Succede che ognuno di noi è un mondo.
Succede che gran parte di esso ci sia sconosciuto, inesplorato o semplicemente ignorato, proprio come se si trattasse di quello che insieme abitiamo.
Succede che più i luoghi ci sono vicini, di facile accesso, più li snobbiamo.
- Ciao, come va?
- Bene. Voglia di evadere …
- A chi lo dici! Comunque ho deciso che una settimana me la prendo.
- Fai bene. Dove di bello?
- Mah, credo Madrid. È la terza volta, ma non so più dove andare, ho visto tutto.
- Bella Madrid. Verrei anch’io, ma devo andare via per lavoro.
- Peccato! E dove vai?
- Napoli.
- Ah, Napoli. Non ci sono mai stato a Napoli …
Avvertenza: è doveroso precisare, come avviene per i programmi televisivi, che il suddetto dialogo è stato ‘immaginato’ prima dell’ultimo DPCM Covid-19. Anzi, pure prima del primo …
Comunque sia, lockdown a parte e nella speranza di poterci muovere presto in tutta libertà per andare a Madrid, Napoli, oppure ‘ndo ci pare, o anche di starcene a girarci i pollici sul divano, ma per nostra libera scelta, insomma nella speranza e nell’attesa che questo periodo di me..a finisca, c’è e ci sarà sempre una Napoli, una Bologna, una Torino, un quartiere, una spiaggia, un bosco, una collina dietro a cui tramonta il sole, che sta appena girato l’angolo e che tuttavia non conosciamo.
Lo stesso succede con noi.
Quanti angoli di te sono rimasti inesplorati da tempo? Quanti scorci della tua mente, e del tuo corpo, hai più o meno deliberatamente ignorato, snobbato, trascurato?
Ebbene, questo periodo che mi pare comunque condivisibile definire “di me..a”, ci costringe a essere “turisti per casa”, intendendo per “casa” non solo le mura e il tetto che abbiamo la fortuna di avere intorno e sulla testa, ma soprattutto quel mondo straordinario che si chiama semplicemente “io”. Straordinario dentro, fuori e pure intorno. Straordinario non ha un’accezione necessariamente lusinghiera o positiva, non significa perfetto, bellissimo, ma semplicemente “unico”.
E dici niente! “Io so’ io, e voi nun siete un …”
Unico sì, ma pure insostituibile, e quindi tanto vale averne cura. Il primo passo è ovviamente la conoscenza, che guarda caso fa assonanza con coscienza. Avere coscienza di ciò che siamo e metterlo a confronto di quello che vorremmo essere.
Visto che ci si presenta l’occasione di porre un freno ai ritmi frenetici che l’odierno sistema di vita c’impone, approfittiamone per allargare la nostra visuale su di un “io” quanto più completo possibile, quasi che un drone ci sorvolasse, registrasse e osservasse dall’alto.
Pensiamo ora di fare una mappa di noi stessi. Sì, una cartina, tipo quelle che, malgrado la comodità dei geolocalizzatori da smartphone, ancora compriamo in edicola quando andiamo in un posto nuovo, oppure molto ampio e ricco di luoghi e attrattive. Chi, ad esempio, non ne possiede una di Roma? Fra le strade ecco svettare il disegnino del Colosseo, accanto i Fori, e spostando lo sguardo di poco, compare San Pietro con il suo porticato che pure schematizzato su di un pieghevole fa la sua figura!
Ecco, proviamo a immaginare una cartina di noi stessi, come se fossimo Parigi, New York o Monterotondo a seconda della nostra complessità costruttiva e di possibili percorsi. Possiamo anche figurarci come un intero mappamondo, perché no!
E ora iniziamo la nostra gita turistica. Quanti dei luoghi che maggiormente ci caratterizzano non ci siamo mai filati? E quanti angoli nascosti e inesplorati possediamo? Belli da mozzare il fiato, che si aprono su panorami spettacolari, oppure bui, oscuri, misteriosi e pure magari paurosi.
Attraverso questa cartina virtuale, o questo mappamondo se ti piace di più l’idea, cerchiamo di capire quali sono i punti migliori, già attentamente curati e semplicemente da valorizzare con una buona manutenzione e quelli che invece necessitano di interventi radicali di riqualificazione, pulizia. Ti posso garantire che scoprirai che, comunque sia, c’è un casino da fare!
Il trucco vincente (del quale dovrebbero tenere conto anche tanti amministratori comunali veri, per uscire dalla metafora) è non “trascurare le periferie”!
Tornando alla nostra mappa pieghevole, ci accorgeremo infatti che appena i contorni si allargano fuori dal centro, i riferimenti, le icone attraenti, si fanno più radi se non del tutto assenti. Per ripulirsi la coscienza, gli amministratori locali sbattono nelle periferie qualche fioriera, un paio di panchine colorate qua e là, le lucine di Natale riciclate da qualche via del centro, e intanto sotto questa sottilissima e fragile patina i problemi proliferano e incancreniscono. Facciamo estrema attenzione a non commettere il medesimo errore con il nostro prezioso “io”.
Siamo mondi preziosi, luoghi unici, degni di attenzione e cura in ogni minimo angolo nascosto. Scoviamo i punti trascurati, che magari sono semplicemente scomodi perché più complessi, e concentriamoci su di essi. Esploriamoci a tutto tondo, senza pregiudizi, senza sensi di arrogante superiorità.
Mettiamo in comunicazione i nostri estremi, la parte più esterna, curata proprio in ragione della sua superficialità e immediatezza, con quella più nascosta, che proprio perché “tanto non si vede” finisce per diventarci sconosciuta.
Mi viene in mente un altro paragone: la cantina, oppure la soffitta. Buia, polverosa … quand’è l’ultima volta che l’hai spazzata? Ci vai di sfuggita, sostandovi il meno possibile; ti mette pure un po’ paura, o comunque disagio. Eppure quanti oggetti preziosi e dimenticati si nascondono al suo interno? Ecco, siamo di nuovo costretti a una relativa immobilità, per la seconda volta in questo anno. Siamo costretti a limitare i rapporti con gli altri, a mantenere le distanze. Ci troviamo a costruirci una sorta di guscio entro cui limitare il nostro raggio d’azione, facciamo almeno in modo di occuparci in modo completo di esso, mettiamo a frutto anche il disagio e proviamo a renderlo in qualche modo utile, in modo da poterne cogliere i frutti quando tutto questo finirà.
Spesso si sente ripetere che dovremmo fare in modo di uscirne migliori. Forse c’è un bel po’ di retorica in questo, perché non è certo facile pensare in positivo quando si vede il proprio lavoro minato e le prospettive di futuro che sembrano sgretolarsi, quando ci si sente soffocare in un ambiente domestico non sempre da famiglia del mulino bianco, però è vero che possiamo comunque concentrarci su noi stessi, cercando di rivoltarci come calzini, gettando maschere e mettendoci a nudo. Conoscere i nostri angoli nascosti, scoprirli più belli di quanto immaginassimo, oppure decidere di renderli tali.
Io ci sono. Tappato pure io dentro mura fisiche ma con una finestra che mi apre una meravigliosa vista su Monterotondo in veste tardo autunnale e un’altra interiore, su di te se hai voglia di svelarti. Il tempo di iniziare un percorso di psicoterapia on line c’è. Ne vale la pena, credimi.
Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM), Fonte Nuova (RM) e ONLINE