Dicesi Anginofobia…

Paura:

“il buio mi fa paura”,

“ho paura dei ragni”,

“l’aereo? No no, ho paura!”,

“è enorme questa piazza; mi mette  paura”,

“se vai così forte ho paura!”

 

Fobia:

“sono acluofobico”,

“soffro di aracnofobia”,

“vengo in treno, sono aviofobico”,

“l’agorafobia mi paralizza”,

“rallenta! Sono tachofobica.”

 

 

Noti qualche differenza?

Apparentemente no. L’impressione è che la seconda forma dia dignità scientifica alla prima; da semplice atteggiamento da “fifoni” si passa alla codifica puntuale e scientifica della patologia, in un dizionario infinito e in continua evoluzione, dove il suffisso “-fobia” può essere aggiunto a qualsivoglia sostantivo:

da Ablutofobia = paura di lavarsi,  fino a Zoofobia = paura degli animali

passando anche da Consecotaleofobia (Paura delle bacchette cinesi), Genufobia (Paura delle ginocchia), Lutrafobia (Paura delle lontre) e Socerafobia (Paura della suocera), certamente quella con maggiore diffusione e, permettetemi, dignità.

Molte sono assurde, alcune ridicole, tutte infondate (a parte quella della suocera!) e parecchie inventate.  Nel gioco pseudointellettuale di “dirlo più fico”, vi è un tranello sottile.

 

Quello che, a fatica, sto cercando di far capire è come le parole influenzino la nostra percezione delle cose: la paura rientra nell’ambito della normalità, spesso  tacciata di banalità, la fobia si circoscrive di diritto in quello della patologia, alla quale guardiamo con rispetto e curiosità. Il passo è quindi breve.

Molte volte infatti siamo noi stessi a innescare il meccanismo, coccolando le nostre normali paure, vantandocene, svestendo i panni di  semplici “fifoni” per  indossare quelli di “individui interessanti”. Alla base lo strano meccanismo mentale che si nutre della madre di tutte le paure, la paura della normalità.

 

 

Dimentichiamo che la paura è il  naturale istinto che ci permette di “portare a casa la pelle” ogni giorno: la gazzella si salva dalle fauci del  leone fino a che se la fila per tempo,  grazie alla fifa che madre natura le ha fornito assieme  a delle buone gambe.

È grazie alla paura che non ti catapulti ad attraversare mentre passa un tir a 200 all’ora, o che ti poni qualche lecito dubbio sulla stabilità di un ammasso di ferro pesante come una casa che solca il cielo.

Ed è sempre grazie a una sana paura che proteggi il tuo bambino dai pericoli.

Uno dei suoi primi istinti?  Assaggiare il mondo che lo circonda. Sei assolutamente conscio che ancora non possiede i mezzi autonomi per gestire la complessità della sua macchina perfetta, non ha denti per triturare, non percepisce la diversa dimensione degli oggetti, non ha neppure il controllo della sua stessa saliva. Ogni volta che lo vedi deglutire qualcosa che ti è sconosciuto, o che è sfuggito alla tua vigilanza, ti si ferma il cuore. Lo sanno bene tutti i pronto soccorso del mondo, alle prese con le più impensabili ingestioni e le conseguenti palpitazioni dei genitori.

Appena poi il pupo comincia a fare da sé, subentra un nuovo motivo di ansia, l’ “andare di traverso”. E sei sempre tu a sminuzzare, triturare, centrifugare,  eliminare … almeno fino a quando un bell’apparato di denti forti e sani non sarà connesso con il suo cervello.

Fino a qui … tutto normale. Questa paura non è malattia, è salute, spesso salvezza.

Ma può trasformarsi in ossessione e transitare dalla sfera dell’infanzia a quella della tua normale vita da adulto.

Si chiama Anginofobia e, come avrai capito, è un comportamento fobico-ossessivo, inesistente nella prima infanzia, che consiste nell’irrazionale paura di rimanere soffocati da qualcosa che viene ingerito: cibo, saliva, piccole particelle.

Talvolta vi è un elemento scatenante, uno shock per un episodio realmente vissuto, in prima persona o solo come osservatore, che ha lasciato il segno, ma spesso è solo la punta di una grave situazione di stress e ansia.

Inutile porre l’accento sull’irrazionalità, perché tutte le fobie sono irrazionali (sempre suocera a parte!).

Inutile far notare che abbiamo otto incisivi, quattro canini e altri otto forti molari i quali, tutti insieme, lavorano egregiamente, perché l’angiofobico ne è perfettamente consapevole. Egli si basa sul “non si sa mai!” e mette in atto una serie di strategie per così dire “preventive”:

 

  • selezione ed evitamento progressivo di alcuni alimenti ritenuti rischiosi, per tipo o dimensioni, come la frutta dura o certi formati di pasta. La tattica dell’evitamento è in realtà una mina nascosta ma innescata visto che ogni evitamento conferma nella nostra testa la pericolisità (solo presunta) della situazione e predispone a successivi evitamenti.

 

 

  • regressione a un’alimentazione quasi neonatale; il cibo viene sminuzzato, omogeneizzato, frullato. Questa seconda fase, che appare innocua, è in realtà un vaso di Pandora che si ripercuote su tutta la sfera sociale, portando fino all’isolamento. Non da trascurarsi anche le inevitabili ripercussioni sulla salute fisica e dell’apparato dentario.

Come in tutte le forme fobiche la soluzione è riconoscere e infrangere.

Riconoscere il problema, percepire quella  fessura sottile come un capello, apparentemente innocua, trascurabile, che solca la tua quotidianità, per impedire che essa diventi una crepa profonda di cui non si scorge il fondo.

 

 

Infrangere il circolo vizioso che finisce con l’imprigionarti.

 

 

 

 

 

Entrambe le cose le puoi fare assieme a me, attraverso un cammino strategico di dialogo molto più breve di quanto tu possa immaginare,  perché sarà più semplice uscirne, più veloce e più piacevole rompere la gabbia!

Non sai come iniziare? Parliamone su Skype

Fino a che il criceto gira dentro alla ruota non si accorge che gli gira la testa!

 

Oggi ho parlato di una patologia piuttosto particolare, in crescita ma comunque piuttosto specifica, ricorda però che la Terapia Breve abbraccia tutto lo spettro delle fobie, e rappresenta la più efficace ed efficienti delle soluzioni, persino con la Socerafobia!

 

Che un buon vento vi accompagni e ricordate, non abbiate paura della perfezione perché non la raggiungerete mai!

Alla prossima!

Letture Consigliate:

Nardone, G.
La terapia degli attacchi di panico

 

Nardone, G.
Paura, panico, fobie

 

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