Questione di scelte

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Scelte.

Roba da privilegiati, sempre e comunque (basti pensare che l’alternativa si chiama “obbligo”). Dal latino “ex eligere”, ovvero “preferire fra”, e scusate se è poco!

A rigor di logica l’articolo potrebbe dunque finire qua tanto è semplice e inconfutabile l’argomento. E sono pure tentato di farlo, dato che mi sto letteralmente liquefacendo malgrado gli spazzi di brezza che offre Monterotondo.

Quindi, se hai la possibilità di operare una scelta, già hai un gran c…o.

Così è, è sempre stato, ma oggi pure un pelino di più,
riferendoci al deserto dell’ambito lavorativo.

Scusate se lo ribadisco ma è una cosa da ficcarci bene in testa tutti quanti, perché da quanto vedo, pur essendo un concetto semplicissimo, troppo spesso non viene minimamente tenuto in conto, se non “a ritroso”, quando quella che in origine era una scelta, si è trasformata in un rimpianto.

Certo è che la possibilità di scegliere comporta il rischio di sbagliare. Ok, ci sta, e pure questo rischio è roba da privilegiati.

Se dunque ti sei accorto di aver preso lucciole per lanterne, come gestire la scelta sbagliata?

Una possibile risposta è: facendola diventare la scelta giusta.
Una seconda risposta è: cambiando.

Sembra banale, puerile, lapalissiano per usare quel termine un po’ grassoccio che tutti usano e pochi conoscono realmente. Ma è così.

È come quando compri un vestito e poi ti accorgi di aver fatto l’acquisto sbagliato. Beh, se hai la possibilità di fare il cambio,fallo! Perché infatti buttare via i soldi e ficcare nell’armadio qualcosa destinato solo ad occupare spazio?

Se però questa possibilità non c’è (perché non hai trovato niente che ti piaccia di più, perché l’hai comprato di getto in un negozietto di un posto in cui eri di passaggio e dove non passerai mai più, perché la commessa è stronza e non te lo lascia fare, perché già l’ai indossato e macchiato con la parmigiana di nonna …), allora adattalo al tuo corpo e ai tuoi gusti.

Non ti piace il colore? Tingilo!

 

La fantasia t’ingrassa? Dimagrisci, nella consapevolezza che non è colpa della fantasia.

È largo? Fallo stringere.

È stretto? Fallo allargare, oppure vedi il punto 2.

Malgrado tutto ciò, ti fa schifo? Regalalo, perché di sicuro a qualcuno torna utile pure, e orientati su altro, oppure rinfilati il vestito vecchio e, scusa la franchezza, non rompere.

La vita però, per quanto la metafora dell’abito possa risultare calzante e divertente, non è un brand alla moda e le opportunità non sono magliette o scarpe da infilare nel sacco della roba che non piace più. E non esiste neppure l’eventualità che possa trattarsi di ghiribizzi di qualche stilista avveniristico (oppure ‘mbriaco, e pure “frascico” come si dice dalle mie parti!).

La vita normale, quella che inizia al mattino più o meno appena passata l’alba e finisce dopo che le galline sono andate a dormire, con al massimo qualche strascico di movida notturna, quella che ha come chiodo fisso il mettere assieme il pranzo con la cena, il dare un futuro ai figli e garantirlo anche a se stessi, richiede una capacità di adattamento e superamento degli ostacoli che al momento mi pare appannaggio delle zanzare e di altre specie viventi comunque elementari e, guarda caso, particolarmente rompicogl–ni!

Fra le peculiarità della capacità di adattamento rientra anche il saper gestire una scelta che si è rivelata sbagliata senza recitare la litania del mea culpa o sciogliersi nel rimpianto.

Ribattendo dunque il martello su questi due chiodi fissi:

1 – se hai la possibilità di scegliere parti già da un gradino su cui non tutti possono salire;
2 – nulla è irrimediabile;
vediamo insieme se c’è un qualche margine di possibilità di imbroccare in partenza la scelta giusta.

Innanzitutto dovremmo chiarire che il concetto di giusto è molto variabile e mutevole; ciò che appare giusto oggi non è detto che lo sia pure domani, oppure semplicemente cambiando le circostanze, i luoghi, le persone che ci circondano.

“Non c’è realtà permanente ad eccezione della realtà del cambiamento; la permanenza è un’illusione dei sensi”, l’ha detto Eraclito, e ha pure aggiunto “Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo”.

Capita ad esempio non di rado di vedere persone che hanno fatto scelte di vita, di lavoro e di studio anche drastiche per seguire l’amore. Parlo della rinuncia a un incarico di rilievo che comporti un trasferimento, oppure di una passione sfrenata. Poi l’amore scompare, finisce, non necessariamente per colpa dell’altro, e ci si ritrova ad avere fra le mani solo i rami di quella radice che un giorno fu una scelta.

La regola è dunque non guardarsi indietro, ma soprattutto evitare recriminazioni e rimpianti.

Probabilmente quella scelta ti si è plasmata addosso, è diventata pelle, ha colonizzato la tua persona e la tua vita. Hai presente la pallina che rotola lungo un pendio innevato nei cartoni animati accrescendo di strato in strato? Ecco, più o meno è la stessa cosa: su quella scelta si sono appiccicate e plasmate molte cose, e quindi essa ormai è soltanto un nucleo, un nocciolo interno. Anche le perle nascono così, ricordalo.

 

 

Un’altra ottima regola sarebbe dare il giusto valore a un concetto troppo spesso ridicolizzato e schifato, sul quale in un prossimo articolo sarà il caso di tornare: l’ottimismo! Sì, proprio la storia del bicchiere mezzo pieno. Andiamo pure oltre: anche se è pieno solo per un terzo, è in quel terzo di acqua la possibilità di dissetarsi.

Da ultimo ci tengo a introdurre quello che ritengo essere un grandissimo indizio d’intelligenza e un segreto di successo: la capacità di cambiare idea.

Quindi, per riassumere, a fronte di una scelta sbagliata si può imparare a conviverci, facendola diventare il più possibile giusta, oppure si può ancora provare a cambiarla, se possibile, esattamente come l’abito comprato di fretta.

Ecco perché il vento è tanto importante, ed ecco perché concludo
sempre augurandovi, e augurandomi, che sia buono. Dice un proverbio cinese:

Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento” Tu hai scelto cosa costruire?
E se scegliere ti comporta comunque problemi, che ne dici di parlarne con il sottoscritto? Buon vento, o forse preferite “buon ventilatore!”?

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM), Fonte Nuova (RM) e Online