Mi sono svegliato con un motivetto in mente …
Ormai lo avrete capito che mi piace parecchio ricorrere alla musica per esporre concetti; la musica del resto, e la canzone in particolare, fanno un po’ da colonna sonora della nostra vita, più o meno consapevolmente.
Aggiungo poi che ne ricavo come un’impressione di leggerezza, quasi affrontassimo i nostri problemi sotto a una doccia, che in fondo è lo scopo di questi miei articoli, che non vogliono avere alcuna impronta scientifica ma si pongono piuttosto come un semplice dialogo, spero divertente e liberatorio.
Tornando al motivetto, esso è uno di quelli universalmente conosciuti. Magari i più giovani non lo riconducono immediatamente alla sua interprete, e neppure ne conoscono le parole; altri invece non hanno neppure fatto caso al testo, per distrazione o solo in quanto non conoscono la lingua. Eppure tutti lo hanno sentito, e canticchiato magari fra i denti, ne sono certo.
Si tratta dell’intramontabile Je ne regrette rien di Edith Piaf, meglio noto come Rien de rien, ricantato, rivisitato, ristrimpellato e rifischiettato in tutto il mondo dal lontano 1956, e qualcosa mi dice che ci accompagnerà ancora a lungo.
Proprio non lo ricordi? Non ci credo, comunque ecco il link su cui ascoltarlo.
Sarei pronto a giurare che in questo preciso momento stai esclamando: “Ah, sì! Quello! Noooooo … rien de rieeeen … nooooooooo … làlàlàlàlà …”
Bene, confidando sul fatto che tu sia totalmente digiuno di francese, eccoti il testo con la relativa traduzione.
Bene, a questo punto potrei anche dire che il mio compito odierno è esaurito e ritirarmi lasciandoti a meditare; anzi, ti dirò, nulla vieta che tu stoppi un attimo la lettura e vada a canticchiarti la melodia sotto un bel getto di acqua calda. Tanto non scappo, … e neppure tu scapperai dalle tue stesse riflessioni.
…
Eccoci qua, entrambi rilassati e carichi.
Di cosa parla questa canzone divenuta inno ufficiale della Legione Straniera? Scusa se apro una piccola parentesi, ma sono sicuro che la curiosità ti sta divorando, se per caso non conoscevi questo particolare, e la curiosità è sempre un ottimo inizio e in quanto tale va onorata. Fu la stessa Edith a dedicare il brano a questo glorioso corpo francese: era il 1961, tempo della guerra d’Algeria e i militari, arrestati, processati e poi riassegnati ad altri corpi a seguito del golpe contro il governo civile algerino, la cantarono a una sola voce all’uscita dalle caserme, facendola diventare la loro bandiera.
Di che cosa parla dunque?
Dell’assurdità del rimpianto.
Mai sentimento fu più inutile, e la canzone ben lo spiega. Dolori subiti, amori perduti, occasioni perse, … non sono nulla. Cenere, polvere che si dissolve con un solo soffio, fantasmi che tentano di rincorrere il presente. il rimpianto non ha senso, non porta a nulla; rischia piuttosto di trasformarsi in un tarlo che scava dentro importanti pezzi della nostra vita, indebolendoli e rendendoli brutti.
Neppure se attraverso il rimpianto si potessero cambiare le cose esso avrebbe significato. Ciò perché in fondo noi siamo fatto di errori, rinunce, delusioni, senza le quali neppure potremmo immaginare quello che oggi saremmo. Lo so, alcuni obietteranno che la loro attuale insoddisfazione deriva proprio da scelte o costrizioni del passato, ma ricorda che un solo secondo diverso nel corso della tua vita avrebbe fatto di te un estraneo rispetto a chi sei ora. E comunque, anche ammettendo la validità del “sarebbe stato meglio se …”, ciò non è formalmente possibile, e quindi resta del tutto inutile e deleterio.
Il passato è qualche cosa che ci sta sulla pelle perché di esso siamo fatti, ma è nuova la pelle che ci avvolge ogni giorno, e nuova sarà quella che ci rivestirà domani. A essa dobbiamo badare, senza andare a ricercare vecchi strati morti o moribondi.
“Riparto da zero”, canta la Piaf, e a sentire questo proposito ci viene un po’ di ansia. Pensaci però bene: anche senza una tua precisa volontà tutta la vita è basata su di una ripartenza dal punto “0”. Ogni istante è un ripartire, anche il più consueto e apparentemente ritrito.
Ricordare gli errori, gli amori, le decisioni prese … questo sì, è importante. Farsene un’ossessione, dipingerci sopra favole di vite non vissute e desiderate, è sbagliato, e alla lunga diventa un esercizio pericoloso, per la tua stabilità mentale, per la percezione del presente e per la costruzione del futuro, ma soprattutto per la tua felicità.
…
nessun rimpianto nessun rimorso
soltanto certe volte capita che
appena prima di dormire
mi sembra di sentire
il tuo ricordo che mi bussa
ma io non aprirò.
… cantava Max Pezzali. Anche se non assurgerà agli onori della storica canzone francese e forse in meno si trovano a canticchiarla senza pensieri, sicuramente anche questa canzone rappresenta una forte e sacrosanta verità.
I rimpianti bussano travestiti da ricordi; basta far finta di non essere in casa e non aprire. Prima o poi si stuferanno, come tutti i rompipalle di questo mondo, e ti lasceranno in pace.
E se così non dovesse essere … beh, allora non ti resta che la soluzione estrema, ovvero la via del sano e infallibile “vaffa” …
Per questa volta ti saluto lasciandoti un compitino per casa … rileggi il testo di Max Pezzali e trova il termine che non c’entra nulla con il nostro discorso.
Magari postalo sotto l’articolo su fb, in modo da farne nascere un confronto. Chi lo trova non vince nulla, ti avverto, e non avrà neppure diritto a uno sconto qualora decidesse di venirmi a trovare! Avrà però il privilegio di aver capito il fondamentale concetto che ho cercato di esprimere, e avrà anche indovinato l’argomento di uno dei prossimi temi che affronterò.
Ok, vi lascio, confidandovi un ulteriore trucco per liberarsi dei rimpianti travestiti da ricordi … una bella e potente raffica di vento.
Buon vento.
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
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Nessuno! … canta!