Mi si è rotto il telefono. Cosa faccio?
Ho mal di denti.
A chi mi rivolgo?
Si è scaricata la batteria dell’auto. Da chi vado?
No, tranquilli, non sono perseguitato dalla sfiga. Il mio telefono funziona, la batteria pure, la mia dentatura è sana e sta che è una bellezza.
Semplicemente voglio stimolare una considerazione partendo dalla risposta a quelle che sembrano essere domande ovvie.
Se si rompe il telefono lo porto da un tecnico; se ho mal di denti vado dal dentista; se devo sostituire la batteria dell’auto vado dal meccanico. Non mi passa neppure dall’anticamera del cervello di rivolgermi invece al vicino di casa, a mia zia piuttosto che al pizzicagnolo. Di più! Se costoro, vicino, zia e pizzicagnolo, si scomodassero a offrirmi il loro “aiuto”, lo rifiuterei, con educazione ma senza troppi complimenti.
Ho scoperto l’acqua calda? Forse, però ringraziamo il cielo che qualcuno l’ha scoperta perché la doccia fredda è un autentico schifo, specie d’inverno.
E ora la Domanda con la D maiuscola:
Perché se il problema è invece nella mente, con te stesso, le provi tutte invece che affidarti, come sarebbe logico, a uno psicologo?
C’è chi si rivolge all’amico, chi a un familiare, chi al buio e al silenzio, chi tace, chi si isola, chi blatera troppo, chi si dispera, chi prende a pugni il muro e chi la propria anima. Tutti intorno hanno comunque sempre qualcosa da dire, da consigliare, da sentenziare.
Qualche giorno fa mi ho avuto sul serio un guasto a un pc. Non funzionava la fotocamera. Ho aperto internet e cercato “Tecnici computer a Monterotondo”. Ne ho scelto uno che sapevo essere in gamba e affidabile, l’ho chiamato, è venuto a ritirarlo, l’ha sistemato e me l’ha riportato. La fotocamera ora funziona.
In questi stessi giorni, sempre a Monterotondo, poco distante da me, una giovane coppia è in crisi. Lui è nervoso, preoccupato per l’andamento del lavoro, comincia a non sopportare più il lockdown, la convivenza forzata alla quale non è abituato, la mancanza dello sport nel fine settimana; lei è stanca, ha il doppio da fare perché sono tutti in casa per ventiquattro ore su ventiquattro, i bambini litigano mentre svolge il suo lavoro da remoto, i fornelli e la lavatrice sono sempre in azione.
Lui durante una telefonata con un collega si sfoga: “Mia moglie è una stronza. È sciatta, neppure vuole più darmela!”
L’amico risponde che pure la sua è insopportabile, che le donne sono così, che pensano solo ai figli e dei mariti se ne fottono. Poi è la volta della madre, che ribadisce che lei l’aveva capito subito che “quella” non faceva per il suo pargolo; infine la voce dell’amico, quello che conosce entrambi sin dai tempi del liceo, che lo invita alla pazienza, magari a essere un po’ più gentile e comprensivo. “Già, ma quanto lo è lei con me?”
Anche lei a sua volta si sbottona con sua madre, con una collega, con l’amica; persino con la commessa del supermercato che le chiede “Come va? La vedo un po’ tirata da qualche giorno”.
“Forse ha un’altra”, insinua l’una; “Hai controllato il cellulare?”, insiste l’altra; “Quanto tempo resta chiuso in bagno?”.
E il sospetto cresce, e con esso la rabbia, l’astio, il tormento. Di notte non dorme. Anche lui non dorme.
Intanto il tempo passa e si allontanano, malgrado la vicinanza. Stanno separati di un metro persino quando fanno l’amore, usando solo le parti inferiori dei loro corpi. Poi si girano schiena contro schiena, e si tormentano in silenzio, scavando due buchi nelle loro anime che viaggiano paralleli senza potersi incontrare mai.
In un pugno di metri quadri si apre una voragine.
Da quella che sarebbe una normalissima tensione figlia di una situazione eccezionale e del tutto straordinaria, nasce il problema, cresce e diventa danno.
Eppure resta ancora così difficile ammettere la necessità di rivolgersi a un professionista della mente! Perché?
Un sondaggio dell’Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) ha rivelato solo il 30% degli italiani ritiene di rivolgersi a uno psicologo con serenità.
Pregiudizio?
Beh, basti elencare le più comuni motivazioni per farsi un’idea:
- io non sono matto
- io non sono debole
- io posso farcela da solo
- non voglio manomissioni nella mia mente
- non voglio dire i fatti miei a un estraneo
- tanto poi va a finire che è colpa dei miei genitori
- come si possono risolvere le cose solo parlando?
- sono fatti miei
- è semplicemente il mio carattere
- posso benissimo parlare con un amico
- la psicoterapia dura anni
- costa un botto
- non risolve niente e ti prendono pure per fuori di testa
- e se poi si viene a sapere?
- mi vergogno, non potrei mai aprirmiCominciamo con il puntualizzare che la cosiddetta “pazzia” spesso non è altro che un banale e ottuso modo di stigmatizzare persone che portano e sopportano gravi sofferenze e hanno il coraggio di ammetterlo e uscire allo scoperto.Ciò detto, non è affatto necessaria una grave situazione psichiatrica per rivolgersi a uno psicologo. Ogni sfaccettatura della propria mente richiede invece attenzione e dialogo. Sarebbe quindi buona norma rivolgersi a un professionista con regolarità, anche in assenza di sintomi di una certa rilevanza, a scopo preventivo e di semplice attenzione al proprio benessere interiore.Insomma, per andare da un nutrizionista non è condizione indispensabile soffrire di disturbi alimentari; basta invece essere attenti alla propria alimentazione per vivere sani e leggeri.
Quanto a durata e costi, anch’essi rispondono ad arcaici e superati stereotipi. Ora ascolta.
In questo lungo periodo di emergenza sanitaria, abbiamo imparato a gestire al meglio la tecnologia, a renderla mezzo di lavoro, istruzione, svago. Facciamo on line qualsiasi cosa e non solo noi, comuni e miseri mortali, nel nostro piccolo; i più grandi poteri del pianeta stanno decidendo e agendo “on line”.
Questo tipo di approccio offre, a scapito comunque del contatto diretto (che ha e conserverà sempre la sua enorme potenzialità), dei grandi vantaggi, fra i quali c’è pure il rendere onore alla nostra innata pigrizia.
Chiedere dunque un incontro in remoto è sostanzialmente più semplice, apparentemente meno impegnativo pur mantenendo la medesima efficacia.
Perché dunque non provare?
L’imput può arrivare da qualsiasi pensiero
che ti attraversa la mente: la
preoccupazione per il lavoro, il desiderio
di stare meglio, la difficoltà a capire o
accettare qualcosa o qualcuno, il timore di
fallire, la voglia di liberarsi da catene di cui si è persa la chiave.
Lo psicologo e lo psicoterapeuta non danno i consigli di un amico, di un parente; lo psicologo e lo psicoterapeuta non si fanno i fatti tuoi; non si stupiscono e non si scandalizzano di nulla; non diffondono i segreti della tua vita; lo psicologo e lo psicoterapeuta non partono da pregiudizio alcuno su di te, sulla tua famiglia, sulla tua infanzia; lo psicologo e lo psicoterapeuta non agiscono per coinvolgimento emotivo.
Siamo semplicemente, come dice il nome stesso, professionisti della psiche, che per il solo fatto di non avere una materialità non è meno importante di un ginocchio, del pancreas, piuttosto che del tuo prezioso smartphone rotto. Lo psicologo ha studiato duramente e a lungo per esserlo, e il suo studio non cessa mai, fino almeno a quando eserciterà la sua professione, e anche oltre.
Mettersi in discussione partendo da una “discussione” (scusate il bisticcio linguistico) sulle proprie certezze, per scoprire che probabilmente non sono affatto tali. Si chiama crescita interiore ed è il più grande regalo che tu possa farti.
Provare per credere.
Questi i miei contatti, per un colloquio on line, ovunque tu sia, oppure di persona, a Monterotondo, appena sarà possibile farlo con sicurezza e tranquillità.
Buon vento 😉