Se fossimo macchine perfette non esisterebbe.
Il tradimento in amore è infatti il trionfo dell’assurdo, l’irrazionale per eccellenza, il più illogico dei paradossi potremmo definirlo.
O si ama o non si ama. Se si ama, il tradimento non ha ragion d’essere, se non si ama, non è più tradimento ma solo la conferma della fine o del mai iniziato.
Ma noi non siamo macchine, tantomeno perfette, e l’irrazionalità, seppur con le individuali differenze, governa buona parte dei nostri comportamenti.
Quanta letteratura, quanta musica, canzoni, film … ! Il tradimento da sempre stimola l’artista quanto e forse più dell’amore, e con esso stringe un sodalizio.
“Amor che a nullo amato amar perdona”, recita il Sommo; “un sorriso, e ho visto la mia fine sul tuo viso”, canta Battisti, per essere più terra terra.
Abbiamo però chiaro che cosa significhi tradimento? “Certo che sì”, risponderai.
In realtà non ne sarei così sicuro. Etimologicamente significa “dare, consegnare” con l’accezione di “consegnare nelle mani del nemico”. Parola dal significato arcaico, se vogliamo, che evoca l’immagine di vigliaccheria, di Giuda che consegna Gesù, del figlio Bruto che cospira contro il padre, e poi inevitabilmente della guerra, laddove la disfatta arriva per mano falsamente amica e con l’inganno.
Quando però c’è di mezzo l’amore, tutto cambia e si stravolge, lo sappiamo bene. La razionalità fa a pugni con i rapporti amorosi e questo fa sì che anche il tradimento assuma contorni di ben altra natura.
Indagare sul perché si tradisce sarebbe operazione impossibile, soprattutto in un contesto come questo, e altrettanto si può dire per ciò che concerne i diversi modi di tradire: troppe varianti intervengono, legate ai singoli casi, alle singole personalità e alle circostanze.
Da parte del traditore: si tradisce per leggerezza, per noia, spesso per debolezza, talvolta per semplice sfida, infine si tradisce solo perché questo è l’inizio di una fine.
Dalla parte del tradito: c’è chi drammaticamente vive come un tradimento pure il pensiero e chi, con spirito decisamente più hippie, osserva con nonchalance persino l’evidenza di quella che definisce una scappatella, passando per chi invece preferisce sprofondare nell’occhio non vede cuore non duole.
Se vogliamo dunque circoscrivere un minimo la faccenda, di per sé dai contorni enormi, dobbiamo necessariamente chiarire che con tradimento s’intende, fra due persone che si amano, il rapporto fisico consumato con un terzo, estraneo alla coppia. Quanto poi si spinga il là la “consumazione” e quanto questa sia più o meno occasionale piuttosto che protratta nel tempo, poco cambia.
Quello su cui mi preme mettere l’accento è invece come viene vissuto il tradimento da parte di quella che potremmo definire la parte lesa, quali reazioni scateni, quanto incida sulla sua stessa vita. È inutile cercare di girarci intorno: il tradimento rappresenta un vero e proprio trauma, pesante come un macigno, che rischia di mandare a monte l’intera costruzione di una vita, non solo di coppia ma anche del singolo individuo che lo subisce, e di conseguenza, qualora vi sia, della stessa famiglia.
Ribadisco quanto già ho detto, ovvero che non si può parlare di tradimento laddove non c’è, o non c’è più, amore.
Anche nel più sbiadito dei rapporti, quello in cui il grigio non assume alcuna sfumatura, resta, seppur latente sotto un velo di indifferenza, quell’amore che un giorno aveva unito; la scoperta di qualcuno che ha preso il nostro posto, arriva come una pugnalata in piena schiena.
Si tratta di un vero e proprio dolore, fisico e mentale, che unisce in un nodo stomaco, vista, respiro, gambe e pensiero …
Subito mi sobbalza,
dentro nel petto il cuore,
e voce più non mi viene,
e mi si spezza
la lingua, e una fiamma sottile
mi corre sotto la pelle,
con gli occhi più niente vedo,
romba mi fanno
gli orecchi, sudore mi bagna,
e tremore tutta mi prende,
e più verde dell’erba divento,
e quasi mi sento,
vicina a morire.
È Saffo, la grande poetessa greca, a descrivere con la perizia del più consumato psicologo, quelli che sono o sintomi.
In verità la poesia non traccia un tradimento ma la sua anticamera, ovvero quel momento in cui il sospetto si materializza in un incrocio di sguardi e assume i contorni della certezza.
Nel tradimento ci sono almeno tre attori, ma l’amore ne comporta solo due, e quindi è inevitabile che il terzo ne resti escluso. Inevitabile ma non sempre volontario.
Vedi quanto siamo irrazionali? A soffrire nel tradimento sono praticamente sempre tanto il tradito quanto il traditore.
È difficilissimo uscire da soli dalla spirale che se ne genera: orgoglio, umiliazione, senso di colpa, vendetta, vergogna, paura, rabbia, prendono il sopravvento erigendo spesso un muro.
E allora come uscirne?
Innanzitutto cercando di capire.
È l’inizio di una fine annunciata oppure è solo una caduta accidentale?
Hai trascurato quelli che potevano essere i segnali di una vita di coppia che si ammala? La necrosi ha intaccato solo una della due parti in causa?
Quanto l’orgoglio incide nella tua ostinazione a non perdonare? Hai ben chiaro quale sia la posta in gioco?
In realtà vorrei poter dire che la parola “tradimento” deve essere sempre affiancata a “perdono”, ma non è così, e forse è giusto che non lo sia.
Vale comunque sempre la pena prendersi un buon attimo per valutarne l’opportunità.
È comunque un’operazione che richiede molta forza; una forza che spesso non si è in grado di trovare da soli. Quello che invece è necessario fare da soli è capire se si vuole realmente provare a demolire quel muro, lasciandosi alle spalle il dolore della ferita.
Spesso parlarne, liberarsi del peso, aiuta a fare luce anche sulla propria volontà, e chiarezza sui possibili scenari che si aprono oltre quel muro di rabbia, colpa e orgoglio ferito.
“Fra moglie e marito non mettere il dito”, recita un vecchio proverbio che evidentemente venne coniato senza tener conto della categoria degli psicologi, che fra l’altro sono invece straordinari a capire tramite esso dove soffi il vento. E allora …
… buon vento, che porti il sereno!
Federico Piccirilli
Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
CONSIGLI DI LETTURA
Brasseur D., “Le fedeltà”, Sonzogno