano. Si può aiutare a sistemare la casa, svuotare la lavatrice, spostare i mobili per scoprire nuove prospettive di
spazi, oppure crearli gli spazi, là dove sono scarsi e soffocanti, eliminando il superfluo e inutile.Si può discutere, confrontarsi e scontrarsi, litigare. Anche questo è un modo per saldare i rapporti, ammesso ovviamente che al litigio segua la pace. Si possono fare metafore, e trasformarle in gara a chi la fa più originale! Insomma, si possono fare mille e mille cose che magari in condizioni normali non avremmo fatto, e che appunto non facciamo da anni; semplici gesti, azioni, trascurati, snobbati, dimenticati nella fregola di andare oltre, fare “di più”, uscire dagli schemi della quotidianità. Rammendi, molto più facili da eseguire di quanto ci si creda, eppure dagli effetti straordinari. Si può stare con noi stessi. E dici niente! È il rammendo più delicato da compiere, e pure quello che offe le più grandi prospettive. Il trucco è usare bene la superficie liscia e curva dell’uovo, afferrarlo con delicatezza, tenerlo fermo e tenderci sopra la nostra mente per individuare ogni punto debole e a rischio rottura. È un lavoro intimo, tra “me e me medesimo”, nel quale non devono trovare spazio la vergogna e la menzogna. Non barare, non prenderti in giro! Non nascondere il buco dentro la scarpa perché serve solo ad allargarlo. Ogni momento, ogni singolo attimo, ogni situazione per quanto forzata o spiacevole possiede un’opportunità di crescita personale. Si può fare ordine nel cassetto dei propositi, dividendo fra obiettivi, opportunità, prospettive reali e sognate come fossero calzini e mutande; si può ripulire dai parassiti quello dei rancori e svecchiare quello dei rimorsi, ricordandosi di mettere in entrambi una bella dose di antitarme. Si può dipingere con la mente un’alba sul mare oppure il bianco di un ghiacciaio. Si può fare una telefonata dettata dal solo desiderio di sentire proprio quella voce, senza trincerarsi dietro a un più facile ma asettico messaggio su whatsapp. Insomma, l’ago e il filo già li avete, i calzini rotti pure, l’uovo di legno ve lo regalo io, il tempo non manca … e allora, al lavoro! Buon … natale, possibilmente arricchito di un buon vento.
“Chiudete tutte le librerie, se volete, ma non sarà nessun cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potrete regolare sulla libertà della mia mente”. (Virginia Woolf)