E poi ci sono loro, quelli che “Io so’ IO e voi non siete un …”
Lavorano solo loro! Studiano solo loro, si laureano solo loro. Soffrono solo loro, vivono solo loro, muoiono solo loro.
Ecco l’egocentrico puro, quello radicale, che non si lascia intaccare da nessun tipo di empatia nei confronti di ciò che gravita oltre quei dieci centimetri di atmosfera che lo avvolge come l’aura di un santo martire in un dipinto antico.
L’egocentrico puro, quasi definibile come “eliocentrico” in quanto individua intorno a se stesso una sorta di sistema solare di satelliti, oppure come “teocentrico”, ovviamente ritenendo che nella parola Dio ci sia una “D” di troppo, presenta il vantaggio di essere facilmente riconoscibile. Particolare non di poco conto perché permette di girargli alla larga prima di entrare nel suo raggio di attrazione fatale.
C’è poi l’egocentrico “allargato”, pericolosissimo in quanto se possibile ancor più scassa marroni del primo, ovvero colui che estende la visuale al ristretto nucleo con il quale fa mondo a parte: soffrono solo i suoi familiari, invecchiano solo i suoi genitori, nascono solo i suoi figli, che sono pure gli unici ad andare a scuola, a fare le malattie d’obbligo, a crescere, svilupparsi, sposarsi …
Per cui, per un’inevitabile concatenazione di eventi, avrà nipoti solo lui, i quali ovviamente faranno le cacche più grandi del mondo, i ruttini più roboanti, metteranno il triplo dei dentini degli altri bambini. Insomma, saranno nipotini sono i loro nipotini!
Entrambe le categorie di egocentrici si caratterizzano per altre due peculiarità irrinunciabili e condivise:
- sanno tutto loro;
- se ne fregano completamente degli altri. Sì, sono onniscienti: sanno se è nato prima l’uovo o la gallina, sanno come funzionano i “poteri forti” del mondo, se e chi è arrivato effettivamente sulla Luna, sanno di medicina più dei medici, di scienza più degli scienziati, di politica, di economia. Di psicologia più degli psicologi! Sanno i finali di tutti i film e sanno pure che tempo farà domani.
Magari non dicono nulla, perché non sempre concedono di mescolarsi al resto dei comuni mortali, di condividere con essi la loro immensa sapienza, però glielo si legge in faccia, in quel sorrisetto a mezz’asta, appena accennato, di superiorità, pena e anche un po’ schifo nei confronti del resto del mondo, piccolo, inutile.
Di te non gliene può fregare di meno, e non fanno il minimo sforzo per non renderlo palese.
Prova a intrometterti nel monologo (perché loro fanno solo monologhi!) con un “anch’io sono stato …”, “io invece …”, “pensa che io …” Niente! Non ti si filano neppure per sbaglio. I più raffinati neppure s’infastidiscono; si limitano a ignorarti, come se la tua voce uscisse dal corpo senza alcun suolo. Al massimo mostrano una lieve linea corrugata di fastidio sulla fronte, come se avesse ronzato, impercettibile, una zanzara.
Domande? Neanche per sbaglio, e se per caso succede, era retorica: “E tu? Cosa fai adesso?”
“Mi sono …”, niente, non ascoltano; si sono già girati dall’altra parte, guardano l’orologio o fanno una telefonata. Non gliene frega un accidenti! Se sei fortunato rispondono con un sorrisetto distratto. Sono capaci di chiederti come sta tua madre pur essendo venuti al suo funerale e praticamente sempre si riferiscono ai componenti della tua famiglia con termini generici quali ad esempio “la tua creatura”, dando chiara dimostrazione di non ricordare non solo il nome ma neppure il sesso.
Non esisti. Per l’egocentrico non esisti. Sei semplicemente una parte del tutto che forma l’universo, che gli ruota vorticosamente attorno, provocandogli pure del fastidio, a momenti.
Hai presente quando da bambino non la smettevi di girare su te stesso malgrado di venisse quasi da vomitare? Ne ho visto uno proprio una di queste mattine di fine estate, qui a Monterotondo, mentre percorrevo la strada verso il mio studio: era abbastanza piccolo da non andare ancora a scuola, con la nonna e il nonno, e ha riso come un pazzo nel cadere con il sedere per terra.
La sensazione è più o meno quella di essere in una lavatrice in fase di centrifuga. Un perno attorno a cui tutto ruota in un vortice, in cui tutto il resto del mondo si traduce in calzini e mutande spiaccicati sullo sfondo.
E se pigiassi il pulsante stop? La potenza centrifuga s’indebolirebbe fino a fermarsi, e calzini e mutande ripiomberebbero al centro, spiaccicandosi umidicci sul povero egocentrico inerme, basito e pure un po’ offeso.
Non diteglielo, tanto non vi ascolterebbe, oppure si metterebbe a ridere, e comunque non lo accetterebbe, ma l’egocentrismo è la più palese forma d’infantilismo.
Sì, l’egocentrico è essenzialmente un bambino cresciuto e viziato, che invecchia con il pollice in bocca e la lacrimuccia da capriccio perenne.
Infantile, noioso, scontato e prevedibile: come vedi non è affatto difficile da riconoscere. Meno facile è ovviamente il riconoscersi come tali. Un primo utile indizio è l’effetto centrifuga a cui prima ho accennato, ovvero un progressivo e costante allontanamento degli altri da te accompagnato da espressioni di puro fastidio, assai simile all’ascella pezzata in un metro a ferragosto. In una virtuale piramide di persone insopportabili l’egocentrico è sicuramente ai vertici, se non proprio appollaiato sulla vetta.
Se dunque ti accorgi che la gente tende a cambiare strada se ti scorge da lontano, oppure deve assolutamente rispondere al telefono quando cominci a parlare, se ti scopri a fantasticare sul tuo funerale e sull’immenso vuoto del mondo “dopo-te”, forse il problema è semplicemente l’egocentrismo.
Guarire dall’egocentrismo … Se sei un vero egocentrico ti chiederai perché. E non hai tutti i torti, perché in effetti non è una malattia. Se così fosse saremmo tutti un po’ malati, tutto sommato, perché il sentirsi al centro dell’universo è normale per la mente umana. C’è una frase molto carina, che non ricordo assolutamente chi l’abbia detta, che ipotizza una delusione cosmica il giorno in cui la scienza scoprirà qual è il centro dell’universo; miliardi di persone sconcertate dalla rivelazione di non essere loro.
Sì, siamo tutti egocentrici: “è la coscienza a renderci tutti tali”, ha detto Oscar Wilde. Semplicemente c’è chi esagera. Più dunque che progettare una cura sarebbe opportuno imparare a gestirsi per non diventare odiosi.
E poi voglio svelarvi una cosa: quando uno psicologo incontra un egocentrico può stare sicuro che non dovrà faticare a tirargli fuori le parole di bocca!
Se poi, da buon egocentrico non hai intenzione di scomodarti dal tuo regno, mi trovi pure on line.
Ti aspetto, e per il momento … buon vento, o se preferisci, buona tromba d’aria!
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM), Fonte Nuova (RM) e Online